Le serie tv di Apple TV+ sono bellissime, ma pochi le guardano.
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Mag 8, 2025 - 06:49
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Le serie tv di Apple TV+ sono bellissime, ma pochi le guardano.
Sono apprezzatissime, acclamate dalla critica e dal pubblico. Acclamate dalla critica, apprezzate da chi le guarda, vincitrici di Emmy, Golden Globe e altri premi prestigiosi. Eppure il pubblico latita. È presente solo in minima parte, se si pensa agli investimenti e alla qualità media delle serie tv presentate nel corso degli ultimi sei anni. Se n’è parlato spesso – anche di recente – ma ora è arrivato il momento di farsi una domanda fondamentale: il progetto di Apple TV+ è davvero vincente? Oppure è destinato a fallire?
Concentriamo l’attenzione in particolare sulle serie tv, ma anche sui film. E iniziamo subito da alcuni dati noiosi, importanti per avere una panoramica globale e sviluppare poi una riflessione strutturata.
Secondo quanto riportato negli ultimi report, Apple TV+, nata nel 2019, sta perdendo la bellezza di un miliardo di dollari all’anno. Nell’arco della sua esperienza, ha investito finora una media di 5 miliardi di dollari all’anno per la produzione di serie tv e film originali, ridotti a 4.5 miliardi nel corso del 2024. La sola seconda stagione di Scissione, andata recentemente in onda, sarebbe costata mediamente 20 milioni di dollari a puntata, arrivando a una cifra complessiva di 200 milioni.
Conta al momento 45 milioni di abbonati in giro per il mondo. Sono tanti, ma coprono al momento una percentuale molto esigua della platea globale che usufruisce di servizi di streaming televisivo. Per intenderci, Netflix, la leader del settore, ha superato i 300 milioni di abbonati all’inizio del 2025. Per farsi un’ulteriore idea dei rapporti di forza attuali: stando agli ultimi dati distribuiti da Justwatch, Netflix copre il 28% della platea complessiva in Italia, mentre Apple TV+ si aggira intorno al 4%.
Nel primo trimestre fiscale del 2025, corrispondente al quarto trimestre solare del 2024, Apple ha riportato un fatturato complessivo di 124,3 miliardi di dollari e un utile netto trimestrale di 36,3 miliardi di dollari: è il miglior trimestre fiscale della storia della società.
Parte dei ricavi dell’azienda, il 24% circa, proviene dai servizi, sezione nella quale è inclusa anche Apple TV+: hanno generato entrate per 26,3 miliardi di dollari nel trimestre citato (+14% su base annua).
Fermiamoci qui, per ora. Non sono gli ultimi dati che riporteremo in questo articolo, e sono utili per comprendere un aspetto chiave: il primo dato evocherebbe una follia, un volo pindarico potenzialmente senza senso.
Un costosissimo esercizio di stile che non avrebbe finanziariamente senso, se si fermasse alla crudezza dei primi numeri. Varrebbe oggi, con questi dati. Ma il mercato è attualmente fluido come non mai: i dazi imposti dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, stanno riscrivendo le regole del gioco, ed è impossibile prevedere ora che conseguenze avranno per tutti. Per tutti, inclusa Apple, particolarmente coinvolta nella vicenda. Se ne riparlerà, ma in ogni caso è chiaro: perdere un miliardo di dollari è tantissimo, ma non è poi così tanto per un’azienda del genere. Un’azienda che però pensa, banalmente, a generare profitti. E allora, perché lo fanno? Perché spendono tanto sulle serie tv e il cinema, anche se il payoff parrebbe essere attualmente insoddisfacente? Ci arriveremo tra poco, ma intanto concentriamo l’attenzione per un momento sulla visione editoriale del progetto Apple TV+.
Apple TV+ scommette tutto sulla qualità
Credits: Apple Tv+
Partiamo da una premessa ormai consolidata — e ben nota a chi ci segue. Apple TV+ ha scelto, fin dal principio, di puntare tutto sulla qualità. Qualità narrativa, espressiva e produttiva, con cast di altissimo profilo e maestranze di primo livello. Le serie tv distribuite dalla piattaforma spiccano per un’audacia degna della migliore golden age televisiva, e si issano su vette pressoché inarrivabili nel panorama attuale. Vale per i prodotti di punta, quelli che timidamente hanno conquistato nel tempo una platea di appassionati piuttosto significativa, ma anche per le decine di titoli che vengono rilasciati mensilmente nel silenzio generale.