Questi gli effetti meteo della transizione da La Niña a El Niño in Italia

Il legame tra Oceani e meteo: comprendere La Niña ed El Niño Quando si parla di La Niña ed El Niño, ci si riferisce a due fasi opposte del fenomeno climatico noto come ENSO (El Niño Southern Oscillation), uno dei più potenti motori del clima globale. Questo sistema di variazione oceanico-atmosferica si sviluppa nel Pacifico […] Questi gli effetti meteo della transizione da La Niña a El Niño in Italia

Apr 28, 2025 - 13:29
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Questi gli effetti meteo della transizione da La Niña a El Niño in Italia
Il legame tra Oceani e meteo: comprendere La Niña ed El Niño Quando si parla di La Niña ed El Niño, ci si riferisce a due fasi opposte del fenomeno climatico noto come ENSO (El Niño Southern Oscillation), uno dei più potenti motori del clima globale. Questo sistema di variazione oceanico-atmosferica si sviluppa nel Pacifico equatoriale e ha ripercussioni planetarie, influenzando direttamente i regimi meteo anche a migliaia di chilometri di distanza. Durante La Niña, si raffreddano le acque del Pacifico centro-orientale, rafforzando gli alisei e aumentando le precipitazioni in alcune zone tropicali. Al contrario, El Niño è caratterizzato da un riscaldamento anomalo delle acque oceaniche, che indebolisce gli alisei e altera il normale flusso atmosferico, provocando effetti a catena sul clima di tutto il pianeta, inclusa l’Europa. La transizione tra queste due fasi — da La Niña a El Niño — è particolarmente delicata e significativa, poiché comporta un cambiamento nella distribuzione dell’energia termica e nella circolazione atmosferica a scala globale. Secondo il National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e il Copernicus Climate Change Service, questi passaggi sono spesso associati a eventi meteorologici estremi, come siccità, ondate di calore e inondazioni, anche in regioni apparentemente lontane dall’Oceano Pacifico, come l’area euro-mediterranea. Europa e transizione ENSO: un legame indiretto ma incisivo È fondamentale chiarire che l’Europa non si trova in un’area direttamente influenzata dai venti e dalle correnti oceaniche ENSO. Tuttavia, come sottolineano studi pubblicati su riviste come Nature Climate Change e Geophysical Research Letters, le modifiche indotte da ENSO sulla circolazione atmosferica globale possono alterare anche i pattern meteorologici europei attraverso meccanismi di teleconnessione. Quando El Niño entra in una fase matura, l’alta pressione nell’Atlantico può rafforzarsi o migrare, provocando anomalie nei flussi zonali e meridionali, modificando quindi la traiettoria delle perturbazioni e influenzando il jet stream. Queste alterazioni possono portare a inverni più miti nell’Europa settentrionale, ma anche a inverni più instabili e piovosi nel sud Europa, incluso il bacino del Mediterraneo. Il Mediterraneo: un barometro climatico sensibile ai cambiamenti ENSO L’area mediterranea è tra le più sensibili in Europa agli effetti della transizione ENSO, specialmente nella fase di passaggio da La Niña a El Niño. Secondo uno studio condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con l’ECMWF (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts), il bacino mediterraneo tende a riscaldarsi durante la fase di El Niño, registrando anomalie positive di temperatura e diminuzione delle precipitazioni. Durante questi periodi, i sistemi ciclonici atlantici sono deviati più a nord, lasciando l’Italia centro-meridionale, la Spagna meridionale, la Grecia e il Nord Africa in una sorta di zona d’ombra meteo, spesso dominata da campi di alta pressione persistenti. Questo comporta prolungati periodi secchi, ondate di calore già dalla tarda primavera e un aumento del rischio di incendi boschivi. Ad esempio, il passaggio tra La Niña e El Niño avvenuto nel 2015 ha causato, nel corso dell’anno successivo, estate torride in Italia, con temperature oltre i 40°C in Sicilia e siccità persistente in Sardegna, come riportato dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare. Tendenze