Strage della funivia. Monte Faito, la svolta. Ci sono 4 indagati
Le accuse: disastro e omicidio colposo plurimo. Escluso per ora il vento come causa dell’incidente.

Erano attesi, sono arrivati. Dopo la strage del Giovedì Santo sul Monte Faito, la Procura di Torre Annunziata dà un colpo di acceleratore all’inchiesta sulla tragedia della funivia di Castellammare di Stabia, iscrivendo nel registro degli indagati quattro persone tra dirigenti e dipendenti dell’EAV, l’Ente Autonomo Volturno che gestisce l’impianto. I nomi sono quelli di Marco Imparato, responsabile dell’esercizio e della manutenzione della funivia; Pasquale Sposito, direttore generale; Giancarlo Gattuso e Pasquale Di Pace, anche loro dipendenti di EAV. Per i quattro, i pm ipotizzano disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, quest’ultimo reato in relazione al ferimento del giovane ingegnere Thabet Suliman, unico sopravvissuto e, attualmente, ricoverato in condizioni serie all’ospedale del Mare di Napoli. L’inchiesta, coordinata dai sostituti Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio, con il procuratore Nunzio Fragliasso e l’aggiunto Giovanni Cilenti, è ora approdata a una fase cruciale.
Domani è atteso l’esito dell’autopsia sulle vittime, ma sarà soprattutto l’analisi tecnica a tenere banco. I periti nominati da Fragliasso dovranno ricostruire con precisione le dinamiche del disastro, concentrandosi su due elementi fondamentali: il cavo d’acciaio che si è spezzato e il sistema di freni che avrebbe dovuto bloccare la cabina in caso di emergenza.
Le quattro persone morte nella tragedia sono Janan Suliman, 25 anni, farmacista arabo-israeliana e sorella di Thabet; Elaine Margaret Winn, 58 anni, cittadina britannica; suo marito Derek Winn, 65 anni; e Carmine Parlato, macchinista dell’EAV.
La domanda che tutti si pongono è semplice e drammatica: come è potuto accadere che un impianto che sarebbe stato manutenzionato meno di un anno fa e che, leggendo le carte, era perfetto, abbia causato una tale strage? Gli investigatori stanno esaminando una mole impressionante di documenti tra certificazioni di sicurezza, rapporti di manutenzione e collaudi. L’obiettivo è capire se la funivia fosse davvero in regola con gli standard di sicurezza o se, invece, ci fossero state negligenze nella gestione dell’impianto e i collaudi siano stati solo di ‘natura cartacea’. Umberto De Gregorio presidente di EAV è categorico: "Prima di inaugurare la funivia ci sono stati tre mesi di collaudi e poi i controlli sono stati ripetuti ogni mattina. Le funi sono state sottoposte a radiografia". Per il momento sembra essere stato ‘assolto’ il meteo. Difficile, secondo alcuni esperti, ritenere che la responsabilità possa essere attribuita alle raffiche di vento che Giovedì Santo non superavano i 20-30 km orari.