Sconto sulla Tari 2025, anche del 60%: ma solo se il servizio è inefficiente
lentepubblica.it Nel 2025 i contribuenti italiani potranno beneficiare di uno sconto sulla Tari fino al 60% in caso di raccolta rifiuti inefficiente o assente: ecco tutti i dettagli. A stabilirlo non è una semplice prassi amministrativa, ma una serie di pronunce della Corte di Cassazione, che confermano il diritto dei cittadini a versare una tassa commisurata […] The post Sconto sulla Tari 2025, anche del 60%: ma solo se il servizio è inefficiente appeared first on lentepubblica.it.

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Nel 2025 i contribuenti italiani potranno beneficiare di uno sconto sulla Tari fino al 60% in caso di raccolta rifiuti inefficiente o assente: ecco tutti i dettagli.
A stabilirlo non è una semplice prassi amministrativa, ma una serie di pronunce della Corte di Cassazione, che confermano il diritto dei cittadini a versare una tassa commisurata alla reale erogazione del servizio.
Tari 2025: quando si ha diritto allo sconto, fino al 60%, sulla tassa rifiuti
La Tari, tributo destinato a finanziare il servizio pubblico di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, deve essere versata anche se l’utente non utilizza direttamente il servizio. Tuttavia, se l’ente locale non garantisce un servizio regolare e continuativo, scatta il diritto alla riduzione.
La riduzione può raggiungere il 60% della somma originariamente dovuta, a condizione che il disservizio sia grave, persistente e imputabile al Comune. In questi casi, il cittadino può inviare una diffida formale all’amministrazione. In mancanza di risposta o soluzioni concrete, è legittimo anche rivolgersi alla Procura della Repubblica con un esposto corredato da prove documentali, come fotografie o video.
Cassazione: la Tari va ridotta se il servizio è inadeguato
Una delle sentenze più rilevanti in materia è la n. 19767 del 22 settembre 2020, con cui la Suprema Corte ha accolto il ricorso avanzato da un’impresa nei confronti del Comune di Nola, con cui chiedeva la riduzione dell’importo da pagare, dal momento che l’ente locale si era dimostrato inadempiente rispetto all’obbligo di raccolta dei rifiuti.
Il punto chiave della questione è che la tassa sui rifiuti, pur essendo dovuta in via generale, deve essere comunque proporzionata all’effettiva possibilità di fruizione da parte del contribuente. In altre parole, il servizio deve essere accessibile, funzionante e svolto in maniera conforme ai regolamenti comunali. In caso contrario, l’importo richiesto può essere abbattuto fino al 40% dell’ammontare totale, garantendo un risparmio significativo per il contribuente.
Tari e criteri di riduzione: cosa prevede la legge
Con l’ordinanza n. 2374 del 2023, gli Ermellini hanno affermato che la riduzione della Tari per disservizio non è facoltativa, ma costituisce un obbligo imposto dal d.lgs. 507/1995, art. 59, co. 4. Tale norma chiarisce che, sebbene il servizio sia formalmente attivato, l’utente ha diritto allo sconto se:
- la raccolta non viene effettuata nella zona in cui si svolge l’attività;
- il servizio è prestato con gravi irregolarità rispetto a quanto previsto dal regolamento di igiene urbana.
In tal caso, il cittadino non deve sopportare costi pieni per un servizio solo teorico. Si tratta di una tutela dell’equilibrio fiscale, più che di un indennizzo per disservizi.
Riduzioni Tari: criteri oggettivi e presupposti legali
La normativa distingue tra riduzioni obbligatorie, stabilite direttamente dalla legge e riduzioni facoltative, applicabili solo se previste dal regolamento comunale. In entrambi i casi, la base per il calcolo del tributo resta fondata su parametri presuntivi come la metratura e l’uso dell’immobile.
Tuttavia, laddove il servizio di raccolta sia carente o assente, le sentenze della Cassazione obbligano il Comune ad applicare uno sconto Tari proporzionale alla gravità del disservizio, che può arrivare a ridurre del 60% la tassa originaria, lasciando quindi solo il 40% a carico del contribuente.
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