“Non ci credo più”: perché la nuova canzone di Diodato sta scuotendo le coscienze (e colpisce al cuore del sistema)

“Non ci credo più” di Diodato si presenta come un’opera di resistenza emotiva e intellettuale, un manifesto contro l’indifferenza che permea la nostra società contemporanea. La ripetizione ossessiva del ritornello “Non ci credo più” funziona come un mantra liberatorio, un’affermazione di indipendenza mentale che attraversa l’intero brano. Il testo si sviluppa come una serie di...

Apr 25, 2025 - 20:54
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“Non ci credo più”: perché la nuova canzone di Diodato sta scuotendo le coscienze (e colpisce al cuore del sistema)

“Non ci credo più” di Diodato si presenta come un’opera di resistenza emotiva e intellettuale, un manifesto contro l’indifferenza che permea la nostra società contemporanea. La ripetizione ossessiva del ritornello “Non ci credo più” funziona come un mantra liberatorio, un’affermazione di indipendenza mentale che attraversa l’intero brano.

Il testo si sviluppa come una serie di rifiuti a credere alle narrazioni dominanti che ci vengono imposte. Diodato contesta innanzitutto chi usa la paura come strumento di controllo sociale, chi afferma che certi comportamenti siano “nella nostra natura”, limitando così la possibilità di cambiamento. Rifiuta l’idea che la notte e l’ignoto debbano spaventarci, respingendo il concetto che “la gente è buia” e quindi da temere.

Nella progressione emotiva del brano, l’artista si oppone anche ai dogmi prestabiliti, a chi sostiene che tutto sia già scritto e predeterminato “nel cielo, nel vangelo”. Questa ribellione intellettuale si estende poi alla critica delle guerre, siano esse definite “sante” o “giuste”. Diodato demolisce la retorica bellica condensata nell’espressione “la guerra è guerra”, quella giustificazione universale che permette di sospendere l’etica e l’umanità in nome del conflitto.

Particolarmente toccante è il passaggio in cui affronta il tema dei confini e dell’appartenenza: rifiuta di credere a chi sostiene che oltre un confine saremo “per sempre stranieri”. Qui emerge il rifiuto delle divisioni artificiose tra esseri umani e dell’omologazione del pensiero, di chi vorrebbe che seguissimo un sentiero già tracciato senza pensare autonomamente.

La svolta emotiva del brano arriva con l’immagine potente dei “figli sbattuti dal vento, bruciati dal sole”, un’apertura verso una dimensione più universale della sofferenza umana. Diodato riconosce la condizione collettiva di vulnerabilità e insieme di potenzialità: “Siamo tutti nel vortice, siamo questa tempesta, siamo il buio e la luce”. Questa consapevolezza rappresenta un punto di svolta, l’accettazione che siamo parte di una condizione comune, eppure rifiuta l’idea che “non siamo niente”.

Nel finale, la negazione diventa più specifica e politicamente connotata. Il cantautore rifiuta di credere a chi sostiene che l’impegno sia inutile, che le cose non possano cambiare, che la gente sia “troppo disillusa, troppo indifferente”. Respinge l’idea che aspirare a un mondo migliore sia “solo un’utopia” e che la protesta sia vana. L’ultimo verso è particolarmente potente nella sua semplicità: “il silenzio è loro e io non ci credo più”.

Qui emerge la dimensione più profonda della canzone: il rifiuto del silenzio complice e la rivendicazione della parola e dell’azione come strumenti di cambiamento.

“Non ci credo più” è un invito a non cedere all’apatia e alla rassegnazione. La forza del brano risiede nella sua capacità di trasformare la negazione in affermazione: non credere più alle narrazioni imposte significa aprirsi alla possibilità di costruirne di nuove, più autentiche e più giuste.

Testo di “non ci credo più” di Diodato

Non ci credo più, non ci credo più
non ci credo, non ci credo più

A chi mi dice devi aver paura
A chi mi dice è nella tua natura
A chi mi dice nella notte scura
devi stare a casa che la gente è buia

A chi mi dice nel cielo
È scritto tutto il vangelo
A chi mi dice che il futuro è incerto
solo se ti batti per il tuo pensiero

Uh
Non ci credo più, non ci credo più
Non ci credo più, non ci credo più
Uh
Non ci credo più.
non ci credo, non ci credo più

A chi mi dice che è una guerra santa
A chi mi dice che è una guerra giusta
A chi mi dice che la guerra è guerra

E allora vale tutto, tutti giù per terra
A chi mi dice che al di là di un confine
sarò per sempre straniero
e se vuoi stare coi giusti
non devi pensare e seguire il sentiero

Uh
Non ci credo più, non ci credo più
Uh
Non ci credo più, non ci credo più
Uh
Non ci credo più,
non ci credo, non ci credo più

Figli sbattuti dal vento
bruciati dal sole che arriva quaggiù
E passa dentro le crepe di chi ancora spera in qualcosa di più
Siamo tutti nel vortice, siamo questa tempesta
Siamo il buio e la luce chi mi dice guarda
che non siamo niente
Non ci credo più

Io non ci credo
A chi mi dice che non serve a niente,
A chi mi dice che non può cambiare.
A chi mi dice che c’è solo gente troppo disillusa, troppo indifferente.
A chi mi dice è solo un’utopia
e mi vorrebbe zitto e a casa mia
A chi mi dice è inutile gridare ma il silenzio è loro
E io non ci credo più

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