Jovanotti si racconta tra musica, verità e successo: “Ho iniziato fischiettando, ora canto la felicità”

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Apr 19, 2025 - 23:25
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Jovanotti si racconta tra musica, verità e successo: “Ho iniziato fischiettando, ora canto la felicità”

Dietro l’ironia che lo contraddistingue, Jovanotti nasconde una verità che sa di favola contemporanea, così come racconta in un’intervista al Messaggero. Una di quelle che partono dal basso, dalla provincia e dalla difficoltà, ma che riescono ad arrivare dritte al cuore del Paese. Oggi, a quasi quarant’anni dal suo esordio, il ragazzo che cantava Gimme Five si conferma uno dei più longevi e amati artisti italiani.

Ma non tutto è sempre stato facile. E non tutto, nemmeno ora, è scontato.

«Quando ho iniziato non sapevo suonare», racconta senza filtri. «Ho fatto l’esame alla Siae fischiettando». È in questo dettaglio apparentemente buffo che si annida il senso della sua carriera: talento istintivo, voglia di comunicare, un’energia travolgente che ha superato i limiti tecnici.

Nonostante l’apparente leggerezza, Jovanotti ha sempre fatto un uso preciso della musica: «Quando canto canzoni allegre sento di essere nel mio elemento e trovarmi in ciò che mi è congeniale. Star bene e guardare al bello è in fondo la mia aspirazione più profonda».

A differenza di molti colleghi, che preferiscono cantare il dolore dell’amore, lui sceglie di raccontarne l’incanto, la gioia, l’euforia: «Le canzoni romantiche che parlano della bellezza dell’amore sono poche, mentre sulla fine del sentimento ne trovi quante ne vuoi. A me piace l’euforia, quell’epifania amorosa che è superiore a tutto: essere in due, bastarsi, volersi ancora, ogni giorno».

Una visione che affonda le radici nell’esperienza personale: «Mi è successo, è la mia fortuna e la benedico».

C’è chi dice che Jovanotti sia il cantore della felicità. Dario Brunori lo ha detto a chiare lettere. Ma lui resta umile: «Da sempre tento di raccontare le cose, ma non sono bravo a farlo e forse sono più adatto a evocarle. La felicità non mi appartiene costantemente, ma la conosco, l’ho vista apparire, la frequento».

Per spiegarsi, cita Vonnegut: “Quando siete felici, fateci caso”. E aggiunge: «La felicità è un vento che ogni tanto mi accarezza, quando soffia provo a respirarne l’aria».

Evidentemente, Jovanotti ci riesce, visto che da decenni riesce a trasmettere leggerezza e libertà con la musica. Dalla bici alla spiaggia, dalle balere ai palazzetti, è sempre rimasto in sintonia con lo spirito del tempo, evolvendosi senza snaturarsi.

Lorenzo è cresciuto in Vaticano, figlio di un gendarme e di una madre che descrive con ironia e affetto: «Una coppia molto tradizionale in cui la mamma è passivo-aggressiva e il mio babbo, nei toni, è solo aggressivo».

Non nasconde i momenti difficili: «Quando ero bambino speravo che i miei genitori si mollassero, perché avevo l’illusione che sarebbero stati entrambi più felici. Litigare era il loro linguaggio». E sulla disciplina in casa aggiunge: «Minchia, sì, eccome: qualche calcio nel culo l’ho preso. Più che altro per le bugie».

Un racconto che unisce fragilità e affetto, come se l’infanzia vissuta tra litigi e punizioni fosse stata anche la culla della sua energia creativa.

Jovanotti non sembra affaticato dal tempo. Anzi, ogni suo progetto (dal Jova Beach Party alla scrittura) è un tentativo di reinventare lo spettacolo e di continuare a portare il suo messaggio nel mondo.

Un messaggio semplice, eppure prezioso: guardare al bello, raccontare la gioia, afferrare il vento della felicità quando passa.

E se serve fischiettare per cominciare, tanto meglio.

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