«SocGen, il rilancio ha funzionato Vigilanza Bce? Serve un tagliando»

«Il piano di rilancio di Société Générale sta producendo risultati in anticipo rispetto alle previsioni e il mercato finalmente ne ha preso atto. La Vigilanza Bce? A dieci anni dalla sua costituzione, credo che sarebbe necessario fare un check-up. Riflettendo anche sugli effetti macroeconomici di un sistema bancario che comprime l’attivo di bilancio per riuscire […] L'articolo «SocGen, il rilancio ha funzionato Vigilanza Bce? Serve un tagliando» proviene da Iusletter.

Mag 15, 2025 - 19:50
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«SocGen, il rilancio ha funzionato Vigilanza Bce? Serve un tagliando»

«Il piano di rilancio di Société Générale sta producendo risultati in anticipo rispetto alle previsioni e il mercato finalmente ne ha preso atto. La Vigilanza Bce? A dieci anni dalla sua costituzione, credo che sarebbe necessario fare un check-up. Riflettendo anche sugli effetti macroeconomici di un sistema bancario che comprime l’attivo di bilancio per riuscire a distribuire il 100% degli utili agli azionisti. Con la conseguenza di ridurre il credito all’economia».

A pochi giorni dall’assemblea degli azionisti del 20 maggio di Société Générale, il presidente Lorenzo Bini Smaghi interviene sui principali temi che riguardano le banche europee. Compreso il “risiko” che, per ora, riguarda soprattutto l’Italia.

Société Générale ha recuperato redditività e in Borsa ha più che raddoppiato il suo valore negli ultimi dodici mesi. Il piano di rilancio può dirsi riuscito?

Siamo in anticipo rispetto alla tabella di marcia del nuovo piano definito con l’amministratore delegato, Slawomir Krupa, nominato due anni fa, che mira non solo a rafforzare la redditività della banca ma anche a dare maggior stabilità e prevedibilità. I risultati stanno arrivando e il mercato finalmente ne prende atto. La marcia non è però conclusa e continueremo nei prossimi mesi a lavorare in questa direzione.

Tra un anno lei lascerà la presidenza alla fine del terzo mandato e, come accade nelle public company, avete già designato il suo successore. Per quanto la riguarda, missione compiuta?

Sono molto soddisfatto del sistema di governance moderno di cui la banca si è dotata in questi anni, con un cda composto da persone di grande spessore, con 11 membri indipendenti su 15, di cui il presidente, 7 diverse nazionalità e il 40% di donne; e un segretario del consiglio indipendente. Questo ci ha permesso di avviare importanti cambiamenti e di mettere in atto piani di successione con ampio anticipo. Il mio successore tra un anno è l’attuale presidente del comitato rischi, Bill Connelly.

In Italia il settore bancario è in pieno fermento con varie Ops in corso. Che ne pensa? E il tanto auspicato riassetto cross border per creare campioni europei arriverà mai?

Le operazioni di aggregazione si svolgono per ora soprattutto all’interno dei singoli Paesi, perché sono più evidenti le sinergie, sia di costi che di ricavi. Anche se, a dire il vero, tali sinergie sono più facili da scrivere sulla carta che da realizzare poi nei fatti. Le aggregazioni bancarie sono processi delicati perché richiedono l’integrazione di componenti molto complesse, come i sistemi informatici e di gestione del rischio, ma anche della cultura d’impresa, che può essere molto diversa da banca a banca. Queste difficoltà sono in genere più facili da affrontare quando una delle due parti ha un ruolo prevalente e dispone di una forte cultura del rischio. Le aggregazioni tra pari sono tipicamente più difficili da concretizzare .

In Francia l’assetto bancario è stabile da anni. Quali sono i piani di crescita esterna di SocGen?

Il sistema bancario francese è già molto concentrato, con banche che hanno tutte importanti attività internazionali e sono presenti sul mercato dei capitali. Tuttavia, in Francia come in altri Paesi, sarebbe un errore considerare che il mercato rimarrà immobile nei prossimi anni. I comportamenti dei clienti, individuali e imprese, è in costante evoluzione, soprattutto per effetto della digitalizzazione dei processi e dell’intelligenza artificiale.

La nostra banca interamente online in Francia, Boursobank, che non ha filiali fisiche, gestisce circa otto milioni di clienti con meno di mille dipendenti, offrendo gli stessi servizi di una banca tradizionale a costi molto inferiori, con una redditività sottostante sul capitale di circa il 20%. Ha raddoppiato il numero dei clienti in circa tre anni e continua a crescere ad un ritmo di circa un milione

di clienti all’anno.

A livello regolamentare ferve il dibattito sul rinvio in Europa dell’attuazione della nuova Basilea 3 dopo gli stop di Usa e Uk. Quale è la sua valutazione?

Dopo 10 anni il sistema di regolamentazione e di vigilanza europea ha bisogno di un check-up. Non si deve solo fare il confronto con gli Usa e il Regno Unito. Si devono valutare soprattutto gli effetti sul sistema bancario europeo nel suo complesso e sull’economia reale, usando come parametro non solo la stabilità ma anche la competitività, come richiedono i rapporti Draghi e Letta. Non si tratta di de-regolamentare ma piuttosto di rendere la regolamentazione e la vigilanza più efficienti. Un tale esercizio deve essere fatto in modo trasparente, non all’interno delle torri d’avorio.

Su quali temi dovrebbe concentrarsi il tagliando alla Vigilanza Bce…

Si deve partire dalla constatazione che il sistema bancario europeo è oggi più frammentato e più ridimensionato rispetto a dieci anni fa. Bisogna capirne le cause, senza tabù. Vi sono delle responsabilità europee e delle responsabilità dei Paesi membri, che usano le maglie larghe della regolamentazione per cercare di proteggere gli operatori nazionali senza accorgersi che tale protezione alla fine li indebolisce. Come in altri settori, chi non ha la dimensione sufficiente per competere rischia di essere relegato ad un ruolo di distributore di prodotti confezionati da altri, principalmente operatori americani.

Le banche hanno aumentato la redditività ma talvolta riducendo l’attivo di bilancio. È un problema?

Credo che sia necessario riflettere sugli effetti macroeconomici di un sistema bancario che comprime i bilanci per riuscire a distribuire fino al 100% degli utili in dividendi e per generare capitale in eccesso per fare buyback di azioni. Ciò significa che il credito all’economia si riduce e viene sempre più erogato dal settore finanziario non bancario. Ma poi non è chiaro chi è responsabile dei rischi che possono emergere in quel comparto.

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