Gaza: Israele uccide 70 palestinesi, il Programma Alimentare ONU lancia l’allarme carestia
Nella Striscia di Gaza, non fa che aumentare il clima di terrore prodotto dagli attacchi dell’esercito israeliano: dall’alba di ieri, almeno settanta civili sono morti a causa dei continui raid dell’IDF, che hanno colpito case e campi profughi, falciando vite in ogni angolo del territorio, da Gaza City fino a Rafah. Mentre i corpi si […] The post Gaza: Israele uccide 70 palestinesi, il Programma Alimentare ONU lancia l’allarme carestia appeared first on L'INDIPENDENTE.

Nella Striscia di Gaza, non fa che aumentare il clima di terrore prodotto dagli attacchi dell’esercito israeliano: dall’alba di ieri, almeno settanta civili sono morti a causa dei continui raid dell’IDF, che hanno colpito case e campi profughi, falciando vite in ogni angolo del territorio, da Gaza City fino a Rafah. Mentre i corpi si accumulano nei corridoi degli ospedali ormai senza letti, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite ha avvertito che il sistema di aiuti umanitari è sull’orlo del collasso e la carestia incombe. In quello che è da mesi un teatro degli orrori, dove l’acqua è un miraggio e i generatori rimangono spenti, due milioni di persone sono ridotte a ostaggi affamati, privi di medicine e protezione.
Da nord a sud, l’esercito israeliano ha intensificato i bombardamenti: fonti mediche Palestinian Health Ministry riferiscono di colpi d’artiglieria e sortite aeree letali non solo nella già martoriata Gaza City e nel settore settentrionale, ma anche a Khan Younis e Rafah. Il personale sanitario ha riferito all’emittente Al Jazeera di ambulanze costrette a fermarsi per mancanza di carburante, di ambulatori trasformati in obitori e di bambini denutriti. I valichi restano chiusi da sei settimane: aiuti alimentari e medicinali marciscono oltre i confini. «Non è una guerra, è un assalto senza freni a persone inermi», scrive Jack Khoury sull’organo di stampa israeliano Haaretz, definendo «fuorviante» l’uso della parola “guerra” e ribadendo che Israele ha fatto dei civili di Gaza «ostaggi di uno strumento di pressione basato su fame e sete». Dal 18 marzo, 420mila persone sono state costrette a spostarsi di nuovo a causa delle evacuazioni sul 69% del territorio. Ieri, oltre settanta tra uomini, donne e bambini sono stati uccisi: tra questi, sette membri della famiglia Nassar a Zeitoun, sei a Khan Younis e dieci in un’unica abitazione a Bani Suheila.
Intanto, le organizzazioni umanitarie lanciano un grido d’allarme sui massacri perpetrati dall’esercito dello Stato Ebraico e dalla fame patita dal popolo palestinese. Le cifre sono agghiaccianti: oltre 51mila palestinesi uccisi finora e centinaia di operatori umanitari tra i caduti – almeno 400 soccorritori e 1.300 sanitari secondo l’ONU – spesso a causa di attacchi che non risparmiano nemmeno convogli e ospedali. Il raid domenicale sull’Al‑Ahli Arab Hospital, parzialmente operativo nel Nord, ha costretto la struttura a chiudere i reparti di terapia intensiva. Dopo diciotto mesi di conflitto e un assedio totale di sei settimane, il 95% delle 43 organizzazioni umanitarie internazionali e palestinesi ha dovuto ridurre o sospendere i servizi dalla fine del cessate il fuoco del 18 marzo.
«Due milioni di persone a Gaza, la maggior parte delle quali sfollate e senza reddito, dipendono interamente dagli aiuti alimentari», ha scritto ieri sulla piattaforma il Programma Alimentare Mondiale dell’ONU, evidenziando che «mentre le scorte diminuiscono e i confini restano chiusi, Gaza ha bisogno di cibo subito». I CEO di Save the Children e di altre undici ONG hanno sottolineato che «questa è una delle peggiori catastrofi umanitarie della nostra generazione». «Non possiamo dare alcun aiuto se non ci si garantisce la sicurezza», denunciano le organizzazioni, che segnalano almeno 9mila pallet di rifornimenti bloccati al di fuori di Gaza. Le ONG aggiungono che le nuove regole israeliane su visti e registrazione delle ONG – definite dal Segretario generale ONU «una pericolosa limitazione degli aiuti fino all’ultima caloria e chicco di farina» – rischiano di mietere altre vittime, impedendo di fatto qualsiasi intervento indipendente.
Intanto, il governo Israeliano ha definitivamente gettato la maschera sui suoi piani per Gaza. Lo ha fatto il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che ha delineato una politica «chiara e inequivocabile» imperniata su alcuni punti fondamentali: occupare in maniera permanente la Striscia e bloccare tutti gli aiuti umanitari alla popolazione, proseguendo nel mentre con bombardamenti ininterrotti. Con il pretesto di creare una «zona cuscinetto» tra i palestinesi e gli insediamenti israeliani illegali, l’IDF (Israel Defence Forces, l’esercito israeliano) «non abbandonerà le zone bonificate e conquistate», ha detto Katz. Allo stesso tempo, al fine di esercitare pressioni su Hamas, verranno bloccati tutti gli aiuti umanitari, mentre saranno condotti «attacchi continui contro i terroristi di Hamas e le infrastrutture terroristiche». Come svelato pochi giorni fa da Haaretz, che aveva pubblicato i progetti fino ad ora rimasti segreti del governo di Netanyahu, il 16% dell’enclave sarà infatti destinato a diventare una «zona cuscinetto», nella quale le case dei palestinesi (o quel che ne rimane) saranno completamente rase al suolo e sarà vietato del tutto il ritorno dei legittimi proprietari. Contemporaneamente, sarà creato un corridoio, situato nel mezzo della Striscia, che permetterà a Israele di «controllare il traffico sulle strade strategiche, che sono al centro dei negoziati con Hamas».
The post Gaza: Israele uccide 70 palestinesi, il Programma Alimentare ONU lancia l’allarme carestia appeared first on L'INDIPENDENTE.