Occupazione militare di Israele e sfollamento della “maggior parte” dei palestinesi: ecco cosa prevede il piano annunciato da Netanyahu per Gaza

Una nuova e “intensa” offensiva militare a Gaza, dove le truppe di Israele manterranno il controllo dei territori conquistati “fino al raggiungimento degli obiettivi bellici” contro Hamas, “spostando” la “maggior parte” della popolazione palestinese dalle zone di combattimento “per la sua stessa protezione”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato ieri sera in un video […]

Mag 6, 2025 - 12:25
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Occupazione militare di Israele e sfollamento della “maggior parte” dei palestinesi: ecco cosa prevede il piano annunciato da Netanyahu per Gaza

Una nuova e “intensa” offensiva militare a Gaza, dove le truppe di Israele manterranno il controllo dei territori conquistati “fino al raggiungimento degli obiettivi bellici” contro Hamas, “spostando” la “maggior parte” della popolazione palestinese dalle zone di combattimento “per la sua stessa protezione”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato ieri sera in un video pubblicato sui social il nuovo piano di attacco alla Striscia, che ha attirato molte critiche al governo dello Stato ebraico sia in patria che all’estero e contro cui Hamas ha deciso di abbandonare i colloqui per la tregua nel territorio costiero palestinese.

L’annuncio di Netanyahu
“Abbiamo deciso di intensificare l’operazione a Gaza”, ha annunciato ieri Netanyahu sui social, citando la riunione del gabinetto di sicurezza israeliano riunitosi domenica. “Questa era la raccomandazione del capo di stato maggiore (il generale Eyal Zamir, ndr) delle forze armate: procedere, come ha spiegato, verso la sconfitta di Hamas. Lui crede che questo ci aiuterà anche a liberare gli ostaggi. Sono d’accordo con lui. Non molleremo su questo punto e non rinunceremo a nessuno”, ha aggiunto il premier di Israele. “Non parleremo dei dettagli perché abbiamo già approfondito entrambe le questioni: cosa stiamo facendo per gli ostaggi e cosa stiamo facendo per la sconfitta (di Hamas, ndr)”.
“Una cosa sarà chiara: non entreremo e usciremo (dalla Striscia, ndr) solo per poi richiamare i riservisti, farli venire a conquistare il territorio, ritirarci ancora e procedere a nuove incursioni su ciò che resta (di Gaza, ndr). Non è questa la nostra intenzione. Qual è? Il contrario”, ha continuato Netanyahu, che nel filmato ha prima sostenuto la decisione del suo governo di non istituire una commissione d’inchiesta su quanto accaduto il 7 ottobre 2023 e poi ha annunciato la propria opposizione all’istituzione di un’altra nel dopoguerra. “Siamo alla vigilia di un’entrata più intensa a Gaza. Questa è una raccomandazione dello stato maggiore dell’esercito, non mia”, ha chiarito il primo ministro israeliano. “Se decidiamo di istituire una commissione d’inchiesta statale, domani dovremo dire ai soldati di andare ad assumere degli avvocati. Dovrebbero essere equipaggiati con armi, munizioni e tutte le forze necessarie per sconfiggere Hamas, non con i loro legali”.
L’annuncio del capo del governo dello Stato ebraico conferma così i piani proposti dalle forze armate di Israele (Idf) e approvati dall’esecutivo per la nuova offensiva a Gaza. Ma cosa prevedono nello specifico? Lo ha spiegato ieri alla stampa il portavoce delle Idf, generale Effie Defrin.

