STEM, un mondo ancora maschile: perché le ragazze in Italia restano indietro nella scienza?
Quante ragazze in Italia intraprendono un percorso di studi basato sulle scienze? Quante acquisiscono competenze tali da poter partecipare poi alla ricerca scientifica? Poche, pochissime: nelle materie cosiddette STEM il divario di genere è ancora assai ampio, anche in Italia, e limita di fatto le opportunità di crescita professionale per le giovani donne. Nel 2023,...

Quante ragazze in Italia intraprendono un percorso di studi basato sulle scienze? Quante acquisiscono competenze tali da poter partecipare poi alla ricerca scientifica? Poche, pochissime: nelle materie cosiddette STEM il divario di genere è ancora assai ampio, anche in Italia, e limita di fatto le opportunità di crescita professionale per le giovani donne.
Nel 2023, nel nostro Paese solo il 16,8% delle donne tra i 25 e i 34 anni ha conseguito una laurea in materie STEM, a fronte del 37% degli uomini. Le disparità sono ancora più evidenti a livello territoriale: al Nord, il 17,5% delle ragazze si laurea in discipline STEM contro il 41,4% dei coetanei maschi; nel Centro, il 16,4% rispetto al 39,3%; nel Mezzogiorno, il 16% contro il 27,5%.
Leggi anche: Qual è il primo segno di civiltà? La risposta di questa antropologa ti sorprenderà (ed è ancora attualissima)
Va da sé che questa disparità si rifletta anche nel mercato del lavoro, con una minore occupazione per le donne laureate in queste aree. Tra i laureati tra i 25 e i 64 anni, il tasso di occupazione femminile in scienze e matematica è inferiore di 6,3 punti percentuali rispetto a quello maschile (80,1% contro 86,4%), mentre nelle discipline informatiche, ingegneristiche e architettoniche il divario si amplia a 9,3 punti percentuali (81,8% contro 91,1%).
Gli stereotipi di genere, ancora radicati nella nostra società, continuano a scoraggiare le ragazze dallo scegliere percorsi STEM, limitando le loro aspirazioni e opportunità future. Questo fenomeno è ancora più accentuato tra le ragazze che vivono in condizioni di povertà educativa, il che riduce ulteriormente le loro prospettive professionali. È fondamentale agire fin dai primi anni di scuola per contrastare questi pregiudizi, incoraggiare la fiducia nelle proprie capacità e rafforzare l’orientamento verso le discipline scientifiche, ha dichiarato Giorgia D’Errico, Direttrice Public Affairs di Save the Children.
Il problema parte dal basso e si radica nei primi anni di istruzione, quando le bambine ottengono risultati mediamente inferiori di 9 punti rispetto ai coetanei maschi nelle prove di matematica dopo i primi due anni di scuola, un divario che aumenta a 11 punti al termine della scuola primaria. Nella scuola secondaria di secondo grado, poi, il gap si attesta a 7 punti, salendo a 10 negli istituti tecnici.
Numeri che fanno riflettere ma che, tuttavia, si scontrano con l’effettiva realtà: le studentesse di 13-14 anni dimostrano una maggiore competenza nelle abilita digitali, superando i ragazzi di 18 punti.
Se solo si potesse dare loro una opportunità in più, quindi, mettendo a tacere tutti i pregiudizi, le giovani studentesse potrebbero avere in pugno di più e meglio la loro stessa vita.
Non vuoi perdere le nostre notizie?
- Iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite
Leggi anche:
- Sta per arrivare la Settimana nazionale dedicata alle discipline STEM, è diventata legge
- Giornata donne nella scienza: dalla plastica che si degrada al monitoraggio dei mari e dell’aria, le 3 scienziate italiane premiate per le loro invenzioni green
- Donne ingegnere: numeri in crescita, ma c’è ancora molto da fare sul gender gap salariale