26 marzo, a Firenze una serata speciale a teatro dedicata a Michela Murgia

Stasera va in scena ‘Accabadora’, spettacolo da uno dei più celebri romanzi della scrittrice e uno dei libri più letti in Italia negli ultimi anni

Mar 26, 2025 - 03:25
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26 marzo, a Firenze una serata speciale a teatro dedicata a Michela Murgia

Firenze, 26 marzo 2025 - Accabadora è uno dei più celebri e bei romanzi di Michela Murgia e uno dei libri più letti in Italia negli ultimi anni, vincitore del Premio Campiello 2010. La scrittrice racconta una storia ambientata in un paesino immaginario della Sardegna, dove Maria – interpretata da un’intensa ed elegante Anna Della Rosa  all'età di sei anni viene data a fill’e anima a Bonaria Urrai, una sarta che vive sola e che all’occasione fa l’accabadora. La parola, di tradizione sarda, prende la radice dallo spagnolo acabar che significa finire, uccidere. Bonaria Urrai aiuta le persone in fin di vita a morire. Maria cresce nell’ammirazione di questa nuova madre, più colta e più attenta della precedente, fino al giorno in cui scopre la sua vera natura. È allora che fugge nel continente per cambiare vita e dimenticare il passato, ma pochi anni dopo torna sul letto di morte della Tzia. L’accudimento finale è uno dei doveri dell’essere figlia d’anima, una forma di adozione concordata tra il genitore naturale e il genitore adottivo. La drammaturgia di Carlotta Corradi parte proprio dal ritorno di Maria sul letto di morte di Tzia Bonaria. C’è un tempo di separazione tra le due donne che pesa in questo incontro. La verità, la rabbia che la ragazza ancora prova per il tradimento subito dalla Tzia viene a galla prepotentemente, nonostante gli sforzi che Maria compie per galleggiare tra i migliori ricordi dell’infanzia accanto alla lunga gonna nera della Tzia.

L’appuntamento con ‘Accabadora’ a teatro è stasera alle ore 21 quando andrà in scena al Teatro Puccini di Firenze, con Anna Della Rosa in scena e la regia di Veronica Cruciani. «Da subito – spiega nelle note di regia Veronica Cruciani - ho immaginato il dialogo tra Maria e Tzia Bonaria come un dialogo tra sé e una parte di sé, tra una figlia e il suo genitore interiore. Per questo ho voluto realizzare uno spazio astratto, mentale, nel quale Maria cerca di rielaborare la morte della madre adottiva. Ciò darà origine ad un conflitto tra due aspetti di Maria: la parte rimasta bambina e la parte che deve diventare adulta. Il video mi ha permesso di rendere visibile le dinamiche emotive e relazionali tra queste due parti. La pedana sospesa crea una divisione tra l’attrice e il pubblico, è la gabbia mentale in cui Maria è intrappolata e di cui riuscirà a liberarsi soltanto alla fine, compiendo il fatidico gesto richiesto dalla madre. O meglio, ripetendolo davanti alla sua coscienza – e a noi pubblico – che la assolverà. Lo spettacolo, visto come una rêverie che si ripete ogni giorno uguale a se stessa, troverà in questa sofferta ripetizione del gesto la sua risoluzione, permettendo a Maria di uscire dall’ossessione e di andare in una nuova direzione di vita».