Meda (Banor): "Mercati azionari nella terra di nessuno"
L'accordo sulle tariffe è uno dei fattori che ha generato una calma innaturale sui listini, ma le aspettative potrebbero pesare più dei dati. La crisi di fiducia congelerà le spese in conto capitale delle aziende nei settori industriali e in quelli più lenti ad adattarsi. L'articolo Meda (Banor): "Mercati azionari nella terra di nessuno" proviene da FundsPeople Italia.

I mercati azionari versano in una terra di nessuno, un clima di calma artificiale generato ad arte dall'accordo sui dazi tra USA e Cina. Così Angelo Meda, responsabile azionario Banor SIM, descrive lo scenario a cui gli investitori devono adattarsi, nel suo commento di mercato "Banor Insights". L'esperto paragona la situazione attuale alla no man's land della Seconda Guerra Mondiale, vale a dire "l'area situata tra due trincee in cui nessuna delle due parti voleva muoversi apertamente o che nessuno voleva prendere per paura di essere attaccato dal nemico".
Una pace forzata, quindi, in cui la riduzione delle tariffe è solo una delle misure attuate negli ultimi 90 giorni per placare le turbolenze dei listini, e tra cui bisogna annoverare "una Fed che ha rinviato ai prossimi dati ogni decisione sui tassi, governi che non devono ancora lottare con i budget fiscali e incontri tra diplomatici per cercare di creare i presupposti per una tregua nelle varie guerre", afferma Meda.
La dicotomia tra dati hard e soft
Le buone notizie hanno per ora aiutato a ridurre la volatilità spingendo l'indice VIX della volatilità al di sotto dei 20 punti, "avvenimento raro negli ultimi due mesi", e hanno permesso agli indici azionari di cancellare le perdite di aprile (nel caso dell'S&P500) o di toccare i massimi storici (per il DAX). "La difficoltà adesso è navigare tra l'enorme quantità di dati discordanti in uscita", commenta l'esperto, riferendosi in particolare alla dicotomia tra dati hard e soft. I primi riguardano tutto ciò che è misurabile e quantificabile, come gli utili aziendali, con un primo trimestre che sinora ha battuto le attese (facile, dopo le tante revisioni al ribasso degli analisti), ma anche la disoccupazione, con 40 mila nuovi posti di lavoro in più negli USA rispetto alle aspettative sul mese di aprile. Fattori collegati all'economia reale, quindi, e che per il momento sono positivi, delineando una fotografia "molto più forte delle attese". I dati soft sono invece collegati a fattori immateriali e riguardano la fiducia, il sentiment degli investitori, le aspettative sul futuro. E stanno "anticipando un deterioramento importante", indicando "che potremmo entrare in una fase di rallentamento economico e, potenzialmente, di recessione".
Un contrasto, insomma, tra la realtà dei fatti e le aspettative sul futuro. Focalizzarsi solo su una delle due categorie "si è sempre rivelato sbagliato", anche perché gli indicatori macroeconomici sono per loro natura basati sul passato e non permettono di prevedere il futuro - e a volte non riescono neanche a catturare i trend già in atto. L'economia, ricorda Meda, "è una scienza sociale", e non una disciplina "simile alla fisica o alle scienze naturali dove esistono delle regole fisse ed è sufficiente analizzarle e replicarle".
Dove soffia il vento delle aspettative
L'unione tra le due dicotomie permette di usare i dati come punto di partenza, ma di guardare anche alle aspettative, che insieme all'incontro tra domanda e offerta sono fondamentali per determinare i prezzi futuri sui mercati finanziari. Secondo Meda, si può quindi dire che "i mercati hanno anticipato la paura di una recessione legata all’introduzione dei dazi a inizio aprile, ma hanno poi velocemente scartato questa ipotesi una volta avuta l’evidenza, confermata giusto nelle scorse ore, di una marcia indietro, recuperando le perdite".
La domanda che ora bisogna porsi è se i continui cambi di indirizzo abbiano causato danni irreversibili. Per le aziende, la risposta potrebbe essere affermativa, perché nei settori industriali e in quelli più lenti ad adattarsi ai cambiamenti "stiamo assistendo a un congelamento delle spese in conto capitale causate dall’incertezza e sicuramente ciò andrà a pesare sull’andamento macroeconomico". Le attese per il futuro vedono quindi un andamento molto divergente tra i diversi settori economici, in cui le aspettative peseranno più dei dati reali, "con indici che si muovono in modo sostanzialmente laterale". Nella terra di nessuno, conclude Meda, "conta più la direzione apparente del vento, non dove ci sta veramente spingendo".
L'articolo Meda (Banor): "Mercati azionari nella terra di nessuno" proviene da FundsPeople Italia.