MotoGP, è passato un quarto di secolo dal primo podio di Valentino Rossi. A quando un altro pilota del suo carisma?

Questa settimana la MotoGP farà tappa a Jerez de la Frontera, un luogo fortemente legato a Valentino Rossi. È doveroso affrontare il tema proposto dal Dottore, sempre attivo nell’ambito del motorsport, nonostante abbia ormai 46 anni (il “suo” numero!). Il fuoriclasse di Tavullia è difatti impegnato con successo nel World Endurance Championship. Di successi, l’italiano, […]

Apr 24, 2025 - 07:21
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MotoGP, è passato un quarto di secolo dal primo podio di Valentino Rossi. A quando un altro pilota del suo carisma?

Questa settimana la MotoGP farà tappa a Jerez de la Frontera, un luogo fortemente legato a Valentino Rossi. È doveroso affrontare il tema proposto dal Dottore, sempre attivo nell’ambito del motorsport, nonostante abbia ormai 46 anni (il “suo” numero!). Il fuoriclasse di Tavullia è difatti impegnato con successo nel World Endurance Championship.

Di successi, l’italiano, ne ha raccolti a raffica anche nel circuito intitolato alla memoria di Angel Nieto. Ben 7, un numero spropositato se si pensa che per pareggiare questo conteggio bisogna sommare il secondo e il terzo più vincente nella graduatoria dedicata all’autodromo (Mick Doohan più uno a scelta fra Marc Marquez e Francesco Bagnaia).

Soprattutto, Jerez è il luogo dove Valentino ha aperto e chiuso il cerchio dello champagne. Qui conseguì il primo podio (il 30 aprile del 2000) e qui ha ottenuto l’ultimo (26 luglio 2020). Sono dunque passati 25 anni da quel terzo posto che artigliò in una strana gara disputata in due manche con classifica stilata per somma dei tempi e il thrilling rappresentato dalla furiosa rimonta (incompiuta per pochi decimi) di Carlos Checa, secondo, ai danni del battistrada e vincitore Kenny Roberts Jr.

Un quarto di secolo è un lasso di tempo enorme e fa riflettere su quanta acqua sia passata sotto i ponti da allora senza che si intraveda all’orizzonte un centauro capace di raccogliere l’eredità di Rossi. Non agonisticamente parlando, sia chiaro. Marc Marquez, piaccia o non piaccia, vale VR46 nel panorama del Motomondiale.

Si ragiona in termini di impatto mediatico, della capacità di “bucare lo schermo” e di catalizzare le folle. El Trueno de Cervera non è mai stato Rossi e mai lo sarà, anche perché si è sempre posto nel ruolo di “Villain”. Non ha mai avuto la capacità comunicativa del #46 giallo, abile a essere guascone anche quando voleva tirare colpi morali agli avversari.

Proprio questa capacità innata ha permesso alla MotoGP di guadagnare una popolarità che, oggi, è scemata. Certo, tanti appassionati ormai in zona “anta” sono tali proprio grazie al fenomeno di Tavullia, perché rimasti fedeli al Motomondiale nonostante il ritiro di chi li ha attirati. Parecchi altri, però, hanno abbandonato la nave e non hanno più intenzione di salirvi.

Con tutto il bene e la stima che si possono avere per i Francesco Bagnaia, gli Jorge Martin e i Fabio Quartararo di turno, nessuno di loro ha la personalità di chi – quando loro bazzicavano i nidi d’infanzia – saliva sul podio per la prima volta e, inconsapevolmente, costruiva (anche) le loro fortune a suon di risultati e soprattutto di abilità mediatica.

Di dominatori ne abbiamo visti altri, in questo quarto di secolo. Nessuno, però, si è avvicinato a Valentino quale personaggio a tutto tondo. Chissà se dovrà passare un altro quarto di secolo prima di trovarne un altro della sua forgia, oppure se resterà l’ultimo e l’unico della sua specie.