Temperature troppo alte ad aprile 2025, caldo oltre i limiti dell’Accordo di Parigi
Dati Copernicus alla mano, aprile 2025 conferma un trend preoccupante. Ecco i dati sugli oceani, ghiaccio polare in ritirata e anomalie termiche diffuse in tutto il mondo

Aprile 2025 ha segnato un nuovo picco nella corsa del pianeta verso il caldo estremo. Con temperature globali tra le più alte mai registrate e oceani bollenti come non mai, i dati diffusi da Copernicus ci dicono chiaramente che non siamo di fronte a un’eccezione, ma a una nuova e tragica normalità climatica. Per il 21esimo mese su 22, la temperatura globale ha superato la soglia critica dei +1,5 °C rispetto all’epoca preindustriale, quella che i leader mondiali avevano promesso di non oltrepassare.
Ma questi numeri non sono solo statistiche: sono il segnale concreto che la crisi climatica è qui, adesso. Lo è nei ghiacci che si sciolgono, nei raccolti a rischio, nei blackout, nelle ondate di calore che mettono a dura prova le città.
Aprile 2025 un altro record: caldo globale
I nuovi dati di Copernicus mostrano un aumento anomalo della temperatura media globale. Secondo quanto si apprende, infatti, aprile 2025 è stato di 0,60 °C più caldo rispetto alla media del periodo 1991-2020. In particolare, per l’aria superficiale, la temperatura assoluta registrata è pari a 14,96 °C. In pratica, il secondo aprile più caldo mai registrato, anche se leggermente più fresco dell’aprile del 2024, con appena 0,07 °C in meno. Certo un dato difficile da percepire sulla pelle.
Quello che preoccupa, quindi, è il fatto che questo aprile sia stato il 21esimo mese di un periodo di 22 mesi in cui la temperatura media globale è stata superiore di oltre 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. In un quadro globale, solo cinque mesi sono stati superiori ai dati registrati:
- gennaio-marzo 2016;
- gennaio-febbraio 2020.
Nel report di aprile si legge che in 14 degli ultimi 22 mesi, da settembre 2023 ad aprile 2024, e da ottobre 2024 a marzo 2025, si sono registrate temperature molto superiori al limite di 1,5°C: l’intervallo è compreso tra +1,58 °C e +1,78 °C.
Considerando le variabili dei dati in merito alla temperatura, il report arriva a concludere che il dato da considerare è quello che vede almeno +0,60 °C rispetto alla media del mese di aprile tra il 1991 e il 2020, un livello raggiunto solo due volte in precedenza, ovvero nei mesi di febbraio e di marzo del 2016. Proprio per questo si parla di record di temperature, ma uno di quei record che sarebbe stato meglio non battere.
Europa sempre più calda
Calando i dati nelle realtà geografiche, le temperature dell’aria superficiale sono state generalmente superiori ai valori climatologici del periodo tra il 1991 e il 2020, ma le maggiori anomalie sono state registrate nell’Europa orientale e nella Russia occidentale.
Tra i Paesi più freddi d’Europa, anche la Norvegia ha registrato condizioni medie più calde, e il Regno Unito ha registrato il terzo aprile più caldo mai rilevato nella sua storia, con temperature massime giornaliere superiori alla media di 2,8 °C. Record personale anche per l’Irlanda, con la temperatura massima giornaliera di 25,9 °C per aprile.
Differenti, invece, le temperature in Turchia, nelle zone orientali di Bulgaria e Romania e nella penisola di Crimea. In queste zone, infatti, si sono registrate temperature più fredde della media.
Al di fuori dell’Europa, le temperature in ogni caso registrano una media più elevata, dall’Estremo Oriente russo all’Asia centro-occidentale. L’aprile più caldo di sempre è stato registrato dagli Emirati Arabi Uniti, con una media giornaliera di 42,6 °C, e dal Pakistan, che ha registrato il suo secondo aprile più caldo negli ultimi 65 anni.
