Meta inizia l’addestramento dell’IA sui tuoi post e commenti pubblici: ti spiego come opporti
Meta ha annunciato che inizierà ad addestrare la sua intelligenza artificiale utilizzando i contenuti pubblici condivisi su Facebook e Instagram, inclusi quelli degli utenti europei. Una decisione che ha generato preoccupazione e polemiche, soprattutto tra chi desidera proteggere i propri dati personali. Secondo quanto comunicato, verranno impiegati solo i contenuti pubblici di utenti adulti, escludendo...

Meta ha annunciato che inizierà ad addestrare la sua intelligenza artificiale utilizzando i contenuti pubblici condivisi su Facebook e Instagram, inclusi quelli degli utenti europei. Una decisione che ha generato preoccupazione e polemiche, soprattutto tra chi desidera proteggere i propri dati personali.
Secondo quanto comunicato, verranno impiegati solo i contenuti pubblici di utenti adulti, escludendo quindi messaggi privati, post con visibilità limitata e contenuti pubblicati da minori. Tuttavia ciò non elimina i rischi: anche se un utente si oppone, i suoi dati potrebbero finire comunque nel dataset di addestramento, ad esempio se pubblicati da terzi o visibili nei commenti su post pubblici.
Per opporsi all’uso dei propri contenuti, Meta ha predisposto un modulo online, accessibile attraverso la pagina dedicata alla privacy dell’AI a questo link. Dopo l’invio, l’utente riceve un’email di conferma. Una sola richiesta copre tutti gli account Meta collegati, quindi se si utilizzano sia Facebook che Instagram non è necessario ripetere la procedura.
Il tempo stringe: l’addestramento di Meta AI inizierà a fine maggio e dopo quella data non sarà più possibile escludere i contenuti già acquisiti. Questo rende fondamentale agire con rapidità se si vuole evitare che i propri dati alimentino l’intelligenza artificiale.
L’opposizione non protegge da ciò che altri utenti pubblicano
Un problema rilevante è che l’opposizione non protegge da ciò che altri utenti pubblicano. Ad esempio, se qualcuno pubblica una foto in cui appariamo o ci menziona, quell’informazione potrebbe comunque entrare nell’addestramento. E il rischio aumenta per chi non ha un account Meta, poiché non ha modo di accedere agli strumenti di opposizione.
In caso di contenuti personali generati da Meta AI, è prevista una procedura di contestazione: è necessario fornire il prompt che ha generato la risposta e uno screenshot del risultato. C’è però da precisare che scoprire di essere stati citati richiede un controllo attivo che pochi faranno.
Il timore più grande è che Meta AI diventi un motore di ricerca conversazionale simile a Perplexity, in grado di offrire informazioni personali non verificate. Un passo che solleva dubbi non solo sulla privacy, ma anche sulla credibilità e l’affidabilità delle risposte generate. Iniettare disinformazione da dare in pasto ai modelli di learning sarà la nuova frontiera dell’hacking?
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