Pasqualini (Pmc Coach): “La strategia aziendale per le Pmi non è un lusso”
In un contesto economico instabile e competitivo, le Pmi si trovano spesso a dover “navigare a vista”. Ma è proprio in questi scenari che la consulenza direzionale può fare la differenza, fornendo strumenti concreti. Ne parliamo con Diego Pasqualini, consulente direzionale con oltre 25 anni di esperienza, maturata tra Italia e mercati internazionali, oggi partner […] L'articolo Pasqualini (Pmc Coach): “La strategia aziendale per le Pmi non è un lusso” proviene da Economy Magazine.

In un contesto economico instabile e competitivo, le Pmi si trovano spesso a dover “navigare a vista”. Ma è proprio in questi scenari che la consulenza direzionale può fare la differenza, fornendo strumenti concreti. Ne parliamo con Diego Pasqualini, consulente direzionale con oltre 25 anni di esperienza, maturata tra Italia e mercati internazionali, oggi partner di Pmc Coach.
Quale ritiene sia oggi il vero valore della consulenza direzionale per una Pmi?
Il valore della consulenza direzionale per una PMI è più attuale che mai. Negli ultimi anni, il contesto competitivo è cambiato radicalmente: la complessità cresce, i mercati si evolvono in fretta e la pressione sui margini è sempre più forte. Tuttavia, molte PMI continuano a basarsi prevalentemente su una grande capacità di adattamento operativo, spesso guidata dall’imprenditore o da pochi manager di riferimento. La consulenza direzionale aiuta proprio a fare un salto di qualità: fornisce alle aziende strumenti per strutturare meglio la propria organizzazione interna, definire una visione strategica solida e costruire processi chiari e condivisi. Quando entro in azienda, trovo spesso realtà che lavorano bene ma “a vista”, senza una mappa precisa. Il nostro lavoro è supportare l’impresa nella definizione di questa mappa, che permette di orientarsi anche quando il mercato cambia o si complica.
Molti imprenditori pensano che la consulenza sia “teoria” e che le PMI non ne abbiano bisogno. Perché questa percezione è ancora così diffusa?
Perché le PMI sono immerse ogni giorno nelle urgenze operative. L’imprenditore e il management passano la maggior parte del tempo a “risolvere problemi”, spesso legati a richieste dei clienti, scadenze, approvvigionamenti o imprevisti produttivi. In questo scenario, parlare di strategia o di consulenza può sembrare un lusso. Ma è proprio questo il punto: chi si limita a reagire agli eventi rischia di non costruire nulla di duraturo. La consulenza direzionale serve a far emergere una consapevolezza nuova: il valore non è solo nella capacità di risolvere l’oggi, ma nel costruire una struttura organizzativa, dei processi e una leadership che possano garantire la continuità e la crescita domani. Quando le PMI iniziano a vedere i benefici di questo cambio di prospettiva, spesso diventano le prime a chiedere di approfondire.
Qual è l’approccio che adottate con PMC Coach? È solo una questione di processi e numeri?
Assolutamente no, e anzi, qui sta la vera differenza. Certo, partiamo dall’analisi dei processi e degli aspetti organizzativi: definiamo ruoli, responsabilità, flussi di lavoro, obiettivi misurabili. Ma sarebbe riduttivo pensare che basti scrivere procedure per cambiare un’azienda. La componente umana è centrale. Un’organizzazione funziona se chi la vive – manager, team leader, collaboratori – capisce il senso dei cambiamenti e si sente parte attiva del percorso. Per questo lavoriamo molto anche sulla formazione, sulla leadership e sul rafforzamento delle competenze trasversali. Il mio approccio, in particolare, è fortemente influenzato dal project management: ogni cambiamento organizzativo è un progetto, con obiettivi, fasi, ruoli e momenti di verifica.
Cosa ottiene una Pmi già nei primi mesi di consulenza?
Il primo risultato è ordine. Quando un imprenditore ci dice “mi sembra che adesso sia tutto più chiaro”, abbiamo già ottenuto un grande passo avanti. Diamo all’azienda strumenti semplici ma efficaci per gestire la complessità: ruoli definiti, processi più snelli, obiettivi condivisi e soprattutto maggiore chiarezza tra chi prende decisioni e chi deve attuarle. Questa chiarezza si riflette quasi subito in una riduzione degli errori, in tempi di risposta più rapidi e in una migliore capacità di gestire l’imprevisto. Poi, lavorando in continuità, si costruisce una cultura organizzativa che permette all’impresa di evolversi e di rispondere ai cambiamenti senza dover ogni volta “correre ai ripari”.
In che modo la sua esperienza nel project management ha influenzato il suo modo di fare consulenza?
Profondamente. Il project management per me è più di una tecnica, è una vera e propria mentalità. Ogni intervento in azienda lo considero come un progetto: definisco insieme al cliente gli obiettivi, ne misuriamo l’avanzamento e ne valutiamo i risultati. Questo approccio è molto apprezzato dagli imprenditori perché rende tangibile un processo che altrimenti rischierebbe di sembrare astratto. Inoltre, ci aiuta a costruire insieme alle persone un metodo di lavoro condiviso e sostenibile, evitando sia l’improvvisazione sia l’introduzione di modelli rigidi e calati dall’alto.
Se dovesse sintetizzare: qual è il vero vantaggio di una consulenza direzionale per le Pmi?
Il vantaggio più grande è la possibilità di costruire un’impresa che non sia solo reattiva, ma proattiva. Le Pmi che lavorano con un approccio direzionale non solo rispondono meglio agli imprevisti, ma imparano a prevenire, a innovare e a scegliere consapevolmente la direzione da intraprendere. Il vero obiettivo non è risolvere un problema specifico, ma costruire le basi per affrontare con efficacia tutte le sfide future.
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