Minaccia dazi e aumento dei prezzi: consumatori pronti a cambiare la spesa

Secondo un'indagine globale di Kantar il costo della vita preoccupa 3 persone su 4. Tanti acquirenti pronti a boicottare i prodotti Usa, preferendo il locale La situazione quanto mai volatile, in tema di dazi e non solo, impone una certa cautela in ambito di previsioni e letture di causa-effetto. L'unica certezza è che l'incertezza, finanche nevrotica, dell'attualità, non piace né ai mercati né ai consumatori. Questi ultimi, nel loro ambito di manovra più o meno ampio, si stanno già spendendo in riflessioni e contromisure, talora a titolo meramente preventivo, che permettono di sondarne il sentiment e le eventuali implicazioni per il mondo business. Ad offrire un contributo sul tema è il Consumer Sentiment Barometer di Kantar di maggio 2025, frutto dell'indagine su oltre 10.000 persone in 20 Paesi, tra cui l’Italia. Un campione troppo esiguo per trarre risposte emblematiche dai singoli territori, ma che nel complesso compone una prospettiva di utile adozione. Secondo lo studio, l'economia e l'inflazione sono le maggiori preoccupazioni dei consumatori a livello globale, indicate rispettivamente dall'88% e dall'85% delle persone. Un terzo della popolazione (32%) afferma che gestire il budget mensile e le spese domestiche è oggi più difficile rispetto all’anno scorso, mentre il 45% dichiara di non riuscire, o di avere serie difficoltà, a far fronte a queste spese essenziali. Quasi la metà della popolazione (46%) ritiene che la situazione economica sia peggiorata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. E, sebbene l’impatto dei nuovi dazi sui prezzi al dettaglio sia ancora agli inizi, molti stanno già modificando le proprie abitudini di spesa: il 40% cerca attivamente sconti e promozioni, mentre il 35% si orienta verso negozi più economici. L’86% delle persone ritiene che, a causa dell’aumento dei prezzi, sarà costretto a modificare il proprio stile di vita o le abitudini di acquisto. Solo un quarto (25%) degli intervistati a livello globale si aspetta un miglioramento dell’economia entro un anno. Mentre il 71% attribuisce le tensioni tariffarie all’amministrazione statunitense, la maggior parte dei cittadini (55%) sostiene comunque la risposta adottata dal proprio Governo Nazionale. Negli Stati Uniti, il 58% degli americani appoggia l’approccio del proprio governo. Al contrario, solo il 13% delle persone nei Paesi esteri ritiene che i propri governi dovrebbero accettare le richieste degli Stati Uniti. La linea dura trova infatti un consenso più ampio: il 68% dei canadesi, il 59% dei francesi e il 57% dei messicani predilige una risposta di ritorsione, rispetto a una media globale del 38%. Quasi sei consumatori su dieci al di fuori degli Stati Uniti (56%) dichiarano di voler acquistare più prodotti e servizi locali in risposta ai dazi commerciali — una dinamica già osservata da Kantar in precedenti periodi di incertezza globale. Questa tendenza è particolarmente marcata nei Paesi più vicini agli Usa, come Canada (66%) e Messico (69%), ma anche nelle Filippine (80%), India (77%) e Sudafrica (71%). Non solo: il 37% dei consumatori internazionali ha già dichiarato di voler smettere di acquistare prodotti e servizi americani. In alcuni mercati, la resistenza è ancora più forte: il 57% dei canadesi e ben l’81% dei cinesi affermano di essere meno propensi a scegliere brand statunitensi — una tendenza che potrebbe intensificarsi con l’ampliamento degli effetti concreti dei dazi. Come commentato da Federico Capeci, Ceo Spain and Italy di Kantar: "Le persone si sentono sotto pressione e i dazi non fanno che peggiorare la situazione. Ma questa incertezza apre anche uno spazio per l’innovazione: che si tratti di lanciare nuovi prodotti o servizi, rivedere la strategia di pricing o espandersi verso nuove categorie o mercati. Le aziende devono monitorare costantemente come rimanere rilevanti per i bisogni funzionali ed emotivi dei consumatori e come differenziarsi dalla concorrenza — due leve fondamentali per la crescita. Sebbene la maggior parte dei consumatori attribuisca le tematiche legate ai dazi alle politiche economiche dell’amministrazione statunitense, i brand sono comunque sotto accusa. Più di due persone su cinque ritengono che l’aumento dei prezzi sia dovuto al fatto che le aziende stiano approfittando della crisi del costo della vita, imponendo prezzi troppo elevati. Questo rappresenta un serio campanello d’allarme per i brand, che si tratti di una percezione fondata o meno".       L'articolo Minaccia dazi e aumento dei prezzi: consumatori pronti a cambiare la spesa è un contenuto originale di Mark Up.

Mag 8, 2025 - 09:03
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Minaccia dazi e aumento dei prezzi: consumatori pronti a cambiare la spesa
Secondo un'indagine globale di Kantar il costo della vita preoccupa 3 persone su 4. Tanti acquirenti pronti a boicottare i prodotti Usa, preferendo il locale

La situazione quanto mai volatile, in tema di dazi e non solo, impone una certa cautela in ambito di previsioni e letture di causa-effetto. L'unica certezza è che l'incertezza, finanche nevrotica, dell'attualità, non piace né ai mercati né ai consumatori. Questi ultimi, nel loro ambito di manovra più o meno ampio, si stanno già spendendo in riflessioni e contromisure, talora a titolo meramente preventivo, che permettono di sondarne il sentiment e le eventuali implicazioni per il mondo business.
Ad offrire un contributo sul tema è il Consumer Sentiment Barometer di Kantar di maggio 2025, frutto dell'indagine su oltre 10.000 persone in 20 Paesi, tra cui l’Italia. Un campione troppo esiguo per trarre risposte emblematiche dai singoli territori, ma che nel complesso compone una prospettiva di utile adozione.

Secondo lo studio, l'economia e l'inflazione sono le maggiori preoccupazioni dei consumatori a livello globale, indicate rispettivamente dall'88% e dall'85% delle persone. Un terzo della popolazione (32%) afferma che gestire il budget mensile e le spese domestiche è oggi più difficile rispetto all’anno scorso, mentre il 45% dichiara di non riuscire, o di avere serie difficoltà, a far fronte a queste spese essenziali. Quasi la metà della popolazione (46%) ritiene che la situazione economica sia peggiorata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. E, sebbene l’impatto dei nuovi dazi sui prezzi al dettaglio sia ancora agli inizi, molti stanno già modificando le proprie abitudini di spesa: il 40% cerca attivamente sconti e promozioni, mentre il 35% si orienta verso negozi più economici.
L’86% delle persone ritiene che, a causa dell’aumento dei prezzi, sarà costretto a modificare il proprio stile di vita o le abitudini di acquisto. Solo un quarto (25%) degli intervistati a livello globale si aspetta un miglioramento dell’economia entro un anno.
Mentre il 71% attribuisce le tensioni tariffarie all’amministrazione statunitense, la maggior parte dei cittadini (55%) sostiene comunque la risposta adottata dal proprio Governo Nazionale. Negli Stati Uniti, il 58% degli americani appoggia l’approccio del proprio governo. Al contrario, solo il 13% delle persone nei Paesi esteri ritiene che i propri governi dovrebbero accettare le richieste degli Stati Uniti. La linea dura trova infatti un consenso più ampio: il 68% dei canadesi, il 59% dei francesi e il 57% dei messicani predilige una risposta di ritorsione, rispetto a una media globale del 38%.
Quasi sei consumatori su dieci al di fuori degli Stati Uniti (56%) dichiarano di voler acquistare più prodotti e servizi locali in risposta ai dazi commerciali — una dinamica già osservata da Kantar in precedenti periodi di incertezza globale.
Questa tendenza è particolarmente marcata nei Paesi più vicini agli Usa, come Canada (66%) e Messico (69%), ma anche nelle Filippine (80%), India (77%) e Sudafrica (71%). Non solo: il 37% dei consumatori internazionali ha già dichiarato di voler smettere di acquistare prodotti e servizi americani. In alcuni mercati, la resistenza è ancora più forte: il 57% dei canadesi e ben l’81% dei cinesi affermano di essere meno propensi a scegliere brand statunitensi — una tendenza che potrebbe intensificarsi con l’ampliamento degli effetti concreti dei dazi.

Come commentato da Federico Capeci, Ceo Spain and Italy di Kantar: "Le persone si sentono sotto pressione e i dazi non fanno che peggiorare la situazione. Ma questa incertezza apre anche uno spazio per l’innovazione: che si tratti di lanciare nuovi prodotti o servizi, rivedere la strategia di pricing o espandersi verso nuove categorie o mercati. Le aziende devono monitorare costantemente come rimanere rilevanti per i bisogni funzionali ed emotivi dei consumatori e come differenziarsi dalla concorrenza — due leve fondamentali per la crescita. Sebbene la maggior parte dei consumatori attribuisca le tematiche legate ai dazi alle politiche economiche dell’amministrazione statunitense, i brand sono comunque sotto accusa. Più di due persone su cinque ritengono che l’aumento dei prezzi sia dovuto al fatto che le aziende stiano approfittando della crisi del costo della vita, imponendo prezzi troppo elevati. Questo rappresenta un serio campanello d’allarme per i brand, che si tratti di una percezione fondata o meno".

 

 

 

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