“Ora Trump e Zelensky si parlano”. Spannaus: ma restano grandi scogli

L’analista americano sulla foto storica: “Qualcosa si muove, si dovrà tener conto della realtà sul terreno”

Apr 28, 2025 - 04:46
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“Ora Trump e Zelensky si parlano”. Spannaus: ma restano grandi scogli

Roma, 28 aprile 2025 – Qualcosa si muove. Il colloquio in San Pietro fra Donald Trump e Volodymyr Zelensky non avrà fatto un miracolo, ma ha almeno posto le premesse per un dialogo a quattro. Un presidente che sembra partire da posizioni meno intransigenti e che potrebbe essere pronto a trattare anche sui dazi. Andrew Spannaus, giornalista e analista americano, spiega cosa potrebbe seguire all’ormai iconica foto che ritrae il presidente americano e quello ucraino in San Pietro.

Andrew Spannaus, qualcuno ha usato l’espressione “il miracolo di Francesco”. Che lettura dà dell’incontro fra Trump e Zelensky?

“Diciamo che stanno parlando. Da una parte Trump non ha avuto atteggiamenti inopportuni, dall’altra Zelensky ha capito come trattarlo a livello personale. Soprattutto, c’è in atto un discorso che prevede la partecipazione di quattro parti. Questo sicuramente è incoraggiante, ci sono discussioni pubbliche e dietro le quinte. Non dimentichiamo però che rimangono scogli importanti da superare sia da parte della Russia, sia dell’Ucraina”.

Quindi, da adesso in avanti, si potrebbe andare avanti anche con l’Europa?

“Gli Stati Uniti hanno presentato una proposta. L’Ucraina ha presentato una controproposta e anche l’Europa ha suggerimenti; quindi, sicuramente fa parte della discussione, soprattutto gli inglesi che spingono molto sulla questione della forza militare. Quest’ultimo è un punto molto importante. Secondo gli inglesi, gli Stati Uniti hanno dato privatamente indicazione di essere disposti a sostenere dall’esterno le truppe sul campo”.

Fino a due giorni fa Trump sembrava sostenere un piano nettamente a favore di Mosca. Cosa può fare il Cremlino adesso, anche in considerazione degli appelli del presidente a finire il conflitto il prima possibile?

“Mi pare che Mosca si stia comportando in modo furbo. Non si sbilancia pubblicamente. Mostra apertura nei confronti degli Stati Uniti, quando parla con Trump, contando sul fatto che poi Zelensky non accetti quello che propone il capo della Casa Bianca, cosa che fa spesso”.

Cosa ha in mente il presidente americano?

“Il piano proposto da Trump rispecchia la situazione sul campo e, in merito alla Crimea, somiglia molto a quello che voleva fare nel 2018. In cambio però la Russia dovrà accettare una garanzia di sicurezza per l’Ucraina da parte degli Stati Uniti. È chiaro che dovrà tenere conto delle resistenze da entrambe le parti, soprattutto dell’Ucraina, ma, per quanto sia brutto dirlo, si dovrà tenere conto della realtà sul terreno”.

Come hanno preso a Washington il colloquio fra Trump e Zelensky?

“Dipende da che parte di Washington si parla. È chiaro che c’è una minoranza vicino a Trump che sposa una linea dura contro il presidente Zelensky, dicendo che non è un leader democratico e nemmeno un alleato affidabile. Dall’altra parte, in molti, a Washington e negli Stati Uniti in generale, sono contenti di sentire il loro presidente dire frasi come “Putin non deve prendermi in giro””.

Parliamo di dazi. Il funerale di Bergoglio è servito anche a fare incontrare brevemente Trump e von der Leyen. Forse si tratta del risultato più clamoroso. Accordo in vista?

“Trump è già stato costretto a fare qualche passo indietro sui dazi. I dirigenti di azienda americani gli hanno detto che se va avanti così, anche con i dazi attuali, si rischia di avere gli scaffali vuoti. Quindi, questo è sicuramente il momento per trattare, anche da parte dell’Europa, che in primo luogo deve cedere qualcosa, ma subito dopo deve anche ripensare la politica interna e, invece di limitare la spesa pubblica, deve dare vita a più investimenti per il mercato interno”.