Pace a ostacoli in Ucraina. Mattarella frena sui soldati: "Parlarne è prematuro"
Il presidente in Giappone: ancora non sono neanche partiti i negoziati. Coalizioni spaccate sul riarmo. Salvini attacca Macron: "È un matto".

Il presidente della Repubblica allinea le recalcitranze del Pd e copre il governo sul progetto per la difesa europea. Non senza avvertire che non si può indulgere in eccessiva accondiscendenza nei riguardi dei piani di pace russo-americani obtorto collo ucraino. "Una pace fondata sulla prepotenza non durerebbe a lungo", manda infatti a dire Sergio Mattarella dalla visita di Stato in Giappone. Avvertendo che per ora "non sono neanche iniziati i negoziati" e perciò qualsiasi decisione in merito alla partecipazione italiana a una missione di peacekeeping sarebbe prematura. Anche se nel condizionale sta proprio la disponibilità del Quirinale, che è a capo delle Forze armate, nei riguardi dell’eventuale impegno di pace sul terreno ucraino.
Per il conflitto "serve una pace giusta" che "non sia fragile e transitoria" e non soggiaccia "alla prepotenza delle armi", dice Mattarella intervistato dalla tv nipponica, in quanto altrimenti si aprirebbe "una stagione pericolosissima per la vita internazionale". Va insomma cercata "con convinzione una soluzione di pace che non mortifichi nessuna delle due parti", sostiene il capo dello Stato, aprendo cautamente alla necessità di non mortificare "l’aggressore" russo, ma senza deporre la premura per l’integrità nazionale ucraina in vero erosa dalla guerra guerreggiata. Per Mattarella si tratta di garantire il futuro di pace dell’intera Europa, in quanto "la violazione delle regole del diritto internazionale è inammissibile" a meno di non ammettere la logica delle armi del "più forte". Perciò servono "regole certe che valgano per tutti", dagli ultimi ai potenti, per "una vita ordinata".
Il fatto è che Europa e Italia sono al vertice della tensione come non mai. Dopo lo showdown in mondovisione tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il suo ospite alla Casa Bianca Donald Trump, espresso sostenitore di un’abdicazione alla pace con la Russia di Vladimir Putin e di un cospicuo risarcimento in terre rare agli Usa da parte di Kiev, nel Vecchio Continente si è scatenata un’ondata di orgogliosa e non infondata presa di posizione a sostegno della causa ucraina e molto meno plausibile sdegno nei confronti del prepotente partner d’oltreoceano. Il che ha portato nel volgere di poche ore alla proposta di finanziamento da 800 miliardi al piano di riarmo europeo, insieme a prese di posizione come quelle di Emmanuel Macron sulla messa a disposizione dell’arsenale nucleare francese all’Ucraina che ha acuito le tensione con Mosca.
L’accelerazione sulla difesa comune, da finanziare eccedendo alle regole di stabilità un po’ come avvenuto durante il Covid, ha travolto e spiazzato la politica italiana. La maggioranza di governo è divisa tra l’approvazione incondizionata ai sensi dell’europeismo di Forza Italia, lo scetticismo pseudo pacifista trumpiano della Lega (Salvini è netto: "Mai un esercito Ue guidato da quel matto di Macron") e l’arduo sforzo di mediazione del partito della premier Giorgia Meloni, che non vuol rinunciare alla difesa dei principî di libertà occidentali rappresentati dall’Ucraina né al rapporto con gli interessi dell’amministrazione Trump. Nell’opposizione, invece, la diffidenza di Elly Schlein si è scoperta isolato sia tra i partner del gruppo S&D che con la minoranza interna al Pd, oltre che soprattutto col Quirinale (per tacere dei centristi di Azione, Italia viva, +Europa). La segretaria dem si è trovata centrifugata dalla parte di 5 Stelle e Avs, che contestano il militarismo di ReArm Eu. Che invero riguarda soprattutto il rilancio industriale dell’Europa in recessione, a cominciare dalla locomotiva tedesca, che in nome dello sviluppo militare ha rinnegato e fatto rinnegare l’austerità.