Reinhold Messner: «Milioni per andare in vetta: così l’alpinismo è diventato un business»
«Bisogna capire che i contadini sono i custodi del paesaggio, quindi esiste la necessità di dar loro la possibilità di continuare a fare il loro lavoro» L'articolo Reinhold Messner: «Milioni per andare in vetta: così l’alpinismo è diventato un business» proviene da Open.

Secondo Reinhold Messner l’alpinismo è ormai un business. «È un mercato superficiale. Per questo giro il mondo per raccontare l’alpinismo classico. Oggi gli alpinisti si allenano in palestra. E l’arrampicata è diventata uno sport perfino olimpico. È bellissimo, ma è altra cosa. In Himalaya si raggiungono i campi base in elicottero. Fra poco ci saranno mille persone ai piedi dell’Everest, un campo base che appare come una cittadina. Poi ci sono situazioni a dir poco paradossali. Sodi una donna che ha offerto sei milioni in Nepal per avere la garanzia di arrivare sul tetto del mondo. E l’hanno esaudita», dice oggi a La Stampa.
Over turismo di montagna
Messner, spiega Enrico Martinet, dice che «non è possibile fare turismo in tutte le vallate. In qualcuna troppo, in altre zero. È una questione di scelte politiche. Bisogna capire che i contadini sono i custodi del paesaggio, quindi esiste la necessità di dar loro la possibilità di continuare a fare il loro lavoro. Fra i problemi c’è anche il lupo. Le aggressioni alle greggi sono una realtà e c’è il rischio di abbandono dei pascoli. I verdi sono per me fuori di testa con la protezione a ogni costo, non tengono conto dell’importanza dell’attività umana».
E lo storico scalatore vara la categoria dell’alpinismo inutile: «Esiste una tensione fra la natura umana e la natura della montagna. Ma l’alpinismo è inutile e in più facendolo si può perfino incontrare la morte. Io stesso ho fatto cose folli. Questa tensione tra noi e la montagna è anche spiritualità che mi pare affievolita. La dimensione religiosa poi non c’è più, se l’è portata con sé papa Francesco. Riguardo all’alpinismo io ho quattro concetti chiari che rispondono alle sue caratteristiche, inutile, pericoloso e assurdo. Il quarto è il racconto che per me offre il senso all’alpinismo. Io sono venuto di lì, cioè dallo storytelling, da quanto ho letto degli alpinisti delle generazioni precedenti».
L’infinito
Messner invece ci crede ancora: «Ho fatto tante cose per raccontare la montagna e l’alpinismo, musei, libri, film. E lo farò finché avrò la forza necessaria. Mi guida la voglia di creatività e ho la fortuna di avere accanto una moglie che ha più creatività di me. Sono realista, non ho più tanti anni davanti, poi sarà per me l’infinito, che equivale al punto zero del tempo».
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