Trump non ingannerà l’Europa (come ha fatto Biden). Parola del Wall Street Journal
Cosa ha scritto Joseph Sternberg, editorialista del Wall Street Journal, sulle politiche di Donald Trump e le implicazioni per l'Europa.

Cosa ha scritto Joseph Sternberg, editorialista del Wall Street Journal, sulle politiche di Donald Trump e le implicazioni per l’Europa.
Da alcune settimane la lettura dei più importanti quotidiani USA è un esercizio molto interessante ed istruttivo. Quasi sempre poco teneri con Donald Trump (Washington Post soprattutto), ma sulla base di analisi approfondite e valutazioni supportate da fatti. Insomma un altro livello rispetto a tanta sciatta partigianeria che ci capita di leggere sulla stampa nazionale.
Tra i tanti preziosi contributi, lo scorso 24 gennaio avevamo trovato molto centrato e lungimirante quello di Joseph Sternberg, autorevole opinionista del Wall Street Journal e lo avevamo messo da parte, con la quasi certezza che sarebbe invecchiato molto bene e ci sarebbe tornato ripetutamente utile.
Alla luce di quanto accaduto nello studio ovale della Casa Bianca venerdì pomeriggio, non ci eravamo sbagliati.
Infatti, in quell’articolo (“Trump offre ai leader europei una scusa per abbandonare politiche dannose”) – solo pochi giorni dopo il giuramento di Trump alla Casa Bianca e la raffica di ordini esecutivi pubblicati nei giorni successivi – l’autore suggeriva ai leader europei di trasformare una minaccia in un’opportunità.
È vero che la quaterna di decisioni (ritiro dagli accordi di Parigi sul clima, marcia indietro sull’obbligatoria adozione delle auto elettriche, rilancio della produzione di energia da fonti fossili e ritiro dall’accordo Ocse sulla tassazione globale delle grandi società) hanno costituito un plateale affronto a tutti i principali totem che i leader europei avevano adorato negli ultimi anni. Quasi alla stregua di una religione, sostiene testualmente Sternberg. Ma è altrettanto vero che le decisioni di Trump sgombrano il campo da un enorme equivoco: Biden stava mentendo agli europei. Un affronto ancora più grande di quello che gli europei oggi ritengono di aver ricevuto da Trump. Biden ha mentito perché internamente non aveva il benché minino appoggio politico nel Congresso e nell’opinione pubblica su nessuno di quei dossier.
Tuttavia, nel perseguire quelle politiche disastrose, gli europei si sentivano spalleggiati dall’approvazione dell’amministrazione Biden che invece li stava ingannando. Una sequenza di obblighi legati al cambiamento climatico, sussidi, regime impositivo mondiale che avevano un minimo di senso se, e solo se, anche gli Usa avessero perseguito gli stessi obiettivi. In questo senso, i politici europei, forti del consenso americano su quei temi, hanno avuto anche gioco facile per imporli sul fronte interno. Infatti, chi si sarebbe mai azzardato a contestare delle politiche condivise anche oltreoceano?
Simmetricamente, sostiene Sternberg, oggi invece Trump offre una comoda rampa di uscita da una strada a senso unico su cui rischiano di restare soli. Dichiarando ad alta voce il pensiero della nuova amministrazione insediata a Washington, egli ha messo da parte le bugie e sta dicendo la verità. Offrendo così la possibilità ai decisori politici europei di cambiare strada, con la semplice giustificazione della necessità di adeguarsi al cambio di politica avvenuto negli USA.
Si presenta quindi l’opportunità di sfruttare nuove leve di politica economica: abbandonare ad esempio i sussidi per la transizione energetica che si stanno rivelando un bagno di sangue per i bilanci pubblici, oppure sfruttare la leva della competizione tra regimi impositivi nazionali, o ancora sfruttare l’enorme mercato interno per le auto a combustione interna per le quali i produttori europei vantano ancora qualità e profittabilità; così come beneficiare della produzione Usa di combustibili fossili a basso costo per calmierare il mercato.
La conclusione di Sternberg è lapidaria: “gli europei potrebbero non imparare mai ad amare Trump, ma se sono intelligenti, impareranno a rispondere sì quando lui gli offre un’opportunità”.
Sternberg non poteva sapere cosa sarebbe accaduto dopo poche settimane a proposito della guerra russo-ucraina, ma il metodo che ha illustrato calza senza fare una grinza anche al tema della guerra russo-ucraina.
Gli eventi di questi giorni, soprattutto quello di venerdì, hanno dimostrato che come accaduto per i quattro temi citati all’inizio, Biden ha mentito agli europei facendogli credere che sarebbe stato possibile non solo contenere ma addirittura respingere e ribaltare l’offensiva militare russa, restituendo Crimea e il Donbass alla sovranità di Kiev. Una guerra per procura che avrebbe fiaccato Mosca sia sul piano militare che economico, attraverso le sanzioni. E gli europei si sono sentiti forti e autorizzati a credere alla guerra ad oltranza, senza peraltro correre il rischio di combatterla in prima persona.
Poi è arrivato Trump e ha fatto capire che Biden mentiva quando perseguiva quella politica. Mentiva nel senso di non essere rappresentativo della volontà del popolo americano, che infatti ha preferito Trump a Kamala Harris. Il neo presidente – forte dell’investitura democratica e dell’impegno alla cessazione delle ostilità dichiarato in campagna elettorale – ha detto loro la verità e sta facendo seguire i fatti alle parole: la guerra deve terminare alle migliori condizioni possibili, negoziando duramente, ma deve terminare.
Ora gli europei, Ue e Regno Unito in testa, sono di fronte a una scelta: capire che il vento è cambiato anche su questo fronte e sfruttare quella copertura politica offerta da Washington per allinearsi ai nuovi obiettivi Usa e fare fronte comune occidentale per negoziare al meglio con Mosca, sfruttando anche tutto il peso geopolitico americano.
Oppure fare finta di nulla e continuare, questa volta da soli senza gli USA, a gettare a oltranza nella fornace ucraina uomini e soldi, con la probabilità non nulla di dover comunque negoziare in futuro a condizioni verosimilmente peggiori di quelle attuali.
Sarebbe opportuno e conveniente rispondere sì all’offerta di Trump, perché almeno non mente.