Si placa il rally, borse caute a inizio settimana
Venerdì l'S&P 500 è salito dell’1,5%, con 456 titoli in rialzo su 500: nona seduta consecutiva in positivo. Per trovare una sequenza così lunga si deve tornare al novembre 2004. Il presidente degli Stati, Donald Trump ha detto ieri sera che non ha in programma incontri questa settimana con il presidente della Cina, Xi Jinping.

La striscia positiva di rialzi della borsa degli Stati Uniti dovrebbe fermarsi oggi: i future anticipano un calo in apertura.
Venerdì l'S&P 500 è salito dell’1,5%, con 456 titoli in rialzo su 500: nona seduta consecutiva in positivo. Per trovare una sequenza così lunga si deve tornare al novembre 2004. L'indice di riferimento di Wall Street è salito del 10,2% in questo arco di tempo.
Il presidente degli Stati, Donald Trump ha detto ieri sera che non ha in programma incontri questa settimana con il presidente della Cina, Xi Jinping. Parlando con i giornalisti a bordo dell’Air One Trump ha ribadito che gli Stati Uniti stanno negoziando con vari Paesi, tra cui la Cina.
Nell’intervista andata in onda domenica all’interno del programma Meet the Press della NBC, il presidente dice di essere essere disposto a abbassare le tariffe sulla Cina, perché i dazi ora sono così alti che le due maggiori economie del mondo hanno essenzialmente smesso di fare affari l'una con l’altra. Washington ha imposto dazi fino al 145% sulle importazioni cinesi.
Pechino ha reagito con tariffe del 125% sulle importazioni americane di. "A un certo punto li abbasserò, perché altrimenti non si potrebbero mai fare affari con loro, e loro vogliono fare affari”. Trump ha anche elogiato alcune dichiarazioni rilasciate recentemente dalla Cina come "positive", pur ribadendo che qualsiasi accordo tra i due Paesi dovrà essere “equo”.
Era da cent’anni che gli Stati Uniti non avevano soglie di sbarramento alle merci in ingresso così alte, lo dice S&P Global nel report della scorsa settimana che rivede le assunzioni sulla crescita economica e sull’inflazione, delle principali aree del pianeta.
“Calcoliamo che le azioni del 2 aprile e le successive ricadute abbiano portato l'aliquota tariffaria effettiva degli Stati Uniti a circa il 24%. Ciò supera il livello delle tariffe Smoot-Hawley raggiunto alla fine degli anni '20, ampiamente considerato come un fattore che ha contribuito alla Grande Depressione. Ci stanno avvicinando al picco raggiunto sotto l'amministrazione McKinley alla fine del XIX secolo”, è scritto nella nota co firmata dal capo economista Paul F. Gruenwald.
A farne le spese non sono i paesi partner ma anche gli Stati Uniti. “Prevediamo che la crescita del PIL statunitense scenda ad appena lo 0,9% su base annua nell'ultimo trimestre del 2025. Lungo questo percorso, l'economia statunitense sarebbe molto vicina alla recessione (due trimestri consecutivi di crescita negativa sequenziale).
Secondo i nostri calcoli, nei prossimi due anni l'economia perderà circa 60 punti percentuali di crescita rispetto alle nostre previsioni di marzo, di cui circa due terzi nel 2025. L'inflazione CPI core salirà al 4,0% alla fine del 2025, mentre la misura dell'inflazione della spesa per consumi personali (core PCE) preferita dalla Federal Reserve raggiungerà il 3,6%”.
Il greggio tipo Brent perde il 4%.
L’Opec+ ha deciso di proseguire nell'aumento della produzione in una fase nella quale i prezzi sono già ai minimi da oltre tre anni. Il cartello ha stabilito di procedere con una crescita, pari a 411mila barili al giorno in giugno. L’apparente controsenso nasce dal tentativo di disciplinare le nazioni che insistono nella sovraproduzione, come Iraq e Kazakistan.
Il provvedimento dovrebbe ridurre il prezzo dell’energia ma, nell’immediato, rischia di appesantire le Borse mondiali.
L’aumento concordato dal cartello è in continuità con le decisioni prese nelle scorse settimana, i trader sentiti dall’Ansa danno come probabile un altro aumento: l'Arabia Saudita, il paese leader, ha segnalato di essere disposta ad accettare un periodo prolungato di prezzi bassi. Da inizio aprile, con la prima introduzione dei dazi Usa, i prezzi del petrolio sono infatti collassati per il Wti da 71 dollari al barile agli attuali 58 dollari, con un calo complessivo del 18%. Queste due consecutive crescite di produzione rappresentano una chiara inversione di tendenza rispetto alle posizioni di lunga data del cartello, che ha sempre affermato di difendere i prezzi.
Shell sta lavorando con i suoi consulenti per valutare una potenziale acquisizione di BP, scrive stamattina Bloomberg. Pare che il recente calo del prezzo del petrolio abbia portato a un’accelerazione dei lavori sulla fattibilità dell’operazione. La decisione finale sarà di certo influenzata dai prezzi delle azioni BP, in calo dell’11% da inizio anno e del 32% negli ultimi dodici mesi. Bloomberg aggiunge che Shell potrebbe starsene in disparte, nell’attesa che su BP si faccia avanti un altro pretendente.
