Sanità: l’Italia tiene, ma il mondo corre più veloce. Analisi Osservatorio Cpi

L'Osservatorio ha analizzato l'ultimo rapporto Ocse sulla performance dei sistemi sanitari globali, classificando i Paesi in base a vari indicatori. L’Italia emerge come un esempio di sistema misto, con punti di forza nella prevenzione, ma anche sfide legate all’efficienza, alla digitalizzazione e alla disparità regionale L'articolo Sanità: l’Italia tiene, ma il mondo corre più veloce. Analisi Osservatorio Cpi proviene da FIRSTonline.

Apr 29, 2025 - 05:43
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I sistemi sanitari sono un indicatore fondamentale della qualità della vita e dell’equità sociale di un Paese. La spesa sanitaria, infatti, è strettamente legata alla salute della popolazione, ma quanto riesce a tradurre la spesa in salute reale? L’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani (Cpi) ha analizzato un rapporto pubblicato dall’Ocse nel marzo 2025, che offre una panoramica dettagliata sulla performance dei sistemi sanitari dei Paesi membri, inclusa l’Italia, con un focus particolare sulle interrelazioni tra le caratteristiche dei sistemi e i risultati ottenuti.

Un’analisi su scala globale

Il rapporto Ocse classifica i sistemi sanitari in base a cinque dimensioni principali: la libertà di scelta nella copertura sanitaria e tra i fornitori di servizi, il ruolo delle assicurazioni private, l’accesso alle cure specialistiche, l’organizzazione dell’assistenza primaria e l’efficienza complessiva. I Paesi sono poi raggruppati in otto cluster, che rappresentano diverse configurazioni dei modelli di salute pubblica e privata. Ogni Paese è valutato in termini di efficienza, considerando la spesa sanitaria e i tassi di mortalità standardizzati per età, un indicatore che consente di comparare i risultati tra Paesi con diverse strutture demografiche.

Gli otto gruppi sono:

  1. Germania, Israele, Paesi Bassi, Slovacchia e Svizzera: sistemi con assistenza ambulatoriale e primaria prevalentemente erogata da strutture private, con copertura di base offerta da più assicuratori, dando agli utenti la possibilità di scegliere tra questi.
  2. Australia, Belgio, Canada e Francia: copertura di base fornita da un unico assicuratore, con un ruolo significativo delle assicurazioni complementari e la presenza di forme di gate-keeping.
  3. Austria, Repubblica Ceca, Grecia, Giappone, Corea e Lussemburgo: fornitura di servizi prevalentemente privata, senza sistemi di gate-keeping e con un ruolo limitato delle assicurazioni complementari.
  4. Cile, Colombia e Messico: sistemi misti (pubblica e privata), con copertura di base da più assicuratori e limitata possibilità di scelta dei fornitori.
  5. Estonia, Lettonia e Lituania: fornitura mista, con copertura di base fornita da un unico assicuratore e libertà di scelta dei fornitori.
  6. Ungheria, Islanda e Turchia: ampia libertà nella scelta dei fornitori di servizi sanitari, senza sistemi di gate-keeping.
  7. Costa Rica, Finlandia, Portogallo e Spagna: sistemi pubblici fortemente regolati, con limitata scelta dei fornitori e un ruolo significativo del gate-keeping.
  8. Danimarca, Irlanda, Italia, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Regno Unito, Slovenia e Svezia: sistemi pubblici regolati con l’utilizzo del gate-keeping per limitare l’accesso alle cure specialistiche, ma con libertà di scelta tra i fornitori di servizi.

Dove si colloca l’Italia

L’Italia si posiziona in modo intermedio, leggermente sotto la media Ocse in termini di efficienza sanitaria, ma con performance superiori rispetto a Paesi come Belgio, Germania e Portogallo. Il nostro sistema si distingue per l’alto grado di regolamentazione pubblica e per l’importanza del “gate-keeping”, ossia la necessità di una referral da parte del medico di base per accedere alle cure specialistiche. Inoltre, la sanità privata ha un’incidenza marginale, a differenza di Paesi come la Svezia, dove la componente privata è più presente.

