Lo scandalo degli esami istologici in ritardo, le storie dei pazienti: “Mio padre morirà per un cancro curabile”
“Mio padre sta morendo per un tumore che se preso in tempo sarebbe stato innocuo: ha 87 anni e non meritava di finire così”. Quella del genitore di Valentina (non ne riportiamo il cognome perché l’uomo non conosce il suo reale stato di salute) è solo l’ultima storia emersa nello scandalo dell’Asp di Trapani. Più […] L'articolo Lo scandalo degli esami istologici in ritardo, le storie dei pazienti: “Mio padre morirà per un cancro curabile” proviene da Il Fatto Quotidiano.

“Mio padre sta morendo per un tumore che se preso in tempo sarebbe stato innocuo: ha 87 anni e non meritava di finire così”. Quella del genitore di Valentina (non ne riportiamo il cognome perché l’uomo non conosce il suo reale stato di salute) è solo l’ultima storia emersa nello scandalo dell’Asp di Trapani. Più di 3.300 pazienti sono in attesa di conoscere l’esito del loro esame istologico: dopo settimane di ispezioni, sono 206 i casi di tumore accertato. Ma dietro i numeri ci sono persone: alcune hanno scoperto di avere un cancro quando ormai si era diffusa la metastasi. Ad altre ancora è arrivato il referto solo dopo la morte. Uno scandalo di dimensioni nazionali.
Le storie – Alcuni familiari dei pazienti coinvolti hanno accettato di raccontare le loro storie al fattoquotidiano.it. “Mio padre aveva una massa al collo, quindi a gennaio del 2024 siamo andati da un dermatologo che ha prelevato tessuto per analizzarlo”, racconta Valentina. “Il medico – prosegue – ha detto che era un carcinoma, ma se preso in tempo era innocuo. Siamo andati a Marsala dal chirurgo plastico per la rimozione, abbiamo atteso per l’intervento fino al 4 aprile. Da quel momento abbiamo iniziato ad aspettare, purtroppo non conosco nessuno all’Asp di Trapani e non sono riuscita ad avere una corsia preferenziale…”. Dopo tanta insistenza, il risultato è arrivato solo dopo l’esplosione dello scandalo: “Abbiamo avuto l’esito a fine febbraio, ma solo perché ho telefonato. Avevo ricevuto una chiamata dall’Asp di Trapani a novembre, ma forse si trattava di un caso di omonimia, di certo erano nel caos”.
Anche Annalisa Pernisi racconta il percorso sanitario del padre Salvatore: “Ai dirigenti dell’Asp e a chi sta sopra di loro non frega niente di noi”. Per quattro mesi e mezzo l’uomo ha aspettato l’esito dell’esame istologico, per poi scoprire di avere un tumore. “Tanto se i medici e i dirigenti dell’Asp dovessero mai scoprire di avere un cancro avrebbero i fondi per andare a curarsi nei centri specializzati del Nord Italia. A differenza di tanti pazienti come noi”. Solo l’ennesimo caso dei tantissimi rimasti per mesi in attesa dell’esito del test. Una vicenda esplosa all’interno dell’Asp di Trapani, dopo che una paziente, Maria Cristina Gallo, ha sollevato per prima il caso: ha ricevuto l’esame istologico solo dopo 8 mesi, quando ormai aveva già sviluppato metastasi.
Il dg sapeva? – Gallo, che ha denunciato tutto alla procura di Marsala, ha di fatto scoperchiato un vaso di Pandora: 3300 test ancora da analizzare. Un numero emerso dopo la ricognizione degli ispettori dell’Assessorato alla Salute regionale, inviati su richiesta del governatore Renato Schifani, di fatto per commissariare il dg, Ferdinando Croce. A fine febbraio, con una nota, il manager aveva quantificato in appena 244 gli esami ancora in sospeso. Meno del 10% delle cifre reali. Dei 3.300 esami non completati, tra l’altro, ben 206 sono risultati tumori conclamati. E c’è anche chi nell’attesa di avere il referto è deceduto, come nel caso di Paolo Robino: l’esito del suo esame istologico è arrivato dieci giorni dopo la morte per infarto.
Adesso, invece, si attendono le conseguenze dell’ispezione del ministero della Salute, iniziata il 18 marzo e conclusa il giorno dopo. Nel frattempo cresce il pressing dell’opposizione per ottenere le dimissioni di Croce, nominato in quota Fratelli d’Italia. Anche il governatore Schifani ha cercato di convincere i vertici del partito di Giorgia Meloni a spingere il dg a fare un passo indietro. A blindare Croce, all’interno di una forza politica che in Sicilia è dilaniata tra varie correnti, è l’ala del partito che fa capo al ministro Nello Musumeci e all’europarlamentare Ruggero Razza. Va detto che il manager è stato nominato a febbraio del 2024, mesi dopo l’inizio dei gravi ritardi degli esami istologici: che qualcosa non andasse nei test di Trapani, infatti, era già stato messo nero su bianco a ottobre del 2023 e poi nel gennaio successivo. Croce invece si è difeso dicendo di avere saputo tutto solo a luglio e di avere avvertito poco dopo l’assessorato. Adesso però spunta una nota inviata dal primario di chirurgia di Mazara del Vallo, Pietro Fazio, ai vertici dell’Asp, all’Anatomo patologia di Castelvetrano e a quella di Trapani, sollecitando i referti. Croce aveva letto questa nota? Di certo qualcuno sapeva dell’allarme. Per capire bene cosa è successo, sono arrivati in Sicilia i tecnici inviati dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, il tecnico scelto dal Meloni, che ieri ha assicurato che verranno presi dei provvedimenti.
La testimonianza – Intanto aumentano le testimonianze dei pazienti e dei loro familiari. Come nel caso di Annalisa Pernisi e di suo padre, Salvatore. L’esame istologico risale al 10 giugno del 2024, un mese dopo l’uomo comincia ad avere problemi urologici: “Ho chiamato per sapere che fine avesse fatto quest’esame, era il 27 luglio – racconta la donna – mi hanno risposto che c’erano ritardi e non si sapeva nulla di quando sarebbe arrivato l’esito. Nel frattempo mio padre stava sempre peggio, aveva la febbre alta. Al Pronto soccorso di Marsala abbiamo aspettato delle ore, alla fine siamo andati via esasperati senza riuscire a vedere alcun dottore. Il giorno dopo ho accompagnato mio padre dall’urologo che gli ha applicato il catetere e da allora è iniziato il nostro calvario: tre mesi in attesa dell’esame istologico”. Annalisa Pernisi è un fiume in piena. “Mi creda, abbiamo girato per ospedali, reparti, ho cercato di avere contatti telefonici con chiunque: niente da fare. Poi, finalmente, mi hanno dato il numero del reparto di Anatomia patologica e lì mi ha risposto una signora, che mi ha raccontato come fossero in grave ritardo con gli istologici. A fine ottobre abbiamo finalmente avuto il risultato, se non avessi insistito tanto chissà quanto ancora avremmo aspettato”. Ma il risultato qual è stato? “Adenocarcinoma: due giorni fa mio padre ha finito il ciclo di radioterapia e ancora per un anno dovrà prendere le pillole di chemio”. Nonostante i ritardi, dunque, le cure per il tumore alla prostata sono cominciate in tempo? “Spero di sì, è presto per dirlo”.
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