simili sono state osservate anche nel 2023, secondo i rapporti pubblicati dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), che ha evidenziato come il Mediterraneo stia diventando un hotspot climatico sempre più vulnerabile a queste oscillazioni. Italia: vulnerabilità meteorologica e idrogeologica nella fase di transizione ENSO L’Italia, per la sua configurazione geografica allungata e il forte contrasto tra zone montuose e costiere, reagisce in maniera molto articolata ai cambiamenti imposti dalla transizione ENSO. Nel Nord Italia, la transizione verso El Niño può portare a precipitazioni abbondanti in autunno e inverno, con fenomeni intensi concentrati in pochi giorni, spesso responsabili di frane e alluvioni, come accaduto in Liguria e Piemonte nel 2014 e 2019. La val Padana, in particolare, può subire forti contrasti termici, con improvvisi episodi di neve a bassa quota seguiti da rapide risalite termiche, dovute alla variazione della posizione del getto polare. Nel Centro-Sud, invece, l’impatto si manifesta più frequentemente sotto forma di siccità e temperature anomale, specialmente in Puglia, Calabria e Basilicata. Le regioni adriatiche risultano spesso penalizzate da una minore frequenza di correnti umide occidentali, mentre le zone tirreniche, come la Campania e il Lazio, possono alternare lunghi periodi di alta pressione a episodi violenti di temporali convettivi. Anche il sistema agricolo risente pesantemente di queste alterazioni: la viticoltura, l’olivicoltura e la coltivazione del grano sono attività esposte al rischio di stress idrico, brusche gelate primaverili e eventi estremi fuori stagione. La scienza del clima e il monitoraggio ENSO: strumenti e previsioni Il monitoraggio accurato della transizione tra La Niña ed El Niño avviene grazie a una rete globale di boe oceaniche, dati satellitari e modelli di previsione come quelli sviluppati dal Copernicus ECMWF e dal NOAA Climate Prediction Center. Attualmente, grazie all’utilizzo del modello C3S Seasonal Forecast e del modello IRI/CPC ENSO Prediction, è possibile prevedere con diversi mesi di anticipo l’inizio di un nuovo ciclo ENSO e le sue possibili ripercussioni sulla circolazione atmosferica globale. Secondo l’ultimo aggiornamento del NOAA del marzo 2025, si prevede che El Niño persisterà fino all’inizio dell’estate 2025, con una successiva possibile attenuazione. Il WMO (World Meteorological Organization) ha indicato che ci troviamo nel mezzo di un periodo di transizione in cui gli effetti sul clima europeo sono amplificati dalle interazioni con altri fenomeni, come l’oscillazione nord-atlantica (NAO) e l’Artico in riscaldamento. El Niño e il meteo estivo italiano: le attese per il 2025 In base alle attuali proiezioni, l’estate 2025 potrebbe essere una delle più calde dell’ultimo decennio in Italia, con possibili ondate di calore prolungate e scarsità di piogge in diverse regioni, soprattutto lungo il versante adriatico e nel Sud Italia. I modelli indicano che il Mediterraneo centro-occidentale, comprese Sardegna e Corsica, sarà probabilmente sottoposto a un regime anticiclonico persistente, alimentato dalla subsidenza tropicale legata ad El Niño. In questa configurazione, i fronti atlantici faticano a penetrare nella penisola, lasciando il territorio esposto a lunghi periodi di stabilità atmosferica, temperature oltre la media di +2 o +3°C e un forte rischio di deficit idrico nei bacini montani. Fonti scientifiche e bibliografia Per una visione più approfondita degli effetti ENSO in Europa e nel Mediterraneo, si rimanda ai seguenti riferimenti autorevoli:
  • NOAA Climate Prediction Center: https://www.cpc.ncep.noaa.gov
  • Copernicus Climate Change Service: https://climate.copernicus.eu
  • World Meteorological Organization (WMO): https://public.wmo.int
  • Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC): https://www.cmcc.it
  • Articoli scientifici su Nature Climate Change, Geophysical Research Letters, Journal of Climate.

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