Robeco lancia un “semaforo” per gli investitori che vogliono scegliere le aziende più amiche della biodiversità

La crisi della biodiversità è una realtà che non può più essere ignorata. Il ritmo senza precedenti di estinzione delle specie, la distruzione degli habitat naturali e il degrado degli ecosistemi minacciano le fondamenta stesse del nostro benessere e della stabilità economica globale. Il settore finanziario, tradizionalmente distante dalle tematiche ambientali, si trova ora chiamato...

Apr 28, 2025 - 10:29
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Robeco lancia un “semaforo” per gli investitori che vogliono scegliere le aziende più amiche della biodiversità

La crisi della biodiversità è una realtà che non può più essere ignorata. Il ritmo senza precedenti di estinzione delle specie, la distruzione degli habitat naturali e il degrado degli ecosistemi minacciano le fondamenta stesse del nostro benessere e della stabilità economica globale. Il settore finanziario, tradizionalmente distante dalle tematiche ambientali, si trova ora chiamato in causa: come può la finanza contribuire a invertire questa tendenza? Quali strumenti ha a disposizione per valutare e gestire l’impatto delle attività economiche sulla natura?

Come sottolinea il World Economic Forum, i rischi legati alla natura sono tra le principali minacce a lungo termine per l’economia globale. La perdita di biodiversità minaccia la stabilità degli ecosistemi da cui dipendono le nostre società, mettendo a rischio settori chiave come l’agricoltura, la pesca e il turismo.
Di fronte a questa emergenza, il settore finanziario ha un ruolo cruciale da svolgere. Gli investitori stanno prendendo sempre più coscienza del fatto che la biodiversità non è solo una questione ambientale, ma anche un fattore determinante per la resilienza e la redditività a lungo termine dei loro investimenti. La sfida, tuttavia, è misurare e gestire efficacemente i rischi e gli impatti legati alla natura all’interno dei portafogli di investimento.

Che cos’è il Robeco Biodiversity Traffic Light

Per rispondere a questa esigenza, Robeco, società internazionale di gestione patrimoniale, ha sviluppato un innovativo strumento: il Biodiversity Traffic Light. Questo “semaforo della biodiversità” fornisce una metodologia pratica per valutare come le aziende stanno gestendo le pressioni chiave sulla natura e contribuendo all’obiettivo di invertire la perdita di biodiversità.
L’idea di base è semplice: assegnare un “colore” alle aziende in portafoglio in base alla loro performance e al loro impegno nella tutela della biodiversità. Il sistema classifica le aziende in quattro categorie:

  • Verde scuro: aziende considerate “leader” nella transizione verso modelli più sostenibili.
  • Verde chiaro: aziende che stanno compiendo progressi ma con margini di miglioramento.
  • Arancione: aziende con un impatto ambientale problematico ma che mostrano alcuni segnali di cambiamento.
  • Rosso: aziende con un impatto negativo significativo e scarso impegno nella tutela della biodiversità.

Oltre il colore: i criteri di valutazione

Ma come si attribuisce un colore a un’azienda? Il “semaforo” si basa su una serie di criteri che combinano la valutazione della performance attuale con le prospettive future.  Performance attuale: vengono presi in considerazione indicatori come il consumo di risorse (acqua, materie prime), la produzione di inquinanti e i cambiamenti nell’uso del suolo.  Performance futura: si valuta la governance aziendale, la presenza di obiettivi di sostenibilità concreti e l’assenza di controversie ambientali.  Un aspetto cruciale è l’approccio settoriale: il “semaforo” riconosce che l’impatto sulla biodiversità varia significativamente da un settore all’altro. Ad esempio, per un’azienda agricola sarà fondamentale l’uso del suolo, mentre per un’azienda chimica sarà prioritario il controllo dell’inquinamento.

Luci e ombre di uno strumento complesso

Strumenti come il “Biodiversity Traffic Light” rappresentano un tentativo lodevole di tradurre la complessità della crisi della biodiversità in metriche utili per gli investitori. Tuttavia, non sono esenti da limiti e criticità.

  • La sfida dei dati: la disponibilità e la qualità dei dati ambientali a livello aziendale restano una sfida. Non tutte le aziende forniscono informazioni dettagliate e comparabili, e la misurazione dell’impatto sulla biodiversità è intrinsecamente complessa.
  • Il rischio di semplificazione: ridurre la complessità dell’interazione tra attività economiche e biodiversità a un “colore” comporta inevitabilmente una semplificazione. Il rischio è di non cogliere tutte le sfumature e le interconnessioni.
  • Il ruolo della finanza: resta aperto il dibattito sul ruolo effettivo della finanza nella transizione ecologica. Strumenti come il “semaforo” possono orientare gli investimenti verso aziende “più virtuose”, ma è sufficiente questo a garantire un cambiamento di paradigma?

Verso un nuovo paradigma economico

La crisi della biodiversità richiede un cambiamento profondo nel modo in cui concepiamo e gestiamo l’economia. La finanza può e deve giocare un ruolo in questa transizione, ma è fondamentale che lo faccia con consapevolezza e senso di responsabilità. Strumenti come il “Biodiversity Traffic Light” possono essere utili, a patto di non considerali una panacea. La vera sfida è costruire un sistema economico che non si limiti a “mitigare” il nostro impatto sulla natura, ma che metta al centro la sua rigenerazione e la sua tutela.

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