Ultimo giorno di Gaza: esprimere ripugnanza per quell’inferno non è solo un dovere, ma pure un diritto

di Susanna Stacchini “Ultimo giorno di Gaza” è un’iniziativa alla quale tutti dovremmo voler aderire. Un’adesione massiccia sarebbe una spina nel fianco per tutti quei potenti che, pur potendo, non alzano un dito, né proferiscono parola, per pretendere e ottenere il cessate il fuoco immediato a Gaza. Il potere diventa ipertrofico oltremisura, fino a sfociare […] L'articolo Ultimo giorno di Gaza: esprimere ripugnanza per quell’inferno non è solo un dovere, ma pure un diritto proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 9, 2025 - 17:14
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Ultimo giorno di Gaza: esprimere ripugnanza per quell’inferno non è solo un dovere, ma pure un diritto

di Susanna Stacchini

“Ultimo giorno di Gaza” è un’iniziativa alla quale tutti dovremmo voler aderire. Un’adesione massiccia sarebbe una spina nel fianco per tutti quei potenti che, pur potendo, non alzano un dito, né proferiscono parola, per pretendere e ottenere il cessate il fuoco immediato a Gaza. Il potere diventa ipertrofico oltremisura, fino a sfociare in autoritarismo, solo quando il popolo è sopito e inconsapevole. Un popolo disinformato è meglio gestibile, non crea imbarazzo a chi, nei palazzi del potere, pianifica orrori di ogni tipo, come lo sterminio del popolo palestinese.

Ma nonostante censure più o meno esplicite, un pertugio si è aperto e la consapevolezza su ciò che è successo e succede a Gaza si sta facendo strada. E la giornata di oggi ne è la dimostrazione. Esprimere ripugnanza per l’inferno di Gaza non è solo un dovere, è pure un diritto. Il diritto cioè di manifestare dissenso verso tutti quei governanti che, a vari livelli, permettono che venga portato a termine un progetto tanto criminale. Radere al suolo Gaza, sterminare i gazawi e deportare, dove non si sa, nessuno li vuole, i pochi che rimarranno. A Gaza non entrano aiuti umanitari, farmaci, presidi sanitari, generi alimentari. A Gaza si muore sotto le bombe, di fame, di sete, di stenti. A Gaza si mangiano le poche erbe che ancora crescono qua e là. Insomma, si tratta di gente ridotta a brucare, sotto gli occhi indifferente del mondo.

A Gaza qualunque malattia è mortale, anche la più banale. Le donne di Gaza muoiono di parto, muoiono a seguito di aborti spontanei o indotti, evidentemente nel peggiore dei modi. Pure una gravidanza per loro è spesso letale. I bambini cominciano a morire nel tentativo di nascere e moltissimi di quelli che riescono a venire al mondo sono condannati a sofferenze inaudite, per poi morire comunque, magari affamati e assetati. A Gaza si bombardano ospedali, autoambulanza, scuole, centri per sfollati. Si attaccano persone disperate in fuga da un luogo non più sicuro, volontari, giornalisti. Ai gazawi, grazie anche all’indulgenza di noi occidentali, è stata tolta qualunque forma di dignità. Ai piccoli gazawi è stata negata l’infanzia, la spensieratezza, la possibilità di sognare, di ridere, di giocare. A loro e ai più grandi, abbiamo usurpato il diritto allo studio, il diritto a una vita di relazione, il diritto a vivere in salute e a curarsi in caso di bisogno.

Ecco, spetta a noi democratici occidentali dare voce a questa gente, sui social, scendendo in piazza, nei bar, nei luoghi di lavoro, per strada, ovunque ci siano altre persone da sensibilizzare a loro volta. Solo così potremo scuotere le coscienze di chi governa, impedendo che continuino a ritenersi assolti, semplicemente perché il lavoro sporco lo hanno fatto e lo fanno altri. E pensare che è ladro chi ruba, chi regge il sacco e chi fa il palo.

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