Strage di cicogne in Uganda: uccise per sopravvivere a fame e povertà
In Uganda, nella regione di Ayoreri al confine con il Kenya, la fame ha portato a una drammatica realtà: migliaia di cicogne migratorie vengono uccise ogni anno per diventare l’unica fonte di proteine per la popolazione locale. Le difficili condizioni climatiche hanno distrutto le coltivazioni, privando gli abitanti della principale risorsa economica. Siccità prolungate e...

In Uganda, nella regione di Ayoreri al confine con il Kenya, la fame ha portato a una drammatica realtà: migliaia di cicogne migratorie vengono uccise ogni anno per diventare l’unica fonte di proteine per la popolazione locale. Le difficili condizioni climatiche hanno distrutto le coltivazioni, privando gli abitanti della principale risorsa economica. Siccità prolungate e piogge improvvise hanno reso l’agricoltura insostenibile, spingendo la gente verso pratiche disperate.
Molti nel villaggio hanno dovuto abbandonare l’attività agricola, scegliendo di cacciare gli uccelli per sopravvivere. La tecnica adottata è crudele ma efficace: si utilizza un topo avvelenato, lasciato nei campi come esca. Le cicogne, attirati dal roditore, ingeriscono il veleno e, una volta indebolite, vengono catturate e uccise.
Questa pratica, oltre a essere estremamente pericolosa per l’ecosistema, è anche illegale, dato che coinvolge specie protette. Tuttavia per gli abitanti non sembra esserci alternativa: una cicogna può essere venduta per circa 2.000 scellini ugandesi, meno di un dollaro, una somma fondamentale per chi lotta quotidianamente contro la fame.
Il progetto di riforestazione
A denunciare questa situazione è Joel Cherop, agricoltore e ambientalista locale. Cherop stima che solo nel 2025 siano state abbattute circa 3.000 cicogne. Nonostante condanni la caccia, comprende il dramma umano dietro queste azioni. Il vero colpevole è il cambiamento climatico, causato in gran parte dalle emissioni di carbonio provenienti da paesi industrializzati come America, Russia e Cina.
Nel tentativo di offrire un’alternativa sostenibile, Cherop ha avviato un progetto di riforestazione, piantando migliaia di alberi da frutto nella speranza di rigenerare il suolo e creare nuove fonti di reddito. Sta anche cercando di dare lavoro ai giovani locali, pur con risorse limitate.
La situazione ad Ayoreri rimane comunque critica. Gli abitanti non uccidono per crudeltà, ma per sopravvivenza, trovandosi ogni giorno a scegliere tra la fame e la tutela della natura. In un contesto in cui il clima impazzito e la povertà si intrecciano, a farne le spese ci sono ogni anno migliaia di cicogne indifese.
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