Il legame tra Oceani e meteo: comprendere La Niña ed El Niño Quando si parla di
La Niña ed
El Niño, ci si riferisce a due fasi opposte del fenomeno climatico noto come
ENSO (
El Niño Southern Oscillation), uno dei più potenti motori del
clima globale. Questo sistema di variazione oceanico-atmosferica si sviluppa nel
Pacifico equatoriale e ha
ripercussioni planetarie, influenzando direttamente i regimi meteo anche a
migliaia di chilometri di distanza. Durante La Niña, si raffreddano le acque del
Pacifico centro-orientale, rafforzando gli alisei e aumentando le precipitazioni in alcune zone tropicali. Al contrario, El Niño è caratterizzato da un
riscaldamento anomalo delle acque oceaniche, che indebolisce gli alisei e altera il
normale flusso atmosferico, provocando effetti a catena sul clima di tutto il pianeta, inclusa
l’Europa. La transizione tra queste due fasi — da La Niña a El Niño — è particolarmente
delicata e significativa, poiché comporta un cambiamento nella distribuzione dell’energia termica e nella circolazione atmosferica a scala globale. Secondo il
National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e il
Copernicus Climate Change Service, questi passaggi sono spesso associati a eventi meteorologici
estremi, come siccità, ondate di calore e inondazioni, anche in
regioni apparentemente lontane dall’Oceano Pacifico, come l’area
euro-mediterranea.
Europa e transizione ENSO: un legame indiretto ma incisivo È fondamentale chiarire che
l’Europa non si trova in un’area direttamente influenzata dai venti e dalle correnti oceaniche ENSO. Tuttavia, come sottolineano studi pubblicati su riviste come
Nature Climate Change e
Geophysical Research Letters, le modifiche indotte da ENSO sulla
circolazione atmosferica globale possono alterare anche i
pattern meteorologici europei attraverso meccanismi di teleconnessione. Quando El Niño entra in una fase matura, l’alta pressione nell’Atlantico può rafforzarsi o migrare, provocando
anomalie nei flussi zonali e
meridionali, modificando quindi la traiettoria delle perturbazioni e influenzando il
jet stream. Queste alterazioni possono portare a inverni più
miti nell’Europa settentrionale, ma anche a
inverni più instabili e piovosi nel sud Europa, incluso il bacino del
Mediterraneo.
Il Mediterraneo: un barometro climatico sensibile ai cambiamenti ENSO L’area
mediterranea è tra le più sensibili in Europa agli effetti della transizione ENSO, specialmente nella
fase di passaggio da La Niña a El Niño. Secondo uno studio condotto dall’
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con l’
ECMWF (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts), il bacino mediterraneo tende a
riscaldarsi durante la fase di El Niño, registrando
anomalie positive di temperatura e
diminuzione delle precipitazioni. Durante questi periodi, i
sistemi ciclonici atlantici sono deviati più a nord, lasciando l’
Italia centro-meridionale, la
Spagna meridionale, la
Grecia e il
Nord Africa in una sorta di
zona d’ombra meteo, spesso dominata da
campi di alta pressione persistenti. Questo comporta
prolungati periodi secchi,
ondate di calore già dalla tarda primavera e un aumento del rischio di
incendi boschivi. Ad esempio, il passaggio tra La Niña e El Niño avvenuto nel 2015 ha causato, nel corso dell’anno successivo,
estate torride in Italia, con temperature oltre i
40°C in Sicilia e
siccità persistente in Sardegna, come riportato dal
Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare. Tendenze simili sono state osservate anche nel 2023, secondo i rapporti pubblicati dal
Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), che ha evidenziato come il Mediterraneo stia diventando un
hotspot climatico sempre più vulnerabile a queste oscillazioni.
