Salari, Fratelli d’Italia dice no alla proposta della Lega per l’adeguamento automatico all’inflazione. E rispolvera la delega dimenticata
La stagnazione dei salari italiani finisce al centro di nuove tensioni interne alla maggioranza. Con la Lega pronta a presentare un disegno di legge che prevede un meccanismo automatico di aumento degli stipendi contrattuali agganciato all’inflazione anche in assenza di rinnovo del contratto nazionale di riferimento, oltre a nuovi incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato […] L'articolo Salari, Fratelli d’Italia dice no alla proposta della Lega per l’adeguamento automatico all’inflazione. E rispolvera la delega dimenticata proviene da Il Fatto Quotidiano.

La stagnazione dei salari italiani finisce al centro di nuove tensioni interne alla maggioranza. Con la Lega pronta a presentare un disegno di legge che prevede un meccanismo automatico di aumento degli stipendi contrattuali agganciato all’inflazione anche in assenza di rinnovo del contratto nazionale di riferimento, oltre a nuovi incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato di giovani e a una flat tax al 5% per i neoassunti (che necessitano ovviamente di adeguate coperture). Mentre Fratelli d’Italia, il partito della premier, frena ricordando come in Parlamento giaccia – finora dimenticata – una legge delega in base alla quale il governo avrebbe dovuto adottare provvedimenti per garantire ai lavoratori una retribuzione proporzionata e sufficiente rafforzando la contrattazione collettiva. Tutto pur di non parlare di salario minimo, la proposta da cui le opposizioni chiedono in coro che si riparta .
L’annuncio del Carroccio è arrivato martedì scorso per bocca del sottosegretario Claudio Durigon. In mattinata il capo dello Stato Sergio Mattarella aveva parlato di salari “inadeguati” ricordando come quelli reali restino inferiori di quasi il 9% rispetto al 2008. Mentre FdI sceglieva di rispondere sposando la linea che “tutto va bene” (“Da ottobre 2023 la tendenza è cambiata e le famiglie stanno progressivamente recuperando il loro potere d’acquisto”, come avrebbe rivendicato Giorgia Meloni nel video per il Primo maggio), il partito di Matteo Salvini si è messo di traverso. “Sappiamo che è necessario intervenire”, l’ammissione di Durigon, “ed è per questo che nei prossimi giorni presenteremo un nostro disegno di legge sui salari”. Da lì un diluvio di anticipazioni: “L’obiettivo è tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori con i salari più bassi e favorire l’occupazione dei giovani, incentivando la contrattazione collettiva, che in questi anni ha permesso di attenuare la gravosità dei bassi salari”, ha spiegato Durigon al Corriere. “Non si tratta di legare i salari all’inflazione, ma di tenerne conto nella contrattazione vigente. Quasi sempre i contratti collettivi vengono rinnovati con anni di ritardo, poi si chiudono magari riconoscendo un una tantum sul passato ai lavoratori, che così però hanno perso potere di acquisto”.
Il ddl di fatto prende atto della situazione, più che incentivare i rinnovi. L’idea quindi è quella che, visti i ritardi, sia opportuno riconoscere “ogni anno un aumento dei salari contrattuali fino al massimo del 2% con un’inflazione del 3% e oltre, e proporzionati quando questa è più bassa”. La compensazione dell’inflazione “sarebbe comunque parziale, ma gli aumenti scatterebbero subito, e se ne terrebbe conto nella parte economica del successivo rinnovo contrattuale”. La misura sarebbe affiancata da un meccanismo che per qualcuno rimanda alle gabbie salariali abolite negli anni Settanta: “Nelle città e nelle regioni dove l’inflazione è più alta ipotizziamo una defiscalizzazione maggiore del welfare e dei fringe benefit aziendali“. Inoltre “proponiamo che gli incrementi retributivi nel primo anno siano detassati del 50% rispetto ad ora”. Per favorire il lavoro dei giovani si pensa “contratti a tempo indeterminato per i neoassunti e chi ritorna dall’estero, che, se risolti dall’azienda entro i primi due anni, comportano il versamento di un’indennità pari a tre mesi. Con una flat tax del 5% per i giovani e la decontribuzione per tre anni alle imprese”.
I costi sono tutti da valutare, ma FdI già stoppa l’iniziativa. Il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto (Fdi), parlando con Affariitaliani.it ha commentato: “Non vorrei che si arrivasse a una sorta di ingorgo perché ricordiamoci che c’è la delega salari che è già stata votata dalla Camera nel dicembre 2023 e che sta per terminare il suo iter al Senato. Questa delega salari fornisce uno scheletro di iniziative che permetterà al ministero del Lavoro di varare uno o più decreti su questi temi. Prima di parlare di altro, va quindi terminata la delega. Ricordo anche che c’è da terminare pure l’iter del mio emendamento in risposta alle proposte di salario minimo, presentato dal sottoscritto e votato da tutta la maggioranza come legittima risposta alle opposizioni”. Quell’emendamento prevedeva l’estensione del trattamento economico minimo complessivo del contratto più applicato – non quello firmato dai sindacati maggiori – a tutti i lavoratori del comparto o di quello più affine e una spinta alla contrattazione di secondo livello “anche per fare fronte alle differenze dei costi su base territoriale“.
Eppure ora Rizzetto respinge la proposta analoga della Lega: “Ciò che certamente non mi trova particolarmente d’accordo è quando si parla di eventuali differenze territoriali“, dice. “Mi auguro che non si voglia tornare al concetto di gabbie salariali, superato da tempo ormai”. “E comunque voglio ricordare che in Italia c’è più del 95% della contrattazione collettiva applicata e non è la politica o lo Stato che possono esattamente alzare stipendi e salari ma gli aumenti derivano dalla dalla buona contrattazione e dai tavoli tra le parti sociali. La politica può agevolare il rinnovo dei contratti, ma non può dare essa stessa un euro in più o uno in meno. Ci sono contratti che non vengono rinnovati da cinque, otto o dieci anni. Rilancerò la mia proposta che se un contratto scaduto da 24 mesi non viene rinnovato si apre un tavolo al ministero del Lavoro per agevolare la trattativa tra le parti”.
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