Saturno, cuori e maschere: i Legno si raccontano

Abbiamo incontrato i Legno che da poco hanno pubblicato il loro nuovo lavoro discografico “Piccola abitante di Saturno”. Saturno è il nuovo album dei Legno  Ciao Legno, partiamo dal titolo del vostro ultimo disco: “Piccola abitante di Saturno”. Chi è? Una persona reale? Un archetipo? Un alieno?  La Piccola Abitante di Saturno non è una […] L'articolo Saturno, cuori e maschere: i Legno si raccontano proviene da Musicaccia.

Mag 15, 2025 - 02:02
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Saturno, cuori e maschere: i Legno si raccontano

Abbiamo incontrato i Legno che da poco hanno pubblicato il loro nuovo lavoro discografico “Piccola abitante di Saturno”. Saturno è il nuovo album dei Legno 

  1. Ciao Legno, partiamo dal titolo del vostro ultimo disco: “Piccola abitante di Saturno”. Chi è? Una persona reale? Un archetipo? Un alieno?

 La Piccola Abitante di Saturno non è una figura concreta, ma piuttosto un riflesso del nostro inconscio, che ha percepito il bisogno di allontanarsi, di partire verso un viaggio introspettivo. Un cammino che le consente di lasciarsi alle spalle ciò che non le serve più, ciò che la ferisce. Spesso si sente dire che siamo eterni sognatori, che desideriamo partire per liberarci di tutto, in senso figurato. Ecco, l’intento era proprio quello di dare una forma visibile a questa sensazione, a questa necessità di fuggire, di rinnovarsi.

  1. Il disco ha un sound molto intimo, sospeso tra elettronica sognante e pop malinconico. Come avete costruito questo equilibrio? Saturno è il nuovo album dei Legno 

Ci siamo volutamente presi una pausa dal consueto indie pop, scegliendo di esplorare un suono più cantautoriale, profondamente radicato nella tradizione del pop italiano. Brani come Piccola abitante di Saturno o Canzone stupida (con la partecipazione di Marco Masini) rappresentano bene questa nuova direzione: più autentica, più intima, più vera. Abbiamo avuto modo di esplorare nuove sonorità con la produzione del brano L’altra parte della luna di Jurassico, siamo molto contenti del risultato. 

  1. Saturno è spesso visto come un pianeta della solitudine, della distanza. Ma nel disco c’è anche una tenerezza costante. Come convivono?

Non c’è tenerezza e non c’è amore senza prima passare dalla solitudine. Sono esperienze che si intrecciano, che si richiamano a vicenda: una nasce dall’altra, e insieme si completano. Proprio come le canzoni di questo album, che raccontano tre anni di vita vissuta. Un percorso fatto di attese, cadute, slanci e ritorni. 

  1. Se poteste spedire questo disco nello spazio, a chi lo mandereste?

Ci piacerebbe far ascoltare questo disco a ET o a qualsiasi essere vivente capace di coglierne l’essenza. Perché chiunque lo ascolti possa capire che, nonostante tutto, nel mondo c’è ancora amore. Un amore da vivere, da raccontare, da plasmare, da far emergere in mezzo al rumore. Siamo costantemente bombardati da brutte notizie, da parole vuote, da paure che ci allontanano. Eppure, abbiamo bisogno più che mai di ritrovare l’amore, di renderlo di nuovo grande, centrale, necessario. Questo disco nasce anche da questa urgenza.

  1. “Girotondo” è un brano che suona come una carezza malinconica fatta poesia. Come nasce questa collaborazione con Gio Evan?

Con Gio c’è un’amicizia profonda. Ci siamo incontrati a Eveland e da quel momento è stato un vero piacere condividere la scrittura di questo brano insieme. Gio è una persona estremamente sensibile e profonda, con una connessione unica verso tutto ciò che è terreno, emotivo e relazionale—una qualità che in pochi possiedono. È una questione di sensibilità. Con lui abbiamo imparato che ci sono momenti che vanno vissuti pienamente prima di poterli raccontare, e che la leggerezza con cui affrontiamo certe cose è alla base di tutto. Girotondo è un pezzo molto importante per noi, perché riesce, con pochi versi, a esprimere questa bellissima verità. 

  1. Immaginate un seguito a questo disco, magari un “ritorno sulla Terra”? Oppure resterete tra le stelle? Saturno è il nuovo album dei Legno 

Non possiamo sognare per sempre. Prima o poi arriverà il momento in cui sentiremo il bisogno di ritrovare il contatto con la terra. Ci piacerebbe, un giorno, dare vita a un lavoro che si concentri su ciò che è tangibile, vivo, respirabile. Raccontare la preziosità dell’aria, la sostenibilità del nostro stare al mondo, il rumore del vento, il suono delle onde del mare.Ma ci vuole tempo. Perché raccontare la terra, il mondo reale, le persone, la vita vera e sociale, è forse la cosa più difficile di tutte. È lì che risiede la sfida più grande: dare voce all’essenziale, senza filtri.

  1. Farete un tour? Come immaginate portare queste canzoni dal vivo?

 Si tra poco lo annunceremo e sarà una figata come sempre.

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