Ponte sullo Stretto, Salvini accelera: il dossier torna sul tavolo
Con il Ponte sullo Stretto Salvini spinge su fondi e cantieri, promette ascolto alle comunità locali e punta a un’opera che intreccia ambizioni politiche, ambientali ed economiche

Il Ponte sullo Stretto di Messina ha ripreso posto nei documenti di governo, questa volta con un intento meno effimero del solito. Archiviati faldoni e maquettes che hanno riempito scaffali per decenni, l’esecutivo Meloni ha tolto la polvere dalla Stretto di Messina S.p.A. e l’ha rimessa in moto con dotazioni economiche robuste e una progettualità finalmente esibita.
Nel ruolo di regista, Matteo Salvini ha scelto una postura calibrata: dichiarazioni che rassicurano senza cedere troppo terreno. Dal palco (digitale) di Villa San Giovanni, uno snodo storico della mobilità tra Calabria e Sicilia, il ministro delle Infrastrutture ha rivendicato l’ascolto delle comunità locali, evitando i toni cerimoniali che spesso accompagnano questi annunci. Ha garantito che le richieste e le riserve provenienti da entrambe le sponde dello Stretto troveranno spazio nel processo decisionale. Una dichiarazione misurata, ma necessaria, in attesa che il progetto incassi l’approvazione formale del Cipess, ultimo passaggio prima dell’apertura dei cantieri.
Ponte sullo Stretto: quanto costa e quali sono gli impatti economici
Dal punto di vista finanziario, il costo del Ponte sullo Stretto e delle opere di collegamento collegate è stimato in circa 13,5 miliardi di euro. Questa cifra include sia la costruzione del ponte in sé (una campata unica di oltre 3 chilometri, destinata a essere la più lunga al mondo) sia gli interventi stradali e ferroviari di raccordo su entrambe le sponde. Il Governo ha assicurato la copertura integrale dell’investimento: con la Legge di Bilancio 2025 la dotazione complessiva destinata all’opera è stata portata a circa 14,7 miliardi di euro, garantendo così le risorse necessarie ad ottenere l’ok definitivo degli organi competenti (il citato Cipess). Proprio in vista dell’approvazione del progetto, Salvini ha voluto rimarcare l’importanza di condividere ogni fase con gli enti locali, segnalando che “le istanze del territorio” (dai piani di sviluppo urbano alle richieste di mitigazioni) saranno ascoltate con attenzione.
Gli aspetti economici vengono enfatizzati come un importante beneficio collaterale dell’opera. Secondo le dichiarazioni del ministro Salvini, il Ponte sullo Stretto sarà una “rivoluzione positiva, con almeno 120.000 nuovi posti di lavoro” generati durante gli anni di cantiere, destinati a portare sviluppo e benessere dal Sud al Nord Italia.
Il dato, che include anche l’indotto, lascia intuire un’aspettativa di ricadute occupazionali non trascurabili per Sicilia e Calabria. L’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, ha parlato della volontà di “massimizzare le ricadute socio economiche del ponte in favore delle città di Villa San Giovanni e Messina”, lasciando intendere che il progetto non si esaurirà nella sola ingegneria.
Dietro le cifre, si muove un sistema economico che punta a innescare commesse, flussi turistici e nuove attività. Un infopoint sarà attivato presso Confindustria Reggio Calabria, pensato per orientare le imprese locali verso le opportunità generate dai cantieri.
Cosa prevede la valutazione d’impatto
L’iter ambientale del Ponte sullo Stretto è passato al setaccio delle commissioni competenti. A fine 2024, la VIA-VAS ha concesso il via libera con allegato un lungo elenco di prescrizioni. Il progetto dovrà tenere conto di ecosistemi, rumori, vibrazioni e tutto ciò che un’opera di questo calibro inevitabilmente tocca. Per i danni che non si possono evitare, il governo ha sfoderato l’arma dell’Iropi: interesse pubblico, tradotto in linguaggio europeo.
Sul fronte ambientalista non si fanno sconti. L’area dello Stretto ospita biodiversità preziose e un’attività sismica tutt’altro che trascurabile. Salvini ha liquidato le critiche, definendo gli allarmi infondati e rilanciando con una battuta: in caso di disastro, il Ponte sarà l’unica cosa ancora in piedi.
Tecnici e istituzioni assicurano resistenza anche agli scenari più estremi. Intanto si promettono compensazioni e migliorie, tra riforestazioni e ritocchi urbanistici. Il prestigio dell’opera dovrà convivere con un territorio che non è disposto a farsi asfaltare in silenzio.
Il Ponte sullo Stretto cambierà le infrastrutture del Sud Italia
Il Ponte sullo Stretto, in attesa dell’inizio dei lavori, è stato rispolverato anche dall’Europa, che lo ha piazzato nella rete TEN-T. Un bollino strategico per un’infrastruttura che promette di avvicinare Calabria e Sicilia alle arterie continentali. Oggi il traghettamento di persone e merci è un esercizio di pazienza: ore di attesa per attraversare qualche chilometro di mare. Con il ponte, il tempo si accorcia e la mobilità entra nel ventunesimo secolo.
La Sicilia, più raggiungibile, potrebbe smettere di essere l’ultima fermata e diventare un nodo vero. Turismo, scambi commerciali, logistica: tutto può guadagnarne, almeno sulla carta. A Messina e Reggio Calabria si attendono anche strade più decenti, ferrovie più rapide e svincoli degni di un Paese che si dice industriale.