Marco Eletti, condanna confermata per l’ex concorrente de L’Eredità. Perché uccise il padre e tentò di ammazzare la madre

Lo scorso novembre, la Cassazione aveva annullato la sentenza con rinvio in appello, per valutare l'eventuale premeditazione. Per il 36enne confermata la condanna L'articolo Marco Eletti, condanna confermata per l’ex concorrente de L’Eredità. Perché uccise il padre e tentò di ammazzare la madre proviene da Open.

Mag 12, 2025 - 18:17
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Marco Eletti, condanna confermata per l’ex concorrente de L’Eredità. Perché uccise il padre e tentò di ammazzare la madre

Marco Eletti

La Corte d’assise d’appello di Bologna ha riconfermato la condanna a 24 anni e due mesi nei confronti del 36enne Marco Eletti per l’omicidio premeditato del padre e il tentato omicidio della madre, il 24 febbraio 2021 a San Martino in Rio, nel Reggiano. La Cassazione, nel novembre scorso, aveva annullato la sentenza con rinvio nuovamente in appello per valutare o meno la sussistenza della premeditazione.

Come aveva ucciso il padre e tentato di ammazzare la madre

Eletti, 36 anni, aveva confessato il delitto. In passato concorrente del quiz show L’Eredità su Rai1, era stato condannato sia in primo sia in secondo grado per aver ammazzato a martellate il 58enne padre Paolo nell’abitazione di famiglia e aveva cercato di uccidere la madre Sabrina Guidetti che si è salvata dopo essere stata trovata narcotizzata facendole mangiare dei bignè riempiti di benzodiazepine e coi polsi tagliati a fianco del cadavere del marito quello stesso giorno. Tra le aggravanti contestate dalla procura vi era anche quella dei rapporti parentali con la vittima, che però era caduta in udienza preliminare dopo che il Dna aveva rivelato che Paolo non fosse il padre biologico di Marco.

La scoperta della doppia vita del padre e l’eredità

Secondo l’accusa il movente era da ricondurre alla scoperta di una doppia vita legata a un’altra identità di genere del padre. Ma anche a questioni inerenti alla casa di famiglia che i genitori non volevano lasciare, ma che il figlio avrebbe voluto ereditare sin da subito. La premeditazione era stata riconosciuta sia dai giudici reggiani sia dai togati in appello, ma è sempre stata negata dalle difese che sostenevano fosse stata pianificata solo l’aggressione alla madre, ma non quella verso il padre. E che il delitto fosse scaturito da un gesto d’impeto. Ma oggi si è aperto il nuovo processo in appello con la Corte che ha confermato la decisione. La difesa però non ci sta e ha preannunciato un nuovo ricorso in Cassazione dopo che arriveranno le motivazioni attese entro 90 giorni.

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