Non solo Ampere: tutti gli investimenti della giapponese SoftBank negli Usa

SoftBank acquisirà l'azienda americana di processori Ampere per 6,5 miliardi di dollari. La holding giapponese di Masayoshi Son, vicino a Trump, ha grandi piani per l'intelligenza artificiale e partecipa al progetto Stargate con OpenAi e Oracle

Mar 20, 2025 - 17:02
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Non solo Ampere: tutti gli investimenti della giapponese SoftBank negli Usa

SoftBank acquisirà l’azienda americana di processori Ampere per 6,5 miliardi di dollari. La holding giapponese di Masayoshi Son, vicino a Trump, ha grandi piani per l’intelligenza artificiale e partecipa al progetto Stargate con OpenAi e Oracle

La holding giapponese SoftBank acquisirà Ampere Computing, azienda statunitense specializzata nella progettazione di semiconduttori, per 6,5 miliardi di dollari. L’operazione rappresenta una prosecuzione del piano di crescita nel settore dell’intelligenza artificiale, dopo la partecipazione al mega-progetto “Stargate” con OpenAi e Oracle.

LE TEMPISTICHE E IL RUOLO DI ORACLE E CARLYLE

La transazione dovrebbe concludersi nella seconda metà dell’anno e prevedrà la vendita delle quote di Ampere detenute dalla società tecnologica statunitense Oracle (che, come detto, partecipa con SoftBank al progetto “Stargate”) e dal fondo di private equity Carlyle. Ampere manterrà il suo nome e la sua sede centrale di Santa Clara, in California, ma opererà come una sussidiaria di SoftBank, che ne possiederà l’interezza del capitale.

COSA FA AMPERE

Ampere realizza processori – più precisamente unità di elaborazione centrale, o Cpu – basati sull’architettura di Arm, azienda britannica di semiconduttori di cui proprio SoftBank possiede il 90 per cento; questi processori vengono poi utilizzati dalle società tecnologiche nelle loro infrastrutture per il cloud computing, ad esempio.

Ampere è stata fondata nel 2018 da Renée James, ex-presidente di Intel, e nel 2021 SoftBank propose un investimento per diventarne socia di minoranza: al tempo era valutata sopra gli 8 miliardi di dollari. Da allora, però, il mercato dei microchip si è fatto molto più competitivo e ha visto trionfare innanzitutto Nvidia, l’azienda nettamente dominante nel settore dei chip per l’intelligenza artificiale.

L’acquisizione di Ampere serve a SoftBank, scrive Bloomberg, per ottenere “l’accesso a uno dei pochi grandi team di progettazione per quei tipi di chip avanzati utilizzati nei data center che non faccia già parte di un’altra azienda”.

Ad Ampere, invece, l’ingresso in SoftBank le darà la possibilità di accedere a maggiori risorse e a numero più grande di clienti che potrebbero aiutarla ad accrescere l’economia di scala. La sua particolarità è che – cosa insolita per un’aienda delle sue dimensioni – possiede una tecnologia di core computing propria. I chip di Ampere, tra l’altro, vennero adottati anche da Google Cloud, che però passo poi a lavorare con Arm per sviluppare internamente una Cpu.

I PIANI DI SOFTBANK NEGLI STATI UNITI

“Il futuro della super-intelligenza artificiale richiede una potenza di calcolo rivoluzionaria”, ha dichiarato il presidente di SoftBank Masayoshi Son. “L’esperienza di Ampere nei semiconduttori e nel calcolo ad alte prestazioni contribuirà ad accelerare questa visione e approfondisce il nostro impegno per l’innovazione dell’intelligenza artificiale negli Stati Uniti”. Non è la prima volta che Son preconizza l’avvento di questa “super-intelligenza artificiale”.

Son presiede la joint venture tra SoftBank, OpenAi e Oracle che realizzerà il progetto “Stargate”: 100 miliardi di dollari, (che potrebbe arrivare a 500 miliardi nel giro di quattro anni) nelle infrastrutture per l’intelligenza artificiale negli Stati Uniti. Da parte sua, il gruppo giapponese ha destinato 15 miliardi al progetto ed è pronto inoltre a investire fino a 25 miliardi in OpenAi.

A dicembre Son aveva annunciato un investimento da 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi quattro anni: assieme a lui c’era Donald Trump, il cui secondo mandato da presidente sarebbe iniziato il mese successivo. SoftBank aveva promesso qualcosa di molto simile nel dicembre 2016 – ovvero un mese prima dell’inizio del primo mandato di Trump -, con l’annuncio di un investimento di 50.000 dollari e la creazione di cinquantamila posti di lavoro: la cifra è stata effettivamente spesa, mentre non è chiaro se siano stati creati tutti quei posti di lavoro.