Trump innesca una tempesta commerciale globale: dazi record su tech e import
Apple: colpiti tutti i Paesi della sua filiera globale
In un evento dal tono marcatamente elettorale tenuto nel Rose Garden della Casa Bianca, Donald Trump ha annunciato una nuova, imponente ondata di dazi sulle importazioni da oltre 60 Paesi. Agitando un tabellone con cifre giganti mosso dal vento, l'ex presidente ha presentato tariffe che vanno da un minimo del 10% a un massimo del 49% su una vasta gamma di beni. Tra i Paesi più colpiti: 34% per la Cina, 46% per il Vietnam, 20% per l'Unione Europea, 49% per la Cambogia, 26% per l'India, 36% per la Thailandia e 32% per Taiwan.
Trump non ha spiegato i criteri alla base delle aliquote, ma ha parlato di "reciprocità" e della necessità di proteggere l'industria americana. Tuttavia, economisti ed esperti di commercio internazionale hanno già bollato le misure come "miopi" e "senza logica economica", paragonandole alle politiche protezionistiche dell'epoca della Grande Depressione. Gli Stati Uniti, primo importatore mondiale con una produzione interna limitata, rischiano ora di vedere aumentare drasticamente i costi lungo tutte le catene di approvvigionamento: tecnologia, abbigliamento, alimentari, automobili e molto altro.
Tra i provvedimenti più immediati, Trump ha annunciato anche l'entrata in vigore, già da oggi 3 aprile, di un dazio del 25% sull'importazione di auto straniere. La misura colpisce direttamente un settore già sotto pressione e potrebbe avere ripercussioni dirette sia sui consumatori che su case automobilistiche estere, molte delle quali operano anche su suolo statunitense con catene produttive complesse. Il piano prevede inoltre la cancellazione dell'esenzione de minimis, che finora permetteva di importare beni sotto gli 800 dollari senza dazi. Una mossa che mette nel mirino piattaforme come Shein, Temu e Amazon Haul, che sfruttavano la norma per mantenere prezzi ultra competitivi.
LE REAZIONI INTERNAZIONALI
L'annuncio di Trump, come ampiamente ipotizzabile, ha acceso immediatamente le tensioni sul piano geopolitico, con una risposta corale delle principali potenze economiche mondiali. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha tenuto un discorso netto e articolato, che segna una svolta nei rapporti transatlantici: