Un debuttante al Conclave: “Guarderò il Cupolone per sentire Dio più vicino”

Il cardinale Montenegro, 78 anni, alla prima esperienza: ma sono sereno. “Ho due o tre candidati sott’occhio, non importa che venga eletto un italiano”

Mag 7, 2025 - 04:59
 0
Un debuttante al Conclave: “Guarderò il Cupolone per sentire Dio più vicino”

Città del Vaticano, 7 maggio 2025 – Non ha riti scaramantici, né amuleti. Anche “i libri da portare devo ancora sceglierli e anzi non so nemmeno se potrò tenerli con me”. I dubbi sono quelli di un novellino del Conclave, ma ciò che farà prima di entrare a Santa Marta e chiudersi alle influenze esterne, il cardinale Francesco Montenegro, 78 anni, arcivescovo emerito di Agrigento, non se lo fa chiedere due volte. “Alzerò gli occhi sul Cupolone di San Pietro – risponde – per sentire il Cielo più vicino”.

Questa sarà la sua prima volta da elettore in Cappella Sistina, ha un po’ di paura?

“Per me sarà tutto nuovo, ma ho la serenità di chi sa di fare il suo dovere. Farò la mia parte”.

Le Congregazioni generali si sono chiuse: è stato duro il confronto?

“Scontri non ce ne sono stati. Si è privilegiato il dialogo, ognuno ha detto la sua, con la propria testa e il suo cuore. La priorità comune è stata la ricerca del bene della Chiesa”.

Voi italiani siete diciannove, vi conoscete bene fra di voi?

“Più o meno, perché siamo un po’ sparpagliati. Ci sono stati momenti d’incontro in questi anni, certo, però la confidenza non è uguale con tutti”.

Ce la farete a fare eleggere un Pontefice italiano?

“Non importa da dove viene il nuovo Papa. Ciò che conta è che sia quello giusto. Noi italiani non siamo una squadra di calcio”.

Vero che lei è tifoso...

“Sì, interista, anche se per la verità non seguo più tanto le partite”.

Le manca la sua Vespa?

“E come no... Purtroppo adesso non ci vado quasi più. L’ho lasciata ad Agrigento. Prima mi sono trasferito a Roma, poi a Piana degli Albanesi. Le strade della Capitale sono poco raccomandabili per i vecchietti come me”.

Dall’Inter all’internazionalizzazione del Conclave, con 71 Paesi rappresentati: un limite o una risorsa?

“Siamo in tanti, non ci si conosce tutti, ma credo che questo aspetto lo si sia vissuto sempre. Ora si è accentuato solo per via del numero degli elettori, ben 133. Tuttavia è questa la condizione, perché si faccia strada la fantasia della carità di cui parlava Francesco. Altrimenti saremmo tutti un’unica classe monolitica”.

Chi non entrerà in Conclave, visto che ha rinunciato, sarà il cardinale Angelo Becciu, condannato dal Vaticano in primo grado per l’affaire Sloane Avenue...

“Tale vicenda ha prodotto una certa sofferenza. È normale allorquando un uomo si trova davanti a un bivio così delicato. Pure chi non è in confidenza con lui ne risente. C’è sempre la sofferenza di un uomo da rispettare”.

Sarà un Conclave breve oppure lungo, come si mormora?

“Non ne ho idea, mi manca anche l’esperienza. Comunque, se durerà più di due o tre giorni, non credo sarà una tragedia”.

Quali devono essere le priorità per il successore di Francesco?

“I problemi sociali hanno una loro rilevanza, poi l’immagine di una Chiesa che sia viva, bella e madre di tutti”.

Ha un candidato?

“Ne ho due o tre sott’occhio”.

A chi dice che la sinodalità ha fatto il suo tempo che cosa risponde?

“Non credo sia vero, è questa forma di essere Chiesa che dobbiamo andare sempre più a scoprire. La sinodalità non è solo per noi che portiamo la tonaca”.

L’apertura ai laici è stata un bel passo?

“Quello sì”.

Qual è il suo ultimo pensiero prima di entrare in Conclave?

“La gioia e la speranza di una Chiesa in cammino. Non può fermarsi”.