Le borse dell’Europa dovrebbero aprire in lieve ribasso.
Cambia il candidato, ma l'estrema destra resta avanti in Romania: cinque mesi dopo l'annullamento a sorpresa del primo turno delle elezioni presidenziali, la svolta nazionalista è stata confermata nelle nuove elezioni presidenziali, che potrebbero determinare un cambiamento nella politica estera del Paese dell'Ue di 19 milioni di abitanti, diventato un pilastro fondamentale della Nato dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia tre anni fa.
A scrutinio quasi ultimato, il leader del partito nazionalista AUR, George Simion, un euroscettico ammiratore di Donald Trump, ha ottenuto il 40,5% dei voti. Il suo rivale nel ballottaggio del 18 maggio sarà il sindaco centrista di Bucarest Nicusor Dan (20,9%), che ha battuto di poco il candidato della coalizione di governo Crin Antonescu (20,3%).
"Insieme abbiamo scritto una pagina di storia oggi", ha detto Simion in un video messaggio trasmesso nella sede del suo partito, dove i sostenitori hanno intonato slogan del tipo "Fuori i ladri, viva i patrioti".
In tutto, 11 contendenti erano in lizza per la presidenza, una carica essenzialmente cerimoniale ma influente proprio in politica estera.
L’appuntamento più importante è la riunione di politica monetaria della Federal Reserve di mercoledì,rilevante, secondo gli strategist di MPS Corporate&Investment Banking, non tanto per le decisioni sul costo del denaro, quanto per quel che il governatore Jerome Powell dirà dello scenario macroeconomico post due aprile. Negli Stati Uniti, lunedì esce l’ISM servizi, “atteso rimanere poco variato, ma non si può escludere la possibilità che scenda sotto 50, in linea con il settore manifatturiero”, si legge nella nota.
In area euro ci sono i dati sugli ordini industriali tedeschi di marzo (mercoledì), “importanti per vedere se sono già presenti i primi effetti dei dazi (considerato che quelli bilaterali sono partiti ad aprile), ed i numeri sulla produzione industriale di marzo delle principali economie.
Banche centrali: mercoledì il Banco do Brasil dovrebbe alzare il Selic di di 50 punti base, giovedì la Banca d’Inghilterra dovrebbe tagliare di 25pb e la banca centrale della Svezia dovrebbe confermarli.
Non mancheranno le dichiarazioni dei banchieri BCE e Fed. Tra i primi saranno importanti venerdì quello di Olli Rehn (che si è mostrato aperto a tagli oltre i 25pb) e della Schnabel, tra i principali “falchi” del Consiglio. Per la Fed interverranno diversi membri votanti che si esprimeranno dopo la riunione e pertanto sarà importante capire la posizione di ciascuno sulle future mosse”.
In Asia Pacifico, sono chiuse per festività le borse di Shanghai, Shenzhen, Hong Kong, Seul e Tokyo. Sale il mercato azionario dell’India, in calo quello dell’Australia.
Unicredit, Banco BPM. L’autorità antitrust dell'Unione europea si pronuncerà entro il 4 giugno sull'offerta di scambio di UniCredit su Banco Bpm, si legge in un documento sul sito web della Commissione europea. Secondo Il Giornale di domenica l'AD Andrea Orcel è più orientato a gettare la spugna sull'Ops che ad andare avanti anche se una decisione definitiva verrà presa a valle del confronto con le autorità sulle stringenti prescrizioni in tema di golden power. Un'eventuale rinuncia di UniCredit potrebbe aprire le porte a un matrimonio tra Banco Bpm e Banca Mps, destinato a espandersi a Mediobanca-Banca Generali, aggiunge il quotidiano.
Generali, Mediobanca, Banca Generali. Il Cda del Leone di mercoledì costituirà i comitati endoconsiliari tra cui quello per le operazioni con le parti correlate che si occuperà dell'esame dell'offerta di Mediobanca per Banca Generali, scrivono sabato Corriere della Sera e La Stampa. Secondo quest'ultima il comitato in questione dovrebbe in linea di massima ricalcare quello precedente con quattro membri e la presidenza affidata a uno dei consiglieri eletti nella lista del gruppo Caltagirone.
Milano Finanza sabato cita fonti vicine al fronte Delfin-Caltagirone secondo cui, in base ai primi approfondimenti legali, il voto in assemblea sull'operazione Banca Generali richiederebbe i due terzi e non la maggioranza semplice. Secondo il giornale l'asse con Andrea Orcel potrebbe riproporsi nel voto del 16 giugno e avere come contropartita Banca Generali che UniCredit avrebbe tentato senza successo di acquisire per poi schierarsi con Caltagirone-Delfin. La Repubblica ha scritto domenica che Mediobanca incontrerà il capo di gabinetto della premier Giorgia Meloni, Gaetano Caputi, per illustrare l'operazione su Banca Generali.
Leonardo. Moody’s ha confermato il rating 'Baa3' migliorando l’outlook a positivo da 'stabile'.