Il nuovo piano dell’Idf a Gaza
L’obiettivo della “nuova e intensificata fase” della guerra denominata Operazione Carri di Gedeone, ha spiegato il generale Defrin, “è il ritorno a casa dei nostri ostaggi e la sconfitta del regime di Hamas”. “Questi due obiettivi si combinano tra loro”, ha aggiunto il portavoce delle Idf, secondo cui la nuova offensiva “includerà un attacco su larga scala e lo spostamento della maggior parte della popolazione della Striscia – per la sua stessa protezione – in un’area sterile per Hamas”.
Il piano, ha continuato il generale Defrin, prevede poi “continui attacchi aerei, l’eliminazione dei terroristi e lo smantellamento delle infrastrutture” del gruppo palestinese. In particolare, ha chiarito il portavoce delle forze armate di Israele, l’esercito punta a mettere in atto il “modello Rafah” nel resto della Striscia. Questo, secondo il generale Defrin, comporterà radere al suolo “tutte le infrastrutture di Hamas” e dichiarare le zone conquistate parte della “zona cuscinetto” di Israele con la Striscia.
Un piano che comporta quindi la deportazione della “maggior parte” dei due milioni di abitanti del territorio costiero in aree non ancora identificate e un’occupazione continuativa delle zone conquistate dalle Idf. Un’iniziativa che ha fatto saltare i colloqui in corso per una tregua nella Striscia.

La risposta di Hamas e le reazioni internazionali
Hamas ha fatto sapere che di fronte a questo piano “non ha più senso” continuare i negoziati.”Non ha senso avviare colloqui o prendere in considerazione nuove proposte di cessate il fuoco finché la guerra della fame e dello sterminio continuano nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato oggi l’esponente del politburo del gruppo terroristico palestinese, Basem Naim, in un’intervista all’agenzia di stampa francese Afp. La comunità internazionale piuttosto, ha proseguito Naim, dovrebbe “fare pressione sul governo Netanyahu affinché ponga fine ai crimini che provocano fame, sete e uccisioni” a Gaza, dove da oltre due mesi Israele ha imposto il blocco all’ingresso degli aiuti umanitari.
L’iniziativa ha attirato anche le critiche delle Nazioni Unite. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, ha fatto sapere il suo portavoce Farhan Haq, “è allarmato dalle notizie sui piani israeliani di ampliare le operazioni terrestri e prolungare la presenza militare a Gaza”. “Questo porterà inevitabilmente a innumerevoli altre morti tra i civili e a ulteriore distruzione a Gaza”, ha aggiunto il funzionario delle Nazioni Unite, sottolineando come la Striscia debba restare “parte integrante di un futuro Stato palestinese”.
Critiche arrivate anche dall’Europa. “Il Regno Unito non sostiene l’espansione delle operazioni militari israeliane a Gaza”, ha fatto sapere ieri in una nota il Foreign Office di Londra. “Continuare a combattere non è nell’interesse di nessuno”. “È inaccettabile”, ha dichiarato invece in un’intervista radiofonica il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, secondo cui il governo israeliano sta “violando il diritto umanitario”, approvando un piano che comporterà “la conquista della Striscia di Gaza e il mantenimento dei territori” occupati. “L’Unione Eeuropea è preoccupata per la prevista estensione dell’operazione delle forze israeliane a Gaza, che causerà ulteriori vittime e sofferenze alla popolazione palestinese. Esortiamo Israele a esercitare la massima moderazione”, ha dichiarato invece ieri in conferenza stampa il portavoce della Commissione Ue, Anouar El Anouni. Più sfumata la posizione del governo italiano, che non cita direttamente i nuovi piani dello Stato ebraico. “Il nostro obiettivo è quello di due popoli e due Stati e siamo, come sempre, favorevoli al progetto egiziano per la ricostruzione di Gaza”, ha detto ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante un evento sportivo organizzato a Roma da Forza Italia, riferendosi all’iniziativa da 53 miliardi di dollari proposta ad aprile dall’Egitto e approvata dalla Lega araba, che prevede un governo palestinese “indipendente” della Striscia nel dopoguerra.
Ma persino l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump in Medio Oriente, Steve Witkoff, ha lanciato un appello all’unità di Israele. “Ricordo di essere stato in ospedale in Israele quando abbiamo fatto liberare le soldatesse dell’Idf e ho cantato la canzone ‘Am Yisrael Chai’ con loro e le loro famiglie. E ho pensato tra me e me: ‘Questo potrebbe essere il momento più gioioso della mia vita’”, ha dichiarato ieri Witkoff intervenendo alle celebrazioni per il Giorno dell’Indipendenza dello Stato ebraico all’ambasciata israeliana a Washington. “A nome del presidente Trump, mi impegno a lavorare instancabilmente affinché il Giorno dell’Indipendenza del prossimo anno non sia solo un augurio di felicità, ma una realtà di pace, prosperità e, per Israele, di unità”, ha proseguito l’inviato di Trump, secondo cui “sono in corso molti sforzi: iniziative per l’invio di aiuti umanitari a Gaza, cui plaudiamo, e l’allargamento degli Accordi di Abramo”. Gli israeliani però, ha esortato il miliardario statunitense, devono “scegliere l’unità rispetto alla divisione, la visione rispetto al disaccordo e la speranza rispetto alla disperazione. Quando lo farete, il futuro di Israele brillerà più che mai”. Un’unità però che non sarà certo raggiunta sulla nuova offensiva a Gaza.

