McLaren, penali richieste come deterrente verso le accuse Red Bull
McLaren vola, Red Bull prova a inseguirla. Raramente il dominio tecnico di una monoposto non viene visto con sospetto dai competitor, soprattutto quando lo step prestazionale è molto marcato in un lasso di tempo relativamente breve. Come ha avuto modo di ricordare lo stesso Oscar Piastri prima dello scorso appuntamento a Miami, due anni la […]

McLaren vola, Red Bull prova a inseguirla. Raramente il dominio tecnico di una monoposto non viene visto con sospetto dai competitor, soprattutto quando lo step prestazionale è molto marcato in un lasso di tempo relativamente breve. Come ha avuto modo di ricordare lo stesso Oscar Piastri prima dello scorso appuntamento a Miami, due anni la McLaren la arrancava mestamente nelle ultime posizioni dello schieramento.
Un biennio è un arco temporale lungo in F1, tuttavia la crescita del team inglese non è stato lineare. Si possono individuare due momenti chiave in cui ha compiuto progressi esponenziali: il Gran Premio di Spagna del 2023 e quello in Florida nel 2024. Quest’anno la squadra di Woking era già indicato da molti come favorita per la conquista dei titoli iridati, ma l’entità del vantaggio tecnico sui rivali è ancora più sorprendente.
Piastri e Norris hanno dovuto scoperto le carte mostrando il reale potenziale della McL39. Gli alfieri dello storico team inglese hanno spinto al massimo per piegare la strenua resistenza di Verstappen e successivamente lo hanno fatto nella lotta interna per il primato. I quasi 40 secondi inflitti alla concorrenza in 43 tornate (Max è stato passato da Oscar all’inizio del giro numero 14) rappresentano una vera e propria eternità.
Il segreto McLaren sono le gomme
La concorrenza è annichilita. Lo stesso Russell, terzo sotto la bandiera a scacchi, ha spiegato che il vantaggio tecnico della McLaren a è troppo ampio per sperare di compensarlo con lo sviluppo. George ha poi aggiunto che solo un intervento della FIA potrebbe cambiare gli attuali valori in pista, lasciando intendere che la direttiva tecnica TD018, relativa alla flessibilità delle ali anteriori, non andrà ad alterare le gerarchie.
Del resto, tutti i team hanno sfruttato la deflessione delle ali anteriori pur superando con successo gli attuali test statici. Quindi, è inutile considerare la suddetta direttiva tecnica penalizzante solo per la MCL39, perché il vero punto di forza della monoposto di Woking non risiede nella flessibilità delle ali. La perfetta gestione termica degli pneumatici Pirelli, in qualsiasi condizione climatica, è il vero asso nella manica della vettura color papaya.
Lo ha dimostrato ampiamente nel corso dei primi sei appuntamenti iridati, sia sul giro secco che con il passo gara con alto quantitativo di carburante a bordo. Già nella passata stagione si erano moltiplicate speculazioni su particolari stratagemmi ideati dagli ingegneri McLaren per controllare la temperatura delle gomme. Speculazioni mai placate, che destano soprattutto il sospetto di un team in particolare: Red Bull.
La sicurezza ostentata da Zak Brown
Brown si gode la superiorità del suo team irridendo la concorrenza in mondovisione, sorseggiando da una borraccia contenente la celebre “Tire Water”. Un gesto che ostenta la serenità del CEO McLaren a fronte delle accuse, più o meno velate, provenienti da Red Bull relativa appunto all’acqua nelle gomme. Il team austriaco, viceversa, continua a studiare la concorrenza con l’ausilio di telecamere termiche a infrarossi.
Si tratta di dispositivi in grado di rilevare il calore prodotto da qualsiasi corpo e di convertirlo in un segnale elettronico, che viene poi elaborato e trasformato in immagine. L’obiettivo è chiaro: monitorare la gestione termica sugli pneumatici delle vetture inglesi in relazione alle condizioni atmosferiche, con particolare attenzione al degrado che le coperture possono avere.
L’amministratore delegato della McLaren, all’interno di un recentemente intervento alla stampa ha dichiarato di essere piuttosto contrariato da queste continue insinuazioni. Una pratica, a suo dire, troppo spesso adottata per sollecitare la Federazione Internazionale a verificare la compliance di soluzioni tecniche borderline o potenzialmente irregolari. Proprio lo scenario andato in onda a Miami.
Il deterrente Brown
Secondo il manager statunitense, le proteste dei team dovrebbero essere regolate con più severità. In sostanza, qualsiasi indagine della Federazione Internazionale sollecitata da uno o più scuderie, dovrebbe comportare dei costi accessori a carico del “pubblico ministero”, qualora, come successo esattamente in Florida lo scorso fine settimana, l’accusa risultasse infondata dopo i controlli federali.
Per Brown, tale cifra dovrebbe essere detratta dal budget cap della scuderia promotrice della protesta. Una misura deterrente per porre fine alle insinuazioni sulla regolarità della monoposto dominante. Un iter regolamentato che attivi l’intervento della FIA non attraverso “soffiate”, ma solo sulla base di prove inequivocabili. La proposta potrebbe dissuadere i team dal lanciare accuse prive di fondamento.
La sensazione è che McLaren abbia individuato una nuova zona grigia del regolamento tecnico che le consente di restare conforme al quadro normativo. La concorrenza ha capito il trucco ma non è in grado di replicarlo e, come spesso accade, sta invocando l’intervento della FIA per mutilare il vantaggio abilmente individuato dagli ingegneri avversari. Nel frattempo, Brown beve sereno dalla sua borraccia brandizzata…
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: FIA – F1Tv