Ondata di licenziamenti nelle big tech: cosa c’è dietro?
Con la guerra commerciale iniziata dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump l’incertezza sul futuro è totale. Anche per le potentissime big tech. Nei giorni successivi all’annuncio dei dazi del 2 aprile, le compagnie tech sono crollate in Borsa. In particolare Apple, che in cinque giorni ha perso il 18,9%, pari a 664 miliardi di capitalizzazione. Il 4 […] L'articolo Ondata di licenziamenti nelle big tech: cosa c’è dietro? proviene da ilBollettino.

Con la guerra commerciale iniziata dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump l’incertezza sul futuro è totale. Anche per le potentissime big tech. Nei giorni successivi all’annuncio dei dazi del 2 aprile, le compagnie tech sono crollate in Borsa. In particolare Apple, che in cinque giorni ha perso il 18,9%, pari a 664 miliardi di capitalizzazione. Il 4 aprile Tesla era a -6%, Ndivia a -4,65%, Meta perdeva lo 0,37. Poi la risalita con il dietrofront sui dazi reciproci con la Cina e l’esenzione per quanto riguarda smartphone, computer e una serie di dispositivi elettronici. A quel punto Apple ha recuperato risalendo a +5%. La Samsung ha invece toccato il +1,8%. E nel frattempo è in corso un nuovo fenomeno.
I licenziamenti nelle big tech
Da inizio anno sono almeno 1.139 i dipendenti di industrie tech con sede negli Stati Uniti che hanno perso il lavoro (dati Crunchbase). Non è andata meglio neppure nel 2024, quando il numero dei licenziati del comparto è stato pari – sempre negli USA – a 157.950 persone, il 56,2% di tutto il settore tech globale, che impiega complessivamente 280.991 addetti. E sempre negativo è stato il bilancio nel 2023, con tagli pari a 191mila unità. Come si spiega una riduzione così consistente della forza lavoro per compagnie che invece producono in media utili da capogiro?
Forse c’entra l’intelligenza artificiale
Il dubbio è però che la vera ragione dietro la crisi del personale delle big tech sia l’implementazione dei sistemi AI. Non a caso anche Google ha annunciato un nuovo round di licenziamenti, con 200 dipendenti colpiti. Obiettivo è semplificare le strutture organizzative, come ha spiegato Omid Kordestani, Vicepresidente delegato alle vendite di Google, che ha dichiarato: «Abbiamo creato sovrapposizioni organizzative che non solo duplicano gli sforzi, ma rallentano la gestione delle decisioni e riducono l’efficienza del nostro team». Meta è sulla stessa linea. Marck Zuckerberg ha dichiarato di voler eliminare 3.600 dipendenti, pari al 5% della sua forza lavoro. Una «strategia di gestione delle performance», è stato detto.
Amazon in testa nel piano di esuberi delle big tech
Il piano di esuberi del colosso dell’ecommerce è iniziato nel 2023. I dipendenti allontanati sono stati finora 15mila, sempre con la presunta scusante del cambiamento di abitudini di acquisto della clientela, che renderebbe quindi eccedente una parte del personale. Eppure a guardare i bilanci si stenta a crederlo: le vendite nette sono cresciute dell’11% a 158,9 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2024, l’utile operativo è aumentato del 55,6% a 17,4 miliardi di dollari e l’utile netto è cresciuto del 55,2% a 15,3 miliardi di dollari.
Il caso Dell
L’altro esempio è la casa di produzione di computer Dell. L’incremento dei ricavi è durato nel 2024 tre trimestri consecutivi, con un’impennata del 9,51% a novembre 2024. C’è stata però una contrazione sul piano dell’utile lordo: 1,8 milioni. Il risultato è stato il licenziamento di 18.500 dipendenti. La giustificazione dichiarata dall’azienda, un declino nella domanda di personal computer e prodotti hardware.
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