Media elevata anche per la Cina, che invece conquista il record del secondo aprile più caldo dal 1961. Stati Uniti, Messico e gran parte del Canada hanno superato le loro temperature medie stagionali, mentre l’Australia presenta condizioni miste, con temperature più calde nelle regioni meridionali e più fresche nella fascia settentrionale. Il continente africano ha invece registrato temperature superiori alla media.
Preoccupano soprattutto gli aumenti di temperatura nelle regioni notoriamente più fredde, come l’Antartide che continua a registrare temperature superiori alla media. Negli scorsi hanno questo ha già comportato lo scioglimento di km di ghiacciai e l’innalzamento del mare.
Oceani bollenti
Oltre alla temperatura dell’aria, si analizza nel report anche la temperatura superficiale delle aree oceaniche. Da aprile 2023, la temperatura degli oceani è sempre rimasta superiore alla media degli anni precedenti, una tendenza confermata anche ad aprile 2025.
I dati negativi in riferimento alle temperature oceaniche mostrano un Pacifico equatoriale mai così caldo ad aprile e record in diversi altri Paesi. Nello specifico del Mediterraneo, inoltre, persiste la crisi del nostro mare, con anomalie elevate già verificate a marzo e di cui si è discusso soprattutto lo scorso anno, quando gli effetti sono stati visibili sull’impatto della pesca e sull’aumento di fauna non autoctona.
Cosa significa superare i 1,5°C
L’1,5 °C non è una soglia simbolica, ma è considerato il punto oltre il quale gli impatti climatici sulle persone, gli animali e l’ambiente, quindi sull’intero ecosistema, diventano molto gravi, sempre più frequenti e difficili da gestire.
Nel 2015, durante la COP21, furono 200 Paesi a firmare l’Accordo di Parigi con l’impegno di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C e di fare uno sforzo anche per non superare la soglia dell’1,5 °C.
Ed è stato fatto, perché secondo l’IPCC, superare tale soglia significa:
- l’aumento degli eventi estremi, come le ondate di calore, gli incendi e gli uragani;
- un ritmo maggiore di scioglimento dei ghiacciai e il conseguente innalzamento del livello del mare;
- danni sempre più gravi a ecosistemi marini e terrestri;
- maggior rischio di insicurezza alimentare e idrica per milioni di persone;
- maggior rischio di migrazioni forzate, instabilità sociale e crisi umanitarie.
Non abbiamo ancora superato l’1,5 °C su base annuale, ma secondo il report di Copernicus, 21 mesi su 22 – quindi incluso anche aprile 2025 – hanno già superato il +1,5 °C su base mensile. Significa quindi che ci stiamo pericolosamente avvicinando a quel punto di quasi non ritorno che ci eravamo imposti di non raggiungere.
Questo perché, secondo gli scienziati, quel dato è difficilmente reversibile. Una volta superati gli 1,5 °C, il passo verso i +2 °C è molto più semplice rispetto al tornare a livelli di temperatura precedenti alla crisi. Ed è più difficile per via degli sforzi economici e sociali che richiederebbe tale passo indietro, soprattutto in una situazione di permacrisi nella quale ci ritroveremmo tutti.
Cosa si può fare
Il dato è quindi preoccupante sia se si guarda alla scala globale, sia all’aumento della temperatura mensile. Infatti, non siamo ancora nella stagione estiva e già in molte città d’Italia (e non solo) si soffrono le alte temperature. Ogni anno sono centinaia le persone che rischiano la propria vita per via delle alte temperature.
Studi come quello di Copernicus servono proprio a richiamare all’azione per un taglio delle emissioni, per un maggior ruolo dell’energia rinnovabile e per l’importanza di accelerare la transizione ecologica. Molto si può fare a livello individuale, ma è vero anche che serve un’azione dall’alto per avere una risposta più veloce e concreta.