Trump ci conduce a una nuova Monaco?

I timori di Paolo Mieli e Giuliano Ferrara sulle ultime mosse di Trump. I Graffi di Damato.

Feb 14, 2025 - 10:40
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Trump ci conduce a una nuova Monaco?

I timori di Paolo Mieli e Giuliano Ferrara sulle ultime mosse di Trump. I Graffi di Damato

 

Paolo Mieli e Giuliano Ferrara, scrivendone rispettivamente sul Corriere della Sera e sul Foglio, si sono forse guadagnati il diritto ad un aggiornamento del fotomontaggio nel quale Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano ha oggi accomunato come “vedove di guerra” e “atlantisti in lutto” per la sorte dell’Ucraina – da sinistra a destra – Gianni Riotta, Carlo Calenda, Vittorio Emanuele Parsi, Pina Picierno e Alan Friedman, ormai più noto forse più in Italia che nei suoi Stati Uniti. Tutti contrariati per la pace che il presidente americano Donald Trump, passando dalle parole della sua campagna elettorale ai fatti, ha deciso di trattare col presidente russo Vladimir Putin sulla testa, sostanzialmente, della stessa Ucraina e dell’Europa per chiudere una guerra che avrebbe dovuto durare tre giorni nei calcoli del Cremlino, quando fu ordinata la cosiddetta “operazione speciale” contro Kiev, ma si è trascinata per tre anni.

Per Mieli – ripeto, sul Corriere della Sera – Trump sta vendendo “l’anima” dell’Occidente, e non solo dell’Europa responsabile, dal canto suo, della propria debolezza nel fronteggiare con poca o nessuna unità davvero l’emergenza creatasi con l’invasione, dandola praticamente vinta a Putin. Che sta per portare a casa, fra l’altro, l’impegno americano a non fare entrare quel che resta o resterà dell’Ucraina nella Nato per garantirle la sopravvivenza.

Per Giuliano Ferrara non saremmo solo, a 87 anni di distanza, ad una replica della conferenza di Monaco dove francesi e inglesi alimentarono anziché ridurre il tragico appetito di Hitler, ma andiamo dritti verso “una Yalta da brividi, e senza l’Europa” per un’altra spartizione del mondo. Che finirà per estendersi anche all’Asia con la cessione di Formosa alla Cina. Mancano “antidoti”, secondo Ferrara, alla “coppia Trump-Putin”.

Al pessimismo della ragione che accomuna gramscianamente Mieli e Ferrara si oppone solo l’ottimismo della volontà, per restare a Gramsci, dei pochi che sperano o scommettono soprattutto su qualche errore di Trump e Putin, separatamente o insieme, avendo ogni negoziato sempre qualcosa di imprevisto o imprevedibile.

La politica italiana che cosa fa in questo passaggio mozzafiato, a parte la coerenza riconosciuta da Mieli al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fermo nella difesa dell’Ucraina dal primo momento? Fa il solito gioco della maggioranza e delle opposizioni entrambe divise. Ma con le opposizioni unite solo – con l’eccezione di Calenda – nella pregiudiziale ostilità, anche personale, alla premier Giorgia Meloni, presidente del coniglio, e non del Consiglio, anche su questo fronte, secondo la segretaria del Pd Elly Schlein.