L’ultima partita di go: un avvincente bio-pic coreano sul legame tra due campioni – Recensione

Il go è un gioco da tavolo strategico per due giocatori, dove questi si sfidano di fronte a un tavoliere sul quale vengono poi posate delle pedine di colore bianco e nero, con lo scopo di controllare un’area maggiore rispetto a quella dell’avversario. Regole non semplici per i neofiti per questa disciplina, diventata una vera […]

Mag 16, 2025 - 14:06
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L’ultima partita di go: un avvincente bio-pic coreano sul legame tra due campioni – Recensione
ultima partita di go

Il go è un gioco da tavolo strategico per due giocatori, dove questi si sfidano di fronte a un tavoliere sul quale vengono poi posate delle pedine di colore bianco e nero, con lo scopo di controllare un’area maggiore rispetto a quella dell’avversario. Regole non semplici per i neofiti per questa disciplina, diventata una vera e propria sorta di sport, nata in Cina ma diffusasi in molte parti dell’Asia, come ci racconta questa produzione coreana basata sul rapporto tra due grandi campioni della specialità, ovvero Cho Hun-hyun e Lee Chang-ho.

Sbarcato su Netflix come nuova esclusiva della piattaforma di streaming, L’ultima partita di go si propone quindi come un duplice bio-pic, che ci porta a esplorare le vite di questi uomini, delle vere e proprie celebrità in patria dove il gioco è seguitissimo ancora oggi.

L’ultima partita di go, recensione: passaggio di testimone

All’inizio del film il personaggio di Cho viene presentato come un campione imbattuto, una sorta di leggenda vivente, venerato in patria per via del suo stile di gioco aggressivo e le sue tecniche impareggiabili. Un giorno in un parco pubblico sfida per pura casualità un ragazzino di nome Lee, che da quel momento diventerà il suo allievo. Gli offrirà ospitalità, facendolo diventare come una sorta di nipote acquisito, mentre nel frattempo gli insegna tutti i trucchi del mestiere per perfezionare il suo stile.

Ma con il passare degli anni Lee comincia a sviluppare un approccio tutto suo, che rischia di metterlo in profondo contrasto con i precetti del suo maestro. E quando i due finiranno per doversi sfidare in un torneo ufficiale, il loro legame rischia di affrontare derive burrascose…

Il prima e il dopo

L’ultima partita di go ha il grande merito di rendere interessante anche per il pubblico occidentale, solitamente non avvezzo al suddetto gioco, queste partite giocate spesso sul filo di lana, con una notevole tensione nelle fasi clou dei numerosi incontri rappresentati. Incontri che caratterizzano non soltanto il percorso di crescita del giovane discepolo, ma anche la successiva sfida con il suo mentore, con la seconda parte del film che si accende di inedite note melodrammatiche.

L’agonismo viene così esaltato anche in questa competizione apparentemente statica, con le sigarette accese, le gambe che tremano e gli sguardi – con tanto di proiezioni mentali – su quel rettangolo dove le cosiddette pietre devono essere posate, l’una dopo l’altra, fino alla vittoria finale.

Nelle vesti di guida e “uomo da battere” troviamo una star del cinema coreano quale Lee Byung-hun, che il grande pubblico di Netflix ha conosciuto nell’ultima stagione della serie cult Squid Game quale subdolo villain, mentre tocca all’altrettanto convincente Yoo Ah-in il compito di vestire lo scomodo ruolo del nuovo che avanza. I voice-over tramite i quali veniamo trascinati nel vivo dell’agonismo e dei pensieri di chi impegnato in quelle battaglie di nervi e di neuroni amplificano il lato umano, in una storia che ci accompagna tra le pieghe dell’orgoglio e dell’umiltà.

Conclusioni finali

Un film che riesce nell’impresa, per nulla scontata, di raccontare le partite di un gioco complesso e poco conosciuto in Occidente in una storia dal sapore universale sul significato dell’orgoglio, della rivalità e della crescita personale.

Attraverso la relazione tra maestro e allievo, L’ultima partita di go affronta i punti di rottura tra tradizione e innovazione, tra il bisogno di superare il proprio mentore e il rispetto per chi ha tracciato il cammino da seguire. Una tensione crescente in una sfida di nervi e di identità, che porta alla luce il lato più umano e profondo del confronto tra due grandi menti.