“Sono realista, non ho più tanti anni davanti, poi sarà per me l’infinito, che equivale al punto zero del tempo”: Reinhold Messner racconta la vita e la montagna (di oggi)
Una nuova legge per fare il modo che gli aspiranti scalatori dell’Everest abbiano un Settemila alle spalle, almeno uno. Questo il requisito chiesto dal Nepal, qualora la legge venisse approvata, per raggiungere quella che ormai è diventata una cima battutissima: nel 2023, circa 600 persone hanno scaltato il Chomolungma (nome tibetano) e il sovraffollamento ha […] L'articolo “Sono realista, non ho più tanti anni davanti, poi sarà per me l’infinito, che equivale al punto zero del tempo”: Reinhold Messner racconta la vita e la montagna (di oggi) proviene da Il Fatto Quotidiano.

Una nuova legge per fare il modo che gli aspiranti scalatori dell’Everest abbiano un Settemila alle spalle, almeno uno. Questo il requisito chiesto dal Nepal, qualora la legge venisse approvata, per raggiungere quella che ormai è diventata una cima battutissima: nel 2023, circa 600 persone hanno scaltato il Chomolungma (nome tibetano) e il sovraffollamento ha causato lunghe code nella “zona della morte”, dove la carenza di ossigeno naturale aumenta il rischio di incidenti. Mica solo un problema dell’Everest, quello della scalata ‘turistica’.
Ne parla Reinhold Messner a La Stampa: “È un mercato superficiale. Per questo giro il mondo per raccontare l’alpinismo classico. Oggi gli alpinisti si allenano in palestra. E l’arrampicata è diventata uno sport perfino olimpico. È bellissimo, ma è altra cosa. In Himalaya si raggiungono i campi base in elicottero. Fra poco ci saranno mille persone ai piedi dell’Everest, un campo base che appare come una cittadina. Poi ci sono situazioni a dir poco paradossali. So di una donna che ha offerto sei milioni in Nepal per avere la garanzia di arrivare sul tetto del mondo. E l’hanno esaudita”.
Il pericolo, poi, è da considerare. Da non dimenticare mai: “Esiste una tensione fra la natura umana e la natura della montagna. Ma l’alpinismo è inutile e in più facendolo si può perfino incontrare la morte. Io stesso ho fatto cose folli. Questa tensione tra noi e la montagna è anche spiritualità che mi pare affievolita. La dimensione religiosa poi non c’è più, se l’è portata con sé papa Francesco. Riguardo all’alpinismo io ho quattro concetti chiari che rispondono alle sue caratteristiche, inutile, pericoloso e assurdo. Il quarto è il racconto che per me offre il senso all’alpinismo. Io sono venuto di lì, cioè dallo storytelling, da quanto ho letto degli alpinisti delle generazioni precedenti”. Lui racconta e, dice, “lo farò finché avrò la forza necessaria. Mi guida la voglia di creatività e ho la fortuna di avere accanto una moglie che ha più creatività di me. Sono realista, non ho più tanti anni davanti, poi sarà per me l’infinito, che equivale al punto zero del tempo”.
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