Matteo Berrettini, contro Fearnley è ritorno a Roma dopo 4 anni
Alzi la mano chi, dopo la sconfitta al terzo turno (che al tempo significava ottavi) contro Stefanos Tsitsipas, nel 2021, Matteo Berrettini non avrebbe più messo piede a Roma per quattro anni. Ed invece è proprio quello che è successo: non si è mai più rivisto il giocatore capitolino mettere piede nella sua città da […]

Alzi la mano chi, dopo la sconfitta al terzo turno (che al tempo significava ottavi) contro Stefanos Tsitsipas, nel 2021, Matteo Berrettini non avrebbe più messo piede a Roma per quattro anni. Ed invece è proprio quello che è successo: non si è mai più rivisto il giocatore capitolino mettere piede nella sua città da quel giorno in poi.
Infortunio dopo infortunio, tra 2022, 2023 e 2024 la Capitale è sempre stata un miraggio per l’uomo che ha preso in mano il rilancio del tennis italiano tra 2019 e 2022, prima dei tanti guai fisici che lo hanno portato a dover saltare tantissimi tornei con annesso precipizio in classifica.
Una classifica che, adesso, il romano ha ritrovato, e può ancora migliorare tra Roma e Roland Garros, dove può riavvicinare perlomeno la top 20. Un obiettivo che può realizzare con fiducia: finora ha sempre vinto almeno un match in tutti gli impegni importanti, con il picco dei quarti di finale raggiunti a Miami. Roma, però, resta sempre Roma.
L’ha vissuta per la prima volta nel 2017, in un derby con Fabio Fognini che non ha avuto modo di verificarsi di nuovo quest’anno. Nel 2018, invece, il primo successo nella sua terra, sul Pietrangeli, contro l’USA Frances Tiafoe, e un bel primo set con Alexander Zverev che al tempo era detentore. Quello stesso Zverev poi battuto l’anno successivo, prima della sconfitta contro Schwartzman in un 2019 segnato dal mercoledì nero (in tutti i sensi) formato pioggia e dalle successive immense problematiche del giovedì.
E poi la beffa del 2020: le porte chiuse, quel quarto sul Pietrangeli con Casper Ruud. Se ci fossero state le persone, probabilmente sarebbe stata un’altra cosa. Ma quello era tempo di Covid-19, in cui la sicurezza sanitaria veniva (giustamente) prima di tutto, e allora i presenti erano pochi, gli strettissimi necessari. Gli mancò un nulla, arrivò a due punti dal match, ma quello se lo prese il norvegese, che aveva battuto poche settimane prima agli US Open. Del 2021 s’è detto.
E poi la lunga lontananza, quella che ha sofferto molto. E quella in cui è successo davvero di tutto. Poteva esserci qualche timore per il 2025, anche visti i problemi fisici di Madrid, ma stavolta è stato salvato tutto: sia il singolare che il doppio (in una zona di tabellone molto “italiana”) con il fratello Jacopo. E quello che Berrettini si prepara a ricevere oggi, in apertura di programma sul Centrale alle 11:00, è l’affetto di una città che non ha mai smesso di volergli bene. L’obiettivo è quello di voler ritrovare Ruud (a patto che il vincitore di Madrid batta Bublik), poi ci sarebbe anche un sogno-derby con Sinner ai quarti, ma in questo senso stiamo andando un po’ in là. Adesso l’importante, per il romano, è pensare un passo alla volta. Così come ha ricostruito la propria carriera.
C’è innanzitutto da pensare al primo avversario. Jacob Fearnley sul rosso non è un fulmine, e questa è cosa nota, ma lo scozzese sta imparando a trovarsi anche su questa superficie. Clamoroso il successo sul ceco Tomas Machac a Madrid (che comunque è e resta una terra particolare, a 650 metri d’altezza), meno clamorosa la vittoria su un Fognini ormai vicino al passo d’addio. Uscito da TCU (Texas Christian University), dove ha anche giocato nel campionato NCAA di Division I, sta scalando molto in fretta la classifica, dove ora è molto vicino ai primi 50 del ranking ATP. L’anno scorso si era fatto notare strappando un set a Novak Djokovic a Wimbledon, e da allora ha continuato a progredire.