Toto Cutugno e la vittoria all’Eurovision 1990: 35 anni fa l’Italia cantava “Insieme: 1992”

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Mag 5, 2025 - 13:14
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Toto Cutugno e la vittoria all’Eurovision 1990: 35 anni fa l’Italia cantava “Insieme: 1992”

Il 5 maggio 1990 Toto Cutugno entrava nella storia della musica italiana vincendo l’Eurovision Song Contest con Insieme: 1992, un inno all’Europa unita che ancora oggi resta una delle canzoni simbolo dell’evento. A 35 anni di distanza, quella vittoria continua a rappresentare un momento iconico per il nostro Paese, secondo trionfo italiano dopo Non ho l’età (per amarti) di Gigliola Cinquetti nel 1964 e prima del boom dei Måneskin nel 2021 con Zitti e buoni.

La finale si svolse a Zagabria, in un’edizione carica di significati geopolitici: la Yugoslavia stava per cambiare volto, e l’idea stessa di un’Europa unita si faceva largo tra i sogni e le speranze del Vecchio Continente. Con “Unite Unite Europe” come primo verso e un titolo che già guardava al futuro trattato di Maastricht, Cutugno seppe interpretare lo spirito del tempo con sensibilità e intelligenza.

Per Toto Cutugno, quella vittoria rappresentò una sorta di riscatto. Artista popolarissimo, ma spesso segnato da piazzamenti d’onore: sei volte secondo a Sanremo, una volta terzo, due volte quarto, e una sola vittoria – nel 1980 con Solo noi. E anche nel 1990, al Festival, era andata così: Cutugno portava in gara Gli amori, nella doppia esibizione restaurata quell’anno, insieme a un certo Ray Charles, autore della versione inglese Good love gone bad. Ma la vittoria andò ai Pooh con Uomini soli. Sarebbero stati loro, teoricamente, a rappresentare l’Italia a Eurovision, ma declinarono. Così toccò a lui. E il destino gli sorrise.

La creazione di Insieme: 1992 fu rapida e mirata. Il brano nacque con un intento preciso, come Cutugno stesso avrebbe raccontato più volte: quello di dare un messaggio di fratellanza e speranza in vista dell’Unione Europea. Il lavoro sulle versioni fu meticoloso: anteprima, video ufficiale, performance live. Ogni dettaglio fu affinato durante le prove, modificando e aggiustando fino a raggiungere una resa impeccabile per la grande notte.

L’Italia arrivò all’evento in un periodo di rapporti complicati con l’Eurovision: il contest era trasmesso in seconda serata su RaiDue, con il commento di Peppi Franzelin, e negli anni precedenti era stato persino snobbato (assenza nel 1981, 1982, 1986). Eppure, quella sera qualcosa cambiò. L’Italia partì forte, poi fu superata da Irlanda e Francia (rispettivamente con Somewhere in Europe e White and Black Blues), ma nel finale recuperò terreno. Con i 12 punti assegnati da Cipro, Cutugno prese un vantaggio di 13 punti sulla seconda posizione. Dopo l’ultima votazione della Finlandia, fu chiaro: l’Italia aveva vinto.

Franzelin impiegò qualche secondo a fare i calcoli, poi si lasciò andare a un’esultanza genuina. Quell’intervista post-vittoria – frettolosa ma necessaria – fece il giro d’Europa. E Cutugno divenne il volto della canzone europea, amato in particolare nei Paesi dell’Est.

Curiosamente, pochi giorni prima della finale, il cantautore si era concesso un volo in mongolfiera senza avvisare nessuno: l’atterraggio finì direttamente in un fiume, e anche se l’episodio fu più comico che pericoloso, aggiunse un tocco avventuroso al racconto.

Dopo la vittoria, Cutugno aprì una fase nuova della sua carriera, trovando grande accoglienza nei Paesi ex-sovietici e diventando una sorta di ambasciatore della musica italiana. Nel 1991 fu anche conduttore dell’Eurovision, proprio insieme a Gigliola Cinquetti, nell’edizione ospitata a Roma. Una conduzione non esente da critiche, ma entrata comunque nel mito.

Insieme: 1992 rimane una delle canzoni simbolo di Eurovision, testimone di un momento storico irripetibile. Dopo quella notte del 1990, l’Italia avrebbe dovuto attendere altri 31 anni per un nuovo trionfo. E oggi, con la salute di Cutugno purtroppo segnata – come suggerito anche da recenti dichiarazioni di Franco Fasano – la memoria di quella vittoria assume un valore ancora più profondo.

Un tributo dovuto a chi, con una canzone e un messaggio universale, ha saputo unire un continente con la sola forza della musica.

Credit photo EBU

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