Netanyahu dice che Israele si sta preparando alla guerra su sette fronti
Il primo ministro ha esposto questa linea davanti alla Knesset in una seduta plenaria, durante la quale è stato chiamato a rispondere alla richiesta di istituire una commissione d’inchiesta sugli eventi del 7 ottobre. L'articolo Netanyahu dice che Israele si sta preparando alla guerra su sette fronti proviene da Globalist.it.

Israele rimane formalmente parte dell’accordo di tregua con Hamas e, pur non avendo intenzione di riprendere immediatamente le ostilità, si sta preparando per le fasi successive del conflitto, pianificando strategie su sette diversi fronti.
Se da Gaza non verranno rilasciati gli ostaggi, “pagheranno un prezzo che neanche possono immaginare”. E per quanto riguarda l’Iran, Netanyahu ha ribadito che “non avrà mai l’arma nucleare”.
Il primo ministro ha esposto questa linea davanti alla Knesset in una seduta plenaria, durante la quale è stato chiamato a rispondere alla richiesta di istituire una commissione d’inchiesta sugli eventi del 7 ottobre.
Netanyahu ha respinto fermamente tale richiesta, scatenando le proteste dell’opposizione, che lo ha accolto con fischi e urla. Nel frattempo, i familiari degli ostaggi – reduci da un alterco con la sicurezza che cercava di impedirne l’ingresso – hanno manifestato il loro dissenso voltandogli le spalle in segno di protesta.
Sul fronte opposto, il rappresentante di Hamas a Doha, Osama Hamdan, ha accusato Israele di aver deliberatamente sabotato il cessate il fuoco nella Striscia, riportando la situazione al punto di partenza. Secondo il canale israeliano Channel 12, mentre la Lega Araba si prepara a discutere il piano egiziano per Gaza, Israele starebbe organizzando una ripresa dei combattimenti nella Striscia entro una decina di giorni.
La tensione rimane altissima. Nella città di Haifa, un attacco con coltello alla stazione degli autobus Lev Hamifrat ha causato la morte di un cittadino arabo israeliano di 62 anni e il ferimento di altre quattro persone, tra cui un quindicenne in gravi condizioni. L’aggressore, un ventenne israeliano di origine drusa che ha urlato “Allah Akbar” durante l’assalto, è stato ucciso da una guardia di sicurezza.
Questo episodio si aggiunge a una serie di attacchi recenti in Israele: dallo speronamento di giovedì scorso a una fermata dell’autobus, fino al posizionamento di quattro ordigni su tre mezzi pubblici – esplosi quando erano già nei depositi – nei pressi di Tel Aviv la settimana precedente. Numerosi anche i tentativi sventati di accoltellamenti o di sottrarre armi ai soldati, ripresi costantemente dalle telecamere di sorveglianza e diffusi sui social.
Eppure, in un clima di crescente allarme, è arrivato un raro messaggio di speranza. “Se Hamas verrà sconfitto, ci sono buone probabilità che ci incontreremo con i palestinesi sul prato della Casa Bianca per firmare un accordo di pace”, ha dichiarato Ron Dermer, ministro degli Affari strategici, parlando al Consiglio di amministrazione dell’Agenzia Ebraica. Un’affermazione significativa, considerando che Dermer è il principale emissario di Netanyahu a Washington e sta conducendo trattative con Steve Witkoff, uomo di fiducia di Trump, sulla questione di Gaza.
Nonostante ciò, la preoccupazione per l’evolversi della situazione resta alta. Il ministro della Difesa Israel Katz ha lanciato un avvertimento inequivocabile all’Egitto, che sta facendo pressioni affinché l’IDF lasci il corridoio di Filadelfia lungo il confine della Striscia: “Non gli permetteremo di violare l’accordo di pace”. Intanto, emergono indiscrezioni sui piani israeliani per aumentare la pressione su Hamas, spingendo la popolazione civile a ribellarsi. Tra le misure in valutazione vi sarebbero nuovi spostamenti forzati dei residenti da nord a centro Gaza, oltre alla progressiva interruzione di elettricità e acqua nell’enclave.
“Sospendere gli aiuti è solo l’inizio. La prossima fase sarà il taglio di elettricità e acqua”, ha dichiarato Bezalel Smotrich, leader del partito Sionismo Religioso e stretto alleato di Netanyahu.
Nel frattempo, il premier ha ricevuto una lettera accorata da Yarden Bibas, ex ostaggio il cui dramma familiare ha scosso l’opinione pubblica.
“Signor primo ministro, lei e il suo governo non vi siete ancora assunti la responsabilità. Pochi politici chiedono perdono. Mi pento costantemente per non aver protetto meglio mia moglie e i miei figli. Mi divora dentro. Avevo solo una pistola e sono un semplice cittadino in un tranquillo kibbutz. Non sono ancora tornato nella mia casa a Nir Oz, non so cosa mi aspetta. Le chiedo di venire con me: se non guardiamo il disastro negli occhi, non saremo in grado di riprenderci”, ha scritto Bibas. Netanyahu, finora, non ha mai visitato i kibbutz devastati dagli attacchi di Hamas.
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