Queste immagini di cibo create con l’IA mettono anche te a disagio (ti spiego perché)?
Un recente studio pubblicato sulla rivista Appetite e condotto dall’Università di Duisburg-Essen ha evidenziato una risposta inaspettata alle immagini di cibo generate dall’intelligenza artificiale. Nonostante l’aspetto a volte iperrealistico, molte persone percepiscono queste immagini come disturbanti, specialmente quando presentano leggere imperfezioni visive. La ricerca si è basata sulla teoria della “valle del perturbante”, concetto sviluppato...

Un recente studio pubblicato sulla rivista Appetite e condotto dall’Università di Duisburg-Essen ha evidenziato una risposta inaspettata alle immagini di cibo generate dall’intelligenza artificiale. Nonostante l’aspetto a volte iperrealistico, molte persone percepiscono queste immagini come disturbanti, specialmente quando presentano leggere imperfezioni visive.
La ricerca si è basata sulla teoria della “valle del perturbante”, concetto sviluppato dallo scienziato giapponese Masahiro Mori, che descrive il disagio suscitato da oggetti quasi realistici, ma non del tutto. I partecipanti allo studio – 95 individui – hanno valutato 38 immagini di piatti realizzati tramite AI, differenziati per grado di realismo: da molto realistici a chiaramente artificiali, fino a pietanze dall’aspetto marcio o deteriorato.
Le immagini quasi perfette ma con piccoli errori, come proporzioni errate o texture innaturali, sono state giudicate le più inquietanti. Al contrario, le immagini completamente realistiche o palesemente finte hanno suscitato meno disagio, probabilmente perché il cervello umano riesce a classificarle più facilmente come sicure o finte.
La neofobia alimentare
Un aspetto interessante è emerso dal confronto tra la percezione delle immagini e la neofobia alimentare, ovvero la paura di provare nuovi cibi. Le persone con livelli più alti di neofobia tendevano a provare un maggiore senso di disagio di fronte a immagini imperfette, mentre la semplice sensibilità al disgusto non risultava determinante. Inoltre chi aveva un indice di massa corporea più elevato mostrava una maggiore tolleranza e, in alcuni casi, apprezzamento per le immagini di cibo generate dall’AI.
Questi risultati sollevano interrogativi importanti sull’uso dell’intelligenza artificiale nel marketing alimentare. Anche piccoli errori visivi possono compromettere l’efficacia di una campagna pubblicitaria, rendendo un piatto poco appetitoso invece che invitante. Per questo motivo è necessario un uso estremamente attento di queste tecnologie, soprattutto in ambiti in cui l’estetica visiva del cibo è fondamentale per il successo commerciale.
Infine lo studio suggerisce che l’evoluzione umana ci ha resi particolarmente sensibili alle anomalie visive nel cibo, come meccanismo di autoprotezione. Tuttavia questa capacità può indurre anche falsi allarmi, spingendoci a rifiutare alimenti perfettamente sicuri solo perché visivamente “sbagliati” o, in questo caso, generati da un’intelligenza artificiale.
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Fonte: Appetite
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