Nubifragi e Grandine: tre DATE esplosive, ecco le Regioni a rischio
Una decisa svolta sul fronte meteo si profila per l’Italia nella seconda metà della prossima settimana. Le più recenti elaborazioni modellistiche evidenziano l’arrivo di una fase di forte instabilità atmosferica che, tra mercoledì 26 e venerdì 28 marzo, potrebbe interessare con particolare intensità alcune aree del Paese tradizionalmente meno coinvolte dai grandi eventi piovosi. […] Nubifragi e Grandine: tre DATE esplosive, ecco le Regioni a rischio

Una decisa svolta sul fronte meteo si profila per l’Italia nella seconda metà della prossima settimana.
Le più recenti elaborazioni modellistiche evidenziano l’arrivo di una fase di forte instabilità atmosferica che, tra mercoledì 26 e venerdì 28 marzo, potrebbe interessare con particolare intensità alcune aree del Paese tradizionalmente meno coinvolte dai grandi eventi piovosi.
A fare la differenza sarà l’interazione tra una massa d’aria fredda in quota e l’energia accumulata nei bassi strati, una combinazione potenzialmente esplosiva che potrebbe sfociare in nubifragi violenti, con conseguenze rilevanti sul territorio.
Gli indici convettivi, strumenti fondamentali per la previsione dell’attività temporalesca, stanno già evidenziando scenari preoccupanti. Tra questi, un parametro chiave è il CAPE – acronimo di Convective Available Potential Energy – che rappresenta la quantità di energia potenzialmente disponibile per i moti convettivi dell’atmosfera.
Questo valore, espresso in joule per chilogrammo, è direttamente correlato alla possibilità che si sviluppino temporali intensi: più è alto, più vigorosa sarà la risalita delle masse d’aria calda e umida, che possono innescare forti moti ascensionali e generare imponenti cumulonembi.
In termini pratici, valori di CAPE inferiori a 500 J/kg sono generalmente associati a fenomeni temporaleschi deboli e poco organizzati. Quando si superano i 1000 J/kg, invece, il potenziale per la formazione di temporali diventa più marcato, con maggiore probabilità di grandine e colpi di vento.
Tuttavia, è con valori superiori ai 2000 J/kg che l’atmosfera entra in uno stato di forte instabilità: in queste condizioni, l’ambiente è favorevole allo sviluppo di fenomeni estremi come grandine di grosse dimensioni, venti violenti e, in casi isolati ma non trascurabili, anche tornado.
Le simulazioni attualmente disponibili indicano la possibilità che alcune zone italiane possano registrare accumuli pluviometrici molto elevati nel giro di 48-72 ore. Le stime parlano di quantitativi compresi tra i 90 e i 110 millimetri di pioggia, una soglia che, se concentrata in un intervallo di tempo così ristretto, rischia di creare criticità idrogeologiche.
Aree normalmente poco abituate a ricevere simili apporti idrici potrebbero essere particolarmente vulnerabili, sia per l’incapacità del suolo di assorbire grandi volumi d’acqua in tempi brevi, sia per la saturazione delle reti di drenaggio urbane.
Un simile scenario merita attenzione, non soltanto per le implicazioni immediate legate ai fenomeni intensi, ma anche per gli effetti a medio termine che potrebbero emergere in termini di smottamenti, allagamenti e danni alle coltivazioni.
La concomitanza con la stagione primaverile, in cui l’evaporazione e l’umidità nei bassi strati sono in forte aumento, rende questo tipo di configurazione particolarmente insidiosa.
Il tutto sarà ulteriormente amplificato dalla presenza di un’anomalia termica in quota, rappresentata dalla già citata goccia fredda, che favorirà la genesi di contrasti termici e la rapida formazione di celle temporalesche.
I prossimi aggiornamenti saranno determinanti per comprendere l’effettiva estensione e gravità del fenomeno, ma i segnali finora raccolti suggeriscono la necessità di un’attenzione elevata.
La primavera, ancora una volta, si conferma una stagione di forti contrasti, in grado di sorprendere con eventi estremi anche in contesti poco abituati a gestirli.
Nubifragi e Grandine: tre DATE esplosive, ecco le Regioni a rischio