New Hampshire: la proposta di legge che vieta la regolamentazione del mining crypto
I legislatori del Senato dello Stato degli USA sono chiamati a votare oggi.


Oggi, in New Hampshire, USA, si riunirà il Senato di Stato per votare la proposta di legge che vieta la regolamentazione del mining crypto. Proposta dal deputato Keith Ammon, il disegno di legge 639 nasce per proteggere le persone che possono effettuare il mining di criptovalute da casa.
New Hampshire e la proposta di legge che vieta la regolamentazione del crypto mining
Nello Stato USA di New Hampshire, i legislatori del Senato stanno per votare la proposta di legge che vieta la regolamentazione del mining di criptovalute.
Secondo quanto riportato, la proposta è stata presentata dal deputato Keith Ammon, repubblicano di New Boston, che vuole dare fiducia al settore crypto.
In pratica, tale disegno di legge “HB 639” vieterebbe alle agenzie statali e ai funzionari locali di regolamentare il mining di criptovalute. Non solo, l’obiettivo è proteggere le persone che possono effettuare il mining di criptovalute in casa.
Così facendo, le agenzie statali e i funzionari locali non potrebbero, per esempio, porre limiti sonori al mining di criptovalute, anche se i minatori dovrebbero rispettare altre ordinanze sonore. Inoltre, non potrebbero addebitare ai minatori di criptovalute un costo aggiuntivo per l’impatto eccessivo che hanno sulla rete elettrica. Non solo, non potrebbero impedire alle persone di usare le criptovalute per comprare o vendere oggetti.
A tal proposito, in una recente audizione al Senato, Ammon ha dichiarato quanto segue:
“Il vantaggio di proiettare che siamo favorevoli al mining è che può aiutare a incentivare le generazioni future. Vogliamo uscire da questa mentalità di scarsità, secondo cui c’è solo una torta fissa di tanta energia da distribuire”.
Lo scorso mese, l’HB 639 ha trovato la sua approvazione alla Camera dei Rappresentanti del New Hampshire, e oggi tocca al Senato dare la sua votazione.
New Hampshire: la proposta sul mining crypto “libero” criticata dagli ambientalisti
D’altro canto, la proposta di legge di Ammon è stata sì acclamata dai libertari e dalla lobby delle criptovalute ma criticata dagli ambientalisti.
E infatti, proprio Ammon ha respinto pubblicamente tutte le preoccupazioni ambientali sull’effetto delle crypto sul pianeta e sulle reti elettriche.
Ecco le sue parole al riguardo:
“C’è chi crede che il mining di Bitcoin solleverà gli oceani, che annegheremo tutti, che faremo bollire i mari o cose del genere. Questa sezione non fa altro che impedire ai comuni di discriminare l’uso dell’energia”.
A fare leva contro l’HB 639, ci ha pensato Cathy Corkery, direttore del capitolo del New Hampshire Sierra Club, che avrebbe scritto quanto segue:
“La realtà è che non si tratta solo di un ragazzo con un computer. Si tratta di supercomputer che consumano molta energia”.
Nello specifico, Corkery e i suoi colleghi hanno criticato il mining crypto per diversi motivi, come il suo funzionamento continuo 24 ore su 24, e rumoroso, che disturba il vicinato. Ma anche l’attività ad alta intensità energetica, che provoca emissioni di anidride carbonica e che potrebbe mettere a dura prova la rete elettrica.
Non solo, molte operazioni di mining crypto utilizzano anche molta acqua per raffreddare le apparecchiature. Questo porta a preoccuparsi anche di un aumento delle bollette e che l’acqua calda espulsa dalle strutture possa danneggiare la fauna selvatica.
La situazione fuori dagli USA
Mentre in New Hampshire si lotta per liberare il crypto mining da una rigida regolamentazione e dalle critiche degli ambientalisti, le aziende di settore fuori dagli USA stanno puntando l’America Latina.
Hive Digital Technologies, ad esempio, azienda canadese specializzata nel mining di Bitcoin, ha recentemente investito nel Paraguay come un partner strategico a lungo termine. In pratica, pare che il Paraguay goda di una combinazione ideale di stabilità geopolitica, energia idroelettrica a basso costo e apertura agli investimenti esteri.
Sempre fuori dagli USA, poi, di recente si è parlato di Phoenix Group, società di mining di Bitcoin quotata negli Emirati Arabi Uniti, e dei suoi ricavi Q1 2025 risultati in forte calo rispetto ai periodi precedenti.
Nonostante questo, l’azienda UAE già parte della classifica dei top 10 minatori di Bitcoin per market cap, rimane ambizione nel voler entrare nella top5 entro il 2026.