Payback sui dispositivi medici, il Tar rigetta i ricorsi delle aziende. Che minacciano: “Stop a forniture per gli ospedali”
Aziende sul piede di guerra dopo che il Tar del Lazio ha rigettato i ricorsi dei produttori contro il meccanismo del payback sui dispositivi medici, norma introdotta dal governo Renzi e applicata da Draghi che obbliga i fornitori di quei dispositivi a restituire una percentuale di quanto incassato dalle aziende sanitarie che hanno sforato i […] L'articolo Payback sui dispositivi medici, il Tar rigetta i ricorsi delle aziende. Che minacciano: “Stop a forniture per gli ospedali” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Aziende sul piede di guerra dopo che il Tar del Lazio ha rigettato i ricorsi dei produttori contro il meccanismo del payback sui dispositivi medici, norma introdotta dal governo Renzi e applicata da Draghi che obbliga i fornitori di quei dispositivi a restituire una percentuale di quanto incassato dalle aziende sanitarie che hanno sforato i tetti di spesa. Le aziende, è la motivazione addotta dai giudici amministrativi, avrebbero dovuto essere consapevoli del meccanismo, noto dal 2015, e “di conseguenza, ben avrebbero potuto e dovuto orientare i propri comportamenti”. Ma i produttori non ci stanno: annunciano ricorso, sostengono che la misura rischia di portare al collasso tante realtà produttive si dicono costretti a valutare il blocco delle forniture per gli ospedali. Come è evidente, a subire le conseguenze del braccio di ferro rischiano di essere i cittadini: migliaia di pazienti, avverte la Fifo (Federazione italiana fornitori in sanità) Confcommercio, “potrebbero subire conseguenze dirette dalla mancanza di dispositivi, dai ventilatori polmonari agli stent coronarici, dalle protesi ortopediche fino ai dispositivi per la dialisi“.
Cinque sono state le sentenze emesse dal Tar del Lazio per rigettare i ricorsi proposti dalle aziende fornitrici, che contestavano il decreto con cui il ministro della Salute e quello dell’Economia hanno adottato la “Certificazione del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici a livello nazionale e regionale per gli anni 2015, 2016, 2017 e 2018”. La Corte Costituzionale, lo scorso anno, ha già ritenuto il meccanismo “ragionevole”, e il Tar ha motivato la sentenza affermando che il sistema era “sostanzialmente noto” e con specifico riferimento alla fissazione del tetto di spesa regionale “deve ricordarsi che era già nota la quantificazione del tetto di spesa nazionale”. Cosa che porta il Tar a ritenere che le aziende del settore “si dovevano ritenere già edotte, ex ante, dei rischi contrattuali insiti nella fornitura dei dispositivi medici”. Per cui “avrebbero dovuto considerare le dinamiche del mercato di riferimento” e, di conseguenza, “ben avrebbero potuto e dovuto orientare i propri comportamenti”.
Le aziende, dunque, dovrebbero ora restituire alle Regioni una cifra pari a circa 1 miliardo di euro per gli anni 2015-18. Ma non ne vogliono sapere e chiedono un intervento urgente del governo per scongiurare la crisi. Sette sigle rappresentative del settore, in un comunicato congiunto, definiscono “giuridicamente inconsistenti” gli argomenti del Tar. Aforp, Confapi salute università ricerca, Confimi Industria Sanità, Confindustria dispositivi medici, Conflavoro PMI Sanità, Coordinamento filiera e Fifo Confcommercio affermano che “non conoscevano la spesa nazionale in dispositivi medici, nonostante fosse noto il tetto di spesa, e non erano in grado di prevedere la quota parte di compartecipazione alla spesa pubblica”. “Siamo certi”, aggiungono, “che il Mef interverrà presto, avendo già avviato un tavolo di lavoro congiunto per trovare presto una soluzione politica”. Come sottolineato dal ministro Giancarlo Giorgetti, ricordano, “il payback evidentemente era un cerotto ad un’emorragia che merita altri tipi di cure”. Infine la profezia di sventura: la norma, concludono, “porterà ad una riduzione dei posti di lavoro, degli investimenti e del Pil”. Sveva Belviso, presidente di Fifo Confcommercio, ammonisce: “In assenza di un intervento immediato, saremo costretti a valutare lo stop delle forniture di dispositivi medici agli ospedali”.
Gli amministratori locali dal canto loro festeggiano. “Si consolida in modo inequivocabile una giurisprudenza che conferma la legittimità dell’impianto normativo del payback sui dispositivi medici e dei provvedimenti che ne sono derivati”, commenta l’assessore regionale alla sanità della Toscana, Simone Bezzini.
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