Un altro assist di Fumarola (Cisl) alla Confindustria e a Meloni: “Non andate a votare ai referendum”
Assist del sindacato Cisl al governo di destra di Giorgia Meloni e a Confindustria. Non il primo, peraltro. In un’intervista al Corriere della Sera, la segretaria Daniela Fumarola invita a non andare a votare al referendum dell’8 e 9 giugno (quattro quesiti su cinque riguardano il lavoro) promosso dagli altri sindacati. Si allinea così a […] L'articolo Un altro assist di Fumarola (Cisl) alla Confindustria e a Meloni: “Non andate a votare ai referendum” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Assist del sindacato Cisl al governo di destra di Giorgia Meloni e a Confindustria. Non il primo, peraltro. In un’intervista al Corriere della Sera, la segretaria Daniela Fumarola invita a non andare a votare al referendum dell’8 e 9 giugno (quattro quesiti su cinque riguardano il lavoro) promosso dagli altri sindacati. Si allinea così a quanto affermato dal presidente del Senato Ignazio La Russa. Curioso che la seconda carica dello Stato si esprima contro una consultazione elettorale, ancora di più che lo faccia la leader di uno dei principali sindacati italiani.
Legittima, naturalmente, la contrarietà alle proposte dei quesiti. Tuttavia la corretta indicazione sarebbe quella di votare no, non quella di puntare al mancato raggiungimento del quorum, screditando il principale strumento di democrazia diretta, previsto dalla Costituzione. Fumarola si giustifica affermando: “No, ritengo che lo strumento dei referendum non sia adeguato a risolvere i problemi del lavoro”.
Su cosa Fumarola invoca l’astensione? Il primo quesito riguarda il ripristino dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, fortemente ridimensionato dal Jobs Act di Matteo Renzi. Una riforma che ha introdotto più precarietà ma non ha avuto particolari impatti sul livello di occupazione né sui salari italiani che rimangono tra i più bassi d’Europa.
Nella sua formulazione originaria, l’articolo contemplava il reintegro del lavoratore nel suo posto in caso di licenziamento illegittimo. Ora, con le riforme di Renzi, la possibilità del reintegro riguarda solo rarissime fattispecie, in tutti gli altri casi l’illegittimità da diritto soltanto ad un risarcimento economico. Il secondo quesito chiede che di eliminare il tetto massimo all’indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di 15 dipendenti, consentendo al giudice di determinare l’importo senza limiti predefiniti .
Il terzo chiede di abrogazione di alcune norme contenute nel Decreto Legislativo 15 giugno 2015, n. 81, che regolano la possibilità di instaurare contratti a tempo determinato e le condizioni per le proroghe e i rinnovi. Quindi punta a limitare i contratti precari. Tutti interventi che, in linea di massima, rafforzano i diritti dei lavoratori. Ma per la Cisl non è così. “Con questi referendum si continua a guardare al futuro con lo specchietto retrovisore, ma il mondo del lavoro è cambiato e servono tutele nuove”, dice Fumarola.
La segretaria della Cisl dice “astensione” anche per una normativa più severa in fatto di infortuni sul lavoro. Il quarto quesito chiede infatti “l’abrogazione della norma che esclude la responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore, per gli infortuni sul lavoro derivanti da rischi specifici dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici”. Ma per Fumarola “il tema va affrontato in modo diverso”.
Infine la richiesta di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza in Italia dei lavoratori extracomunitari (spesso i più sfruttati ed esposti ad abusi e precarietà) per fare domanda di cittadinanza. Anche qui, per Fumarola, “il referendum non è lo strumento giusto”. Un disco rotto.
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