Critiche interne
Il piano annunciato da Netanyahu ha però ricevuto un’accoglienza contrastata anche in patria. “Finalmente occuperemo la Striscia di Gaza”, ha affermato ieri sera il ministro delle Finanze ed esponente dell’estrema destra Bezalel Smotrich, invitando gli israeliani a “smetterla di avere paura della parola ‘occupazione’”.”Stiamo finalmente prendendo il controllo di tutti gli aiuti umanitari, in modo che non diventino rifornimenti per Hamas. Stiamo separando Hamas dalla popolazione, ripulendo la Striscia, riportando indietro gli ostaggi e sconfiggendo Hamas”, ha aggiunto Smotrich in un’intervista all’emittente locale Channel12, aggiungendo che una volta iniziata la nuova offensiva a Gaza non ci sarà “nessuna ritirata dai territori conquistati, nemmeno in cambio della liberazione degli ostaggi”. “L’unico modo per liberare gli ostaggi è sottomettere Hamas. Qualsiasi ritirata porterà al prossimo 7 ottobre”, ha concluso il ministro, a cui ha fatto eco il collega alla Cultura Miki Zohar, che in un’intervista all’emittente pubblica Kan ha chiarito come il vero obiettivo dell’offensiva contro Hamas è “la completa occupazione della Striscia”, pur riconoscendo che “una mossa del genere mette in pericolo gli ostaggi rimasti”. “Ma non c’è altra scelta”, ha concluso il ministro della Cultura israeliano.
Dichiarazioni che hanno provocato prima di tutto le proteste delle famiglie dei rapiti con lo Hostages & Missing Families Forum che ha accusato il governo Netanyahu di “aver scelto (di conquistare, ndr) il territorio (di Gaza, ndr) anziché (liberare, ndr) gli ostaggi”, osservando che, in base ai più recenti sondaggi, “questo va contro la volontà di oltre il 70 per cento della popolazione”. “Il piano approvato dal governo merita il nome di ‘Piano Smotrich-Netanyahu’ per la rinuncia agli ostaggi e l’abbandono della resilienza nazionale e di sicurezza”, si legge in una nota diramata ieri sera dal Forum delle famiglie dei rapiti.
Ma il nuovo piano militare per Gaza è stato attaccato anche dai politici dell’opposizione, che hanno accusato l’esecutivo di dare priorità alla propria sopravvivenza politica rispetto alla vita degli ostaggi e dei soldati delle Idf. “Occupare la Striscia, in pratica, per il bene della ‘sopravvivenza del governo’ ci costerà molto sangue”, ha affermato il presidente del Partito democratico Yair Golan, secondo cui il nuovo piano non è stato formulato per “proteggere la sicurezza di Israele, ma per salvare Netanyahu e il suo governo di estremisti”. “Questa non è una guerra per la sicurezza, ma per il controllo (del potere, ndr)”, ha aggiunto il presidente del partito di destra Yisrael Beytenu, Avigdor Liberman, secondo cui l’esecutivo “farebbe qualsiasi cosa” pur di mantenere il potere, “anche a costo della vita degli ostaggi e dei soldati”.

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