Il vino nella cultura di Troia: non solo per dèi ed élite Il
vino ha sempre avuto un ruolo di primo piano nella
cultura greca antica e nella
mitologia, tanto da essere spesso considerato una bevanda esclusiva per
divinità e
nobili. Tuttavia, recenti scoperte chimiche rivoluzionano questa percezione, rivelando che anche i
cittadini comuni di Troia consumavano abitualmente vino, ribaltando teorie fino ad ora consolidate. La città di
Troia, resa immortale dall’epopea omerica dell’
Iliade, non è solo un mito letterario. Fu realmente riportata alla luce nel 1873 grazie all’intuito di
Heinrich Schliemann, archeologo dilettante tedesco, che trovò numerosi oggetti, tra cui le celebri
coppe depas amphikypellon.
Le coppe depas: simboli di convivialità popolare Queste
coppe depas, caratterizzate da un corpo snello e da due manici distintivi, erano citate addirittura nell’
Iliade, in una scena che coinvolge
Efesto ed
Era. Più di 100 esemplari sono stati rinvenuti a
Troia, risalenti al periodo compreso tra il
2500 e il 2000 a.C.. La loro presenza si estende anche a numerose aree dell’
Egeo, dell’
Asia Minore e persino fino alla
Mesopotamia. Inizialmente, molti studiosi e Schliemann stesso ipotizzarono che tali coppe fossero riservate a occasioni speciali, utilizzate esclusivamente dalle
élite per gustare il pregiato
vino dell’età del bronzo. Tuttavia, la loro ampia diffusione geografica e il ritrovamento in contesti domestici e funerari suggeriscono un utilizzo molto più ampio.
Le analisi chimiche: la svolta delle nuove scoperte Un gruppo di ricerca delle
Università di Tübingen e
Bonn, guidato da
Maxime Rageot e
Stephen Blum, ha condotto un’approfondita analisi chimica su frammenti originali del
tesoro di Schliemann, custoditi a Tübingen. Utilizzando tecniche avanzate come la
gascromatografia (GC) e la
spettrometria di massa (GC-MS), i ricercatori hanno rilevato la presenza di
acido succinico e
acido piruvico: due marker chiari della fermentazione dell’uva, prova inequivocabile del consumo di
vino fermentato e non semplice succo d’uva. Sorprendentemente, i residui erano così abbondanti da indicare un
uso frequente e prolungato delle coppe per il consumo di vino.
Il vino per tutti: un’abitudine quotidiana a Troia L’indagine non si è fermata alle coppe più pregiate: gli studiosi hanno analizzato anche
tazze comuni provenienti dai
villaggi esterni di Troia, fuori dalla cittadella fortificata. I risultati? Anche questi recipienti mostravano tracce evidenti di
vino, confermando che la bevanda era ampiamente consumata anche dalla
gente comune. Questa scoperta rivoluziona il concetto tradizionale che vedeva il vino come privilegio riservato solo ai ceti più alti. A
Troia, nel pieno dell’
età del bronzo, il
vino rappresentava un vero e proprio elemento quotidiano della vita sociale, accessibile a molte fasce della popolazione. Lo studio è stato pubblicato nell’
American Journal of Archaeology, offrendo una nuova prospettiva sulla cultura troiana antica e confermando come il vino fosse profondamente radicato nelle pratiche quotidiane del tempo.
Il vino a Troia: una bevanda quotidiana anche per la gente comune