Pagati poco (e male). Quella cattiva retribuzione che non valorizza il merito

L’analisi di Verbaro (Forma.Temp): remunerare rischio, responsabilità e disagio. Altrimenti le giovani generazioni non sceglieranno più alcune professioni.

Mag 4, 2025 - 05:18
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Pagati poco (e male). Quella cattiva retribuzione che non valorizza il merito

Verbaro *
L’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai salari adeguati e l’attenzione degli ultimi anni sui bassi salari e salari poveri sono frutto di un problema ampio e diffuso che riguarda le politiche che vengono oggi adottate in un mercato del lavoro soggetto a grandi cambiamenti.

Vi è un problema che è tipico del pubblico, ma non solo, che è la “cattiva” retribuzione, cioè essere pagati male per il fatto di non riconoscere economicamente caratteristiche del lavoro, sui quali in passato magari si passava sopra. Oltre ad avere un problema di bassi salari soprattutto in alcuni settori (per esempio multiservizi, commercio, vigilanza, logistica, enti locali, scuola, cooperative), vi è un problema di cattiva retribuzione, che non riesce a remunerare adeguatamente rischio, responsabilità e disagio. Pertanto per le giovani generazioni, soprattutto quelle più attrezzate, il lavoro che non remunera queste caratteristiche è unfair, come afferma l’Ocse parlando della qualità del lavoro.

Se parliamo di rischio ovviamente ci vengono in mente alcuni settori come la sanità o l’edilizia; se pensiamo alle responsabilità non possiamo dimenticare chi si occupa dell’educazione e formazione degli studenti, i chirurghi, chi gestisce fondi e risorse e personale; il disagio riguarda una sede in una città dove il costo della vita è elevato o distante e non ben collegata o un lavoro dove la turnazione e reperibilità sono frequenti. Fattori che non possono essere ignorati e che contribuiscono a creare quei fenomeni di posti vacanti se non remunerati e che portano ad un abbassamento se non chiusura dei servizi e delle attività economiche e a contribuire alla desertificazione di alcune aree del Paese.

È il paradosso di un Paese che ha ancora un basso tasso di occupazione ma un numero crescente di vacancy come ci ricorda periodicamente il Rapporto Excelsior. Come trattenere e attrarre i giovani e il personale qualificato costituisce oggi una grande sfida per i datori di lavoro pubblici e privati e passa necessariamente dalle politiche salariali. Non basta un buon welfare aziendale. Oltre che per il famoso “merito”, occorre differenziare la retribuzione anche per altri elementi e fattori che riguardano le caratteristiche del lavoro che lo rendono meno conveniente o sacrificante.

La restrizione demografica/educativa porta a evidenziare criticità in passato sopportate, come nell’era degli alti tassi di disoccupazione. Oggi, inoltre, caduto il mito del lavoro per sempre e ampliate dai trasporti e dalle tecnologie le possibilità di cambiare lavoro, ci troviamo di fronte a fenomeni di dimissioni e mobilità mirate che investono l’intero Paese.

* Presidente Forma.Temp,
senior advisor Adepp