L’Italia rientra in un cluster di Paesi che privilegiano un modello misto, con un forte settore pubblico, come nel Regno Unito, in Norvegia e in Nuova Zelanda. L’analisi, però, conferma una realtà evidente: non esiste un sistema sanitario perfetto, ma l’efficienza sembra dipendere dalla flessibilità dei modelli e dall’equilibrio tra pubblico e privato.

I punti di forza del sistema sanitario italiano

Uno dei punti di forza del sistema italiano è la bassa mortalità evitabile, che evidenzia l’efficacia del sistema nella prevenzione delle malattie. Il numero di decessi che potrebbero essere evitati con cure appropriate è tra i più bassi nell’Ocse. Inoltre, l’Italia ha registrato buoni risultati anche nelle ospedalizzazioni evitabili, come quelle per malattie respiratorie croniche e insufficienza cardiaca, un segno della solidità del sistema ambulatoriale.

Il nostro Paese beneficia anche di un alto livello di risorse strutturali, come il numero di posti letto ospedalieri e il personale sanitario impiegato, che consentono di ottenere risultati positivi nonostante la difficoltà di mantenere un’elevata efficienza. Tuttavia, l’efficienza complessiva resta al di sotto della media Ocse, con un punteggio di 0,59, rispetto al valore medio di 0,61. Questo segnala che, nonostante i progressi, l’Italia fatica a mantenere livelli di efficienza adeguati rispetto a Paesi che hanno investito maggiormente nella prevenzione e nella tecnologia.

Le aree di miglioramento per il Ssn

Nonostante i punti di forza, il sistema sanitario italiano presenta alcune criticità. Il rapporto Ocse sottolinea la scarsità di incentivi economici per migliorare la qualità dell’assistenza, come i modelli “pay-for-performance“, che premiano i medici per la gestione delle malattie croniche e per l’adozione di tecnologie per il monitoraggio dei pazienti. Inoltre, la continuità delle cure resta un problema: una parte della popolazione, infatti, non ha accesso a un medico di base regolare, con conseguenti disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari.

Un altro elemento critico è la digitalizzazione del sistema. Sebbene la telemedicina e le piattaforme digitali siano in fase di sviluppo, l’Italia è ancora in ritardo rispetto ad altri Paesi che hanno integrato l’intelligenza artificiale e altre innovazioni per ottimizzare le cure. Senza un’efficace modernizzazione tecnologica, l’efficienza del sistema continuerà a essere limitata.

Nel 2010, l’Italia era tra i Paesi con i sistemi sanitari più efficienti, ma oggi è stata superata da Paesi che hanno saputo investire più efficacemente nella prevenzione e nella tecnologia sanitaria. Paesi come la Francia e la Germania, per esempio, hanno integrato con successo soluzioni tecnologiche avanzate, aumentando così l’efficienza e riducendo i costi.

Cosa spiega questa stagnazione? La pressione fiscale e la scarsa innovazione tecnologica sono senza dubbio due degli ostacoli principali. Anche la disparità regionale nelle risorse, con un Mezzogiorno che fatica ad accedere a cure di alta qualità, continua a pesare sull’efficacia complessiva del sistema sanitario.

Le nuove sfide

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) rappresenta una risposta alle sfide del sistema sanitario italiano, con investimenti destinati a migliorare l’assistenza territoriale e a potenziare la telemedicina. La creazione delle “Case della Comunità“, che offriranno servizi ambulatoriali senza necessità di ricoveri ospedalieri, potrebbe migliorare l’efficienza e ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle cure.

La vera sfida per l’Italia sarà monitorare l’efficacia di questi interventi e garantire che i progetti non rimangano solo sulla carta. Il Pnrr, se ben implementato, ha il potenziale per portare a un livello superiore il sistema sanitario italiano. Ma le politiche di prevenzione e il rafforzamento delle cure primarie saranno cruciali per affrontare le difficoltà persistenti.