Italia: vulnerabilità meteorologica e idrogeologica nella fase di transizione ENSO L’
Italia, per la sua
configurazione geografica allungata e il forte contrasto tra zone montuose e costiere, reagisce in maniera molto articolata ai cambiamenti imposti dalla transizione ENSO. Nel
Nord Italia, la transizione verso El Niño può portare a
precipitazioni abbondanti in autunno e inverno, con fenomeni intensi concentrati in pochi giorni, spesso responsabili di
frane e alluvioni, come accaduto in
Liguria e
Piemonte nel 2014 e 2019. La
val Padana, in particolare, può subire forti contrasti termici, con improvvisi episodi di
neve a bassa quota seguiti da rapide risalite termiche, dovute alla variazione della posizione del
getto polare. Nel
Centro-Sud, invece, l’impatto si manifesta più frequentemente sotto forma di
siccità e temperature anomale, specialmente in
Puglia,
Calabria e
Basilicata. Le
regioni adriatiche risultano spesso penalizzate da una minore frequenza di correnti umide occidentali, mentre le
zone tirreniche, come la
Campania e il
Lazio, possono alternare lunghi periodi di alta pressione a episodi violenti di
temporali convettivi. Anche il sistema agricolo risente pesantemente di queste alterazioni: la
viticoltura, l’
olivicoltura e la
coltivazione del grano sono attività esposte al rischio di
stress idrico,
brusche gelate primaverili e
eventi estremi fuori stagione.
La scienza del clima e il monitoraggio ENSO: strumenti e previsioni Il monitoraggio accurato della transizione tra La Niña ed El Niño avviene grazie a una rete globale di
boe oceaniche,
dati satellitari e modelli di previsione come quelli sviluppati dal
Copernicus ECMWF e dal
NOAA Climate Prediction Center. Attualmente, grazie all’utilizzo del
modello C3S Seasonal Forecast e del
modello IRI/CPC ENSO Prediction, è possibile prevedere con
diversi mesi di anticipo l’inizio di un nuovo ciclo ENSO e le sue possibili ripercussioni sulla
circolazione atmosferica globale. Secondo l’ultimo aggiornamento del
NOAA del marzo 2025, si prevede che El Niño
persisterà fino all’inizio dell’estate 2025, con una successiva possibile attenuazione. Il
WMO (World Meteorological Organization) ha indicato che ci troviamo nel mezzo di un periodo di transizione in cui gli effetti sul clima europeo sono
amplificati dalle interazioni con altri fenomeni, come
l’oscillazione nord-atlantica (NAO) e
l’Artico in riscaldamento.
El Niño e il meteo estivo italiano: le attese per il 2025 In base alle attuali proiezioni, l’
estate 2025 potrebbe essere
una delle più calde dell’ultimo decennio in Italia, con possibili
ondate di calore prolungate e
scarsità di piogge in diverse regioni, soprattutto lungo il
versante adriatico e nel
Sud Italia. I modelli indicano che il
Mediterraneo centro-occidentale, comprese
Sardegna e
Corsica, sarà probabilmente sottoposto a un
regime anticiclonico persistente, alimentato dalla
subsidenza tropicale legata ad El Niño. In questa configurazione, i
fronti atlantici faticano a penetrare nella penisola, lasciando il territorio esposto a
lunghi periodi di stabilità atmosferica, temperature
oltre la media di +2 o +3°C e un forte rischio di
deficit idrico nei bacini montani.
Fonti scientifiche e bibliografia Per una visione più approfondita degli effetti ENSO in Europa e nel Mediterraneo, si rimanda ai seguenti riferimenti autorevoli:
- NOAA Climate Prediction Center: https://www.cpc.ncep.noaa.gov
- Copernicus Climate Change Service: https://climate.copernicus.eu
- World Meteorological Organization (WMO): https://public.wmo.int
- Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC): https://www.cmcc.it
- Articoli scientifici su Nature Climate Change, Geophysical Research Letters, Journal of Climate.
Questi gli effetti meteo della transizione da La Niña a El Niño in Italia