Salò revoca la cittadinanza onoraria a Mussolini: ora l’Italia faccia i conti col suo passato
Non è un onore essere concittadini di Benito Mussolini. Quindi è giusta la scelta appena fatta dal consiglio comunale di Salò: ha revocato la cittadinanza onoraria conferita al dittatore il 23 maggio 1924, 18 giorni prima dell’omicidio di Matteotti. Questa circostanza offre lo spunto per gettare un altro sasso nello stagno della storia: a 80 […] L'articolo Salò revoca la cittadinanza onoraria a Mussolini: ora l’Italia faccia i conti col suo passato proviene da Il Fatto Quotidiano.

Non è un onore essere concittadini di Benito Mussolini. Quindi è giusta la scelta appena fatta dal consiglio comunale di Salò: ha revocato la cittadinanza onoraria conferita al dittatore il 23 maggio 1924, 18 giorni prima dell’omicidio di Matteotti. Questa circostanza offre lo spunto per gettare un altro sasso nello stagno della storia: a 80 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale e 103 anni dopo la conquista del potere da parte del fascismo, sarebbe molto onorevole se lo Stato democratico italiano dedicasse una giornata alla memoria delle vittime, fuori dei nostri confini, dell’imperialismo e del colonialismo mussoliniano.
Per meglio comprendere questo punto di vista, ripartiamo da Salò. La revoca della cittadinanza onoraria è stata una decisione del tutto condivisibile, oltre che sul fronte politico ed etico, anche sul piano della giurisprudenza. L’onorificenza, pur non essendo regolata da leggi statali, è un riconoscimento tuttora conferito da molti comuni italiani a personaggi illustri, per lo più viventi, attraverso regolamenti interni; questi in molti casi prevedono la sua cancellazione, pure dopo la scomparsa della persona che l’ha ricevuta, qualora, per il suo comportamento, risultasse inadeguata e non meritevole.
Nel caso di Mussolini, il valore simbolico della cancellazione è duplice. Prima di tutto, l’introduzione del titolo di “cittadino onorario” ha radici storiche che risalgono proprio al periodo fascista, quando tra 1923 e 1924 quasi tutti i comuni italiani gli concessero l’onorificenza (tantissimi tuttora non ricordano di averlo come “concittadino”). Inoltre a Salò, sulle sponde bresciane del Lago di Garda, aveva sede il governo della Repubblica sociale italiana, nata il 23 settembre 1943 e coincidente col territorio ancora occupato dai nazifascisti. Uno “staterello” sanguinario e illegittimo, inventato da Adolf Hitler dopo che aveva fatto liberare il Duce con un blitz sul Gran Sasso. Il dittatore era stato arrestato il 25 luglio 1943 per ordine del re Vittorio Emanuele III: il sovrano si era tardivamente pentito – in un’Italia sotto i bombardamenti e già parzialmente invasa dalle truppe alleate – di essere stato un complice esplicito di Mussolini (leggi razziali, repressione politica e guerre offensive incluse).
A Salò la mozione che ha portato alla revoca della cittadinanza onoraria, presentata dal consigliere Tiberio Evoli (centrosinistra) col sostegno della maggioranza e del sindaco Francesco Cagni (lista civica), è stata approvata con 12 voti favorevoli, 3 contrari e 1 astenuto (più qualche fischio, in municipio e fuori, da parte dei fascistoidi del XXI secolo). Quel Comune non è stato il primo negli ultimi anni; per esempio, nel 2021 quello di Adria (Rovigo) ha scelto di fare altrettanto e di conferirla al socialista Giacomo Matteotti, nato nella vicina Fratta Polesine e assassinato dai sicari fascisti (sorte subita da altri oppositori politici; per esempio Piero Gobetti, Giovanni Amendola, Carlo e Nello Rosselli, Giuseppe di Vagno, Antonio Gramsci, Ferruccio Ghinaglia, uccisi o morti in seguito ai traumi subiti dopo violentissime aggressioni oppure in carcere).
D’altra parte, non è vero che il Duce “ha fatto anche cose buone”, come recita una locuzione in voga tra nostalgici e ignoranti. Semmai ha fatto cose pessime. Qualche cifra? Oltre alle vittime di aggressioni premeditate come quelle appena citate, 42 fucilati nel Ventennio su sentenza del Tribunale speciale e centinaia di oppositori condannati a 28mila anni di carcere o confino; 80mila libici sradicati dal Gebel con le loro famiglie, costretti a una marcia forzata e condannati a morire di stenti nei deserti della Cirenaica; 700mila abissini barbaramente uccisi, anche col gas, durante l’invasione coloniale dell’Etiopia e nelle successive “operazioni di polizia”; oltre 500 combattenti italiani antifascisti caduti nella guerra di Spagna, più migliaia di vittime civili (si pensi a Guernica rasa al suolo dagli aerei di Hitler e Mussolini); quasi mezzo milione di morti, tra militari e civili italiani, nel corso della II Guerra mondiale; decine di migliaia di greci (soldati e civili) uccisi nel corso della fallimentare invasione della Grecia; parecchie decine di migliaia combattenti degli eserciti avversari e di civili morti per le aggressioni militari fasciste; oltre 5.000 civili sloveni “giustiziati” in 29 mesi di occupazione italiana della Provincia di Lubiana, più 900 partigiani fucilati e altri 7.000 civili deceduti nei campi di concentramento italiani (su 33.000 internati, in buona parte anziani, donne e bambini); nei campi di sterminio nazifascisti finirono circa 40.000 deportati politici (12.000 partigiani e oppositori uccisi su 33.000), religiosi (testimoni di Geova) e razziali (sopravvisse solo il 12% dei 6.806 ebrei deportati, analoga sorte per un’ottantina di rom e sinti); poi, 650.000 internati militari italiani antifascisti finiti nei lager tedeschi, di cui 50.000 deceduti lì (assassinati o per fame e malattie) e parecchie altre migliaia dopo, a causa di patologie conseguenti all’internamento; altri 600.000 prigionieri di guerra italiani languirono per anni tra i reticolati in tutto il mondo; 44.700 partigiani caduti durante la Resistenza; circa 38.000 soldati italiani regolari caduti da settembre 1943 alla fine della guerra, nei combattimenti contro i nazifascisti a fianco delle truppe alleate.
Dunque la revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini segna un momento importante nel percorso di riconciliazione dell’Italia col proprio passato. Resta da vedere se altri Comuni seguiranno l’esempio, alimentando un dibattito nazionale sulla memoria del fascismo. Le migliaia di cittadinanze onorarie concesse a Mussolini sono state l’esito obbligato di un disegno politico volto ad alimentare il culto del Duce. Dopo la ritirata nazifascista, nell’autunno del 1943 furono Napoli e Matera a revocare per prime la cittadinanza concessa al dittatore, “ma poi nel Dopoguerra – come scrive il magistrato Francesco Spaccasassi su Questionegiustizia.it – con i governi centristi, la politica di assimilazione del Movimento Sociale Italiano, la mancata epurazione negli apparati statali, la questione non è stata più oggetto di discussione politica ed è stata ripresa da alcuni anni con esiti contrastanti”. Forse sarebbe ora che a livello statale fosse varata una legge in grado di prevedere esplicitamente la revoca di cittadinanze onorarie immeritate (non vale solo per Mussolini, ovvio), facendo piazza pulita del groviglio di norme o della loro assenza a livello comunale.
Certamente in questi tempi, impregnati di neo-nazionalismo nostalgico, è arduo immaginare che possa esserci la volontà politica per arrivare a tale esito. Tuttavia, visto che stiamo ragionando in balìa degli auspici, l’Italia dovrebbe sul serio fare i conti con tutti gli spettri del suo passato mussoliniano, non solo quelli che vagano ancora all’interno dei confini nazionali. Il nostro Paese dovrebbe finalmente trovare il coraggio e la consapevolezza civile e storica per chiedere pubblicamente scusa a tutte le vittime del Ventennio fascista nelle ex colonie africane e nei territori occupati, a cominciare dai Balcani. Insomma, sarebbe importante istituire un’occasione ufficiale per ricordarle.
È vero che noi italiani abbiamo già una cinquantina di giornate della memoria istituzionalizzate, di cui nel 95% dei casi i cittadini non sono a conoscenza; tuttavia al nostro smemorato Paese potrebbe fare solo bene un dibattito pubblico e politico intorno all’ipotesi dell’istituzione di una “Giornata della memoria in ricordo delle vittime non italiane del Ventennio fascista”. Insomma, dimostriamo di essere davvero, al giorno d’oggi, “italiani brava gente” ricordando quanto, sotto le insegne littorie, siamo stati cattivi.
L'articolo Salò revoca la cittadinanza onoraria a Mussolini: ora l’Italia faccia i conti col suo passato proviene da Il Fatto